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Salvatore Sava Acquachina – Pioggia senza arcobaleno
Nell’ambito di Stato dell’Arte Festival, nella caffetteria del Parco delle Cave sono esposte 13 opere su carta in bianco e nero di Salvatore Sava, ciclo di lavori inediti realizzati dall’artista tra febbraio e luglio 2025.
Comunicato stampa
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Nell’ambito della seconda edizione di Stato dell’Arte Festival, il Parco delle Cave di Marco Vito a Lecce, presso la Caffetteria, ospiterà la mostra Salvatore Sava Acquachina. Pioggia senza arcobaleno, a cura di Massimiliano Cesari, realizzata in partenariato con Fondazione Biscozzi | Rimbaud ETS che conserva nella sua collezione un’opera fondamentale dell’artista: “Xalento” (2021).
La mostra sarà visitabile gratuitamente nei giorni del Festival, dal 3 al 5 ottobre e poi dal 10 al 12 ottobre, e i successivi weekend di ottobre (18 - 19 ottobre e 25 – 26 ottobre 2025), con questi orari: dalle ore 11.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00.
Saranno esposte 13 opere su carta in bianco e nero, un ciclo di lavori inediti realizzati dall’artista tra febbraio e luglio 2025, parte di una ricerca più ampia avviata già nel 2017-2018 sul tema dell’acqua e della pioggia.
Come sottolinea il curatore “il tema ambientale può essere considerato senza dubbio uno degli aspetti più importanti della ricerca di Sava, il quale non ha mai rinunciato – sin dagli esordi, vedi la mostra Gabbiani (Gallipoli, 1989) – a esprimere il proprio punto di vista, entrando attivamente nella questione ecologico-ambientale del territorio. Oggi questa riflessione è rilanciata dal dramma della Xylella e anche a questa catastrofe, non solo economica ma anche paesaggistica, che ha colpito in particolare la coltura dell’ulivo, si ricollegano le opere selezionate”.
Salvatore Sava, in una intervista del 2019 affermava infatti: “Uno spettacolo tragico e nessuno sta comprendendo la gravità di questa tragedia. Un ulivo millenario è un’opera d’arte. Ho sottratto un po’ di tempo alla scultura e all’arte per andare a portare la mia esperienza di scultore, ho usato i miei attrezzi, ho creato anche degli innesti nuovi per tentare di dare una possibilità a queste piante, che valgono ognuna più di mille Burri, con rispetto parlando, che è tra i miei artisti preferiti. Non c’è artista che arrivi alla bellezza di quella superficie”.
Le opere in mostra, volutamente prive di titolo, seguono un percorso circolare nel quale lo spettatore può liberamente immergersi, senza vincoli o costrizioni espositive. Le chine, essenziali nella loro antica bellezza affidata al bianco e nero della carta e dell’inchiostro, raffigurano quasi tutte una pioggia fitta e sottile che cade inesorabilmente su un paesaggio arso, talvolta desertificato. Sono segni netti, in certi momenti nervosi e istintivi, in altri più pacati e razionali, che attraversano la superficie; in alcuni casi evocano frecce scagliate al suolo da una divinità che riversa la sua ira sulla terra.
Nelle opere i segni – a volte minimali, altre volte più densi, simili a lacrime – scivolano dolorosamente su elementi conficcati nel terreno, simili a scheletri che ricordano da vicino gli alberi essiccati vittime della Xylella. In altri lavori, invece, le gocce si raccolgono in pozzanghere spiraliformi (forme ricorrenti nella scultura di Sava), simboli ancestrali che riportano l’acqua alle origini della vita, alle civiltà magico-religiose, quando per invocarla si eseguivano riti sciamanico-propiziatori.
Ancora il curatore sottolinea: “I simboli sembrano non produrre alcun effetto: le spirali, che riportano alla continuità vita-morte, cedono il passo alla forza dell’acqua, ora priva di ogni potenza fecondatrice, che precipita sulla terra, trasformandola, per dirla con Ungaretti, in «un’urna d’acqua», destinata a conservare le reliquie di un paesaggio disossato, in cui l’uomo è assente. È pioggia contaminata, apocalittica, quella che il pennino verga sulla carta, ricorda quella vista dai sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, portando via con sé anche le ultime speranze ed illusioni di chi vive sotto il cielo. Una visione che ritroviamo in alcune opere dove assistiamo al prevalere del nero sul bianco: l’inchiostro sembra fagocitare il supporto cartaceo che, invano, cerca di emergere e farsi spazio tra le tenebre. Anche in questi lavori, dove il gesto si fa più violento ed espressivo, l’artista riesce a controllare l’equilibrio e la sintassi della composizione”.
La mostra sarà visitabile gratuitamente nei giorni del Festival, dal 3 al 5 ottobre e poi dal 10 al 12 ottobre, e i successivi weekend di ottobre (18 - 19 ottobre e 25 – 26 ottobre 2025), con questi orari: dalle ore 11.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00.
Saranno esposte 13 opere su carta in bianco e nero, un ciclo di lavori inediti realizzati dall’artista tra febbraio e luglio 2025, parte di una ricerca più ampia avviata già nel 2017-2018 sul tema dell’acqua e della pioggia.
Come sottolinea il curatore “il tema ambientale può essere considerato senza dubbio uno degli aspetti più importanti della ricerca di Sava, il quale non ha mai rinunciato – sin dagli esordi, vedi la mostra Gabbiani (Gallipoli, 1989) – a esprimere il proprio punto di vista, entrando attivamente nella questione ecologico-ambientale del territorio. Oggi questa riflessione è rilanciata dal dramma della Xylella e anche a questa catastrofe, non solo economica ma anche paesaggistica, che ha colpito in particolare la coltura dell’ulivo, si ricollegano le opere selezionate”.
Salvatore Sava, in una intervista del 2019 affermava infatti: “Uno spettacolo tragico e nessuno sta comprendendo la gravità di questa tragedia. Un ulivo millenario è un’opera d’arte. Ho sottratto un po’ di tempo alla scultura e all’arte per andare a portare la mia esperienza di scultore, ho usato i miei attrezzi, ho creato anche degli innesti nuovi per tentare di dare una possibilità a queste piante, che valgono ognuna più di mille Burri, con rispetto parlando, che è tra i miei artisti preferiti. Non c’è artista che arrivi alla bellezza di quella superficie”.
Le opere in mostra, volutamente prive di titolo, seguono un percorso circolare nel quale lo spettatore può liberamente immergersi, senza vincoli o costrizioni espositive. Le chine, essenziali nella loro antica bellezza affidata al bianco e nero della carta e dell’inchiostro, raffigurano quasi tutte una pioggia fitta e sottile che cade inesorabilmente su un paesaggio arso, talvolta desertificato. Sono segni netti, in certi momenti nervosi e istintivi, in altri più pacati e razionali, che attraversano la superficie; in alcuni casi evocano frecce scagliate al suolo da una divinità che riversa la sua ira sulla terra.
Nelle opere i segni – a volte minimali, altre volte più densi, simili a lacrime – scivolano dolorosamente su elementi conficcati nel terreno, simili a scheletri che ricordano da vicino gli alberi essiccati vittime della Xylella. In altri lavori, invece, le gocce si raccolgono in pozzanghere spiraliformi (forme ricorrenti nella scultura di Sava), simboli ancestrali che riportano l’acqua alle origini della vita, alle civiltà magico-religiose, quando per invocarla si eseguivano riti sciamanico-propiziatori.
Ancora il curatore sottolinea: “I simboli sembrano non produrre alcun effetto: le spirali, che riportano alla continuità vita-morte, cedono il passo alla forza dell’acqua, ora priva di ogni potenza fecondatrice, che precipita sulla terra, trasformandola, per dirla con Ungaretti, in «un’urna d’acqua», destinata a conservare le reliquie di un paesaggio disossato, in cui l’uomo è assente. È pioggia contaminata, apocalittica, quella che il pennino verga sulla carta, ricorda quella vista dai sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, portando via con sé anche le ultime speranze ed illusioni di chi vive sotto il cielo. Una visione che ritroviamo in alcune opere dove assistiamo al prevalere del nero sul bianco: l’inchiostro sembra fagocitare il supporto cartaceo che, invano, cerca di emergere e farsi spazio tra le tenebre. Anche in questi lavori, dove il gesto si fa più violento ed espressivo, l’artista riesce a controllare l’equilibrio e la sintassi della composizione”.
03
ottobre 2025
Salvatore Sava Acquachina – Pioggia senza arcobaleno
Dal 03 al 26 ottobre 2025
arte contemporanea
Location
SEDI VARIE – Lecce
Lecce, - , (Lecce)
Lecce, - , (Lecce)
Orario di apertura
La mostra sarà visitabile gratuitamente dal 3 al 5 ottobre e poi dal 10 al 12 ottobre, e i successivi weekend di ottobre (18 - 19 ottobre e 25 – 26 ottobre), con questi orari: dalle ore 11.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00
Vernissage
3 Ottobre 2025, 17.00
Ufficio stampa
Elastica | Ufficio stampa nazionale e relazioni coi media Stato dell’Arte Festival
Ufficio stampa
Ufficio stampa regionale Stato dell’Arte Festival | Leda Cesari, Salvatore Papa
Ufficio stampa
Maria Bonmassar
Autore
Curatore









