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Salvatore Scarpitta – Opere su carta
Questa mostra nasce nell’ambito del progetto decennale Vetrine alla Calcografia che lega l’attività sull’arte contemporanea dell’Istituto Nazionale per la Grafica a Roma, con l’Archivio di Stato di Torino. L’edizione di quest’anno è dedicata a Salvatore Scarpitta, uno dei grandi protagonisti del secondo Novecento che, a partire dagli anni Cinquanta, tra Roma e gli Stati Uniti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Lunedì 9 febbraio 2004 alle ore 18 inaugura, presso l’Archivio di Stato di Torino, nelle sale juvarriane del piano terra, prospicienti piazzetta Mollino, l’esposizione dedicata a SALVATORE SCARPITTA.
Questa mostra nasce nell’ambito del progetto decennale Vetrine alla Calcografia che lega l’attività sull’arte contemporanea dell’Istituto Nazionale per la Grafica a Roma, con l’Archivio di Stato di Torino. Il progetto decennale è infatti finanziato dalla DARC (Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali) e dalla Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo.
L’edizione di quest’anno è dedicata a Salvatore Scarpitta, uno dei grandi protagonisti del secondo Novecento che, a partire dagli anni Cinquanta, tra Roma e gli Stati Uniti, ha messo a segno con la sua opera alcuni degli atti più innovativi ed individuali dell’arte del dopoguerra.
Vari elementi collegano particolarmente la figura di Salvatore Scarpitta alla città di Torino. Grazie alla profonda sensibilità verso la sua arte da parte di Luciano Pistoi, il Museo di Arte Contemporanea del Castello di Rivoli può esporre al pubblico ErnieTriplett Special del 1965 – 1969.
Tra le opere esposte una presenza d'eccezione: Rajo Jack, la prima auto da corsa realizzata dall'artista nel 1964 negli Stati Uniti, che viene presentata per la prima volta al pubblico torinese grazie alla recentissima acquisizione della Fondazione CRT destinata in deposito permanente alla GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
La mostra affronta la personalità di Scarpitta attraverso lo studio della sua opera su carta, soprattutto disegno, con alcune incursioni nella stampa e nella fotografia. Tra 1950 e 1960 il disegno dialoga con la sua pittura, attraverso interventi fortemente innovativi. Poi, fa nuovamente la sua irruzione a fasi omogenee, in diversi periodi, trattando specifici soggetti: Racer nel 1963, di nuovo, durante gli anni Ottanta, soggetti di mitologia automobilistica, Titanic nel 1985, San-di-no nel 1985, Progetti per Gibellina nel 1988.
Questa mostra costituisce anche l’occasione per recuperare le esperienze di Scarpitta con la stampa: dalle incisioni di studio della tecnica, al momento dell’esordio, a improvvise curiosità fotolitografiche, come Incident at Rimini degli anni Ottanta.
Infine, tratta anche la fotografia, nello strepitoso trittico Sal is racer, autoritratto in veste di pilota del 1985.
Esponendo questa parte meno nota dell’arte di Scarpitta, la mostra propone di leggerne la multiforme attività artistica dallo specifico punto di vista di un museo come la Calcografia che, per tradizione, colleziona e studia il disegno, la stampa e la fotografia nelle loro vicendevoli relazioni.
Impostazione inconsueta per un artista che nel corso del tempo ha utilizzato, con la libertà più esplosiva e spregiudicata, materiali, tecniche e forme sempre più lontane dalla tradizione.
Scarpitta si afferma inizialmente come pittore, dapprima caratterizzato da una figuratività violentemente sintetica, poi orientata sempre più radicalmente verso la disintegrazione formale, in un espressionismo astratto di formidabile energia (in mostra sono esposti fogli in gran parte inediti che illustrano compiutamente questa evoluzione).
Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, abbandona queste esperienze come se avessero esaurito per lui la capacità di presa sul reale. Allora, rompe gli equilibri del proprio stesso linguaggio attribuendo ai materiali della propria arte la consistenza di oggetti. Dal 1958 inizia a tendere le tele monocrome in estroflessioni, successivamente le taglia in fasce che trasformano la pittura in oggetto plastico. Su questa via procede ricercando il modo di dare ai contenuti della sua arte una realtà più diretta. Ricercando un rapporto originario ed innocente con l’esperienza ed il sentimento esistenziale, le sue forme assumono figura di autentiche automobili da corsa, poi slitte, sci. Talvolta sono oggetti di un’assurda completezza e verosimiglianza, costruisce ad esempio vere macchine da competizione, che altrove diventano monumenti di catastrofici incidenti, totem di energie esplose e ferite.
Scarpitta utilizza una straordinaria energia vitale come il mezzo più umano, semplice e diretto, per esprimere il pensiero artistico. Afferma che “Essere artisti è avere i riflessi pronti: in questo senso siamo vicini ai corridori…”. L’opera su carta, nei momenti in cui la sua inventiva ha specificamente bisogno di questo mezzo, costituisce una continuità di riflessione tra le esperienze più anomale. Risulta, anzi, una chiarissima chiave di interpretazione di materiali e di forme. Il suo disegnare è altrettanto multiforme e diversificato delle sue opere polimateriche.
Per questa ragione, la mostra presenta, in contrappunto con le carte, alcune tele del 1958 o opere in tecniche miste dei primi anni Sessanta (Headgear for Artists 1958, Body Press 1963) e successivi (il trittico Contracker del 1986).
“We are running this year. We’re going to race”: quest’esclamazione, che riveste nella poetica di Scarpitta il significato di una dichiarazione estetica, coinvolge totalmente anche tutta la sua produzione grafica e fotografica.
Per la realizzazione dell’intera serie decennale di Vetrine alla Calcografia (2000-2010), al Ministero per i Beni e le Attività Culturali si affianca il sostegno finanziario della Fondazione per l’arte della Compagnia di San Paolo.
Questa mostra nasce nell’ambito del progetto decennale Vetrine alla Calcografia che lega l’attività sull’arte contemporanea dell’Istituto Nazionale per la Grafica a Roma, con l’Archivio di Stato di Torino. Il progetto decennale è infatti finanziato dalla DARC (Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali) e dalla Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo.
L’edizione di quest’anno è dedicata a Salvatore Scarpitta, uno dei grandi protagonisti del secondo Novecento che, a partire dagli anni Cinquanta, tra Roma e gli Stati Uniti, ha messo a segno con la sua opera alcuni degli atti più innovativi ed individuali dell’arte del dopoguerra.
Vari elementi collegano particolarmente la figura di Salvatore Scarpitta alla città di Torino. Grazie alla profonda sensibilità verso la sua arte da parte di Luciano Pistoi, il Museo di Arte Contemporanea del Castello di Rivoli può esporre al pubblico ErnieTriplett Special del 1965 – 1969.
Tra le opere esposte una presenza d'eccezione: Rajo Jack, la prima auto da corsa realizzata dall'artista nel 1964 negli Stati Uniti, che viene presentata per la prima volta al pubblico torinese grazie alla recentissima acquisizione della Fondazione CRT destinata in deposito permanente alla GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
La mostra affronta la personalità di Scarpitta attraverso lo studio della sua opera su carta, soprattutto disegno, con alcune incursioni nella stampa e nella fotografia. Tra 1950 e 1960 il disegno dialoga con la sua pittura, attraverso interventi fortemente innovativi. Poi, fa nuovamente la sua irruzione a fasi omogenee, in diversi periodi, trattando specifici soggetti: Racer nel 1963, di nuovo, durante gli anni Ottanta, soggetti di mitologia automobilistica, Titanic nel 1985, San-di-no nel 1985, Progetti per Gibellina nel 1988.
Questa mostra costituisce anche l’occasione per recuperare le esperienze di Scarpitta con la stampa: dalle incisioni di studio della tecnica, al momento dell’esordio, a improvvise curiosità fotolitografiche, come Incident at Rimini degli anni Ottanta.
Infine, tratta anche la fotografia, nello strepitoso trittico Sal is racer, autoritratto in veste di pilota del 1985.
Esponendo questa parte meno nota dell’arte di Scarpitta, la mostra propone di leggerne la multiforme attività artistica dallo specifico punto di vista di un museo come la Calcografia che, per tradizione, colleziona e studia il disegno, la stampa e la fotografia nelle loro vicendevoli relazioni.
Impostazione inconsueta per un artista che nel corso del tempo ha utilizzato, con la libertà più esplosiva e spregiudicata, materiali, tecniche e forme sempre più lontane dalla tradizione.
Scarpitta si afferma inizialmente come pittore, dapprima caratterizzato da una figuratività violentemente sintetica, poi orientata sempre più radicalmente verso la disintegrazione formale, in un espressionismo astratto di formidabile energia (in mostra sono esposti fogli in gran parte inediti che illustrano compiutamente questa evoluzione).
Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, abbandona queste esperienze come se avessero esaurito per lui la capacità di presa sul reale. Allora, rompe gli equilibri del proprio stesso linguaggio attribuendo ai materiali della propria arte la consistenza di oggetti. Dal 1958 inizia a tendere le tele monocrome in estroflessioni, successivamente le taglia in fasce che trasformano la pittura in oggetto plastico. Su questa via procede ricercando il modo di dare ai contenuti della sua arte una realtà più diretta. Ricercando un rapporto originario ed innocente con l’esperienza ed il sentimento esistenziale, le sue forme assumono figura di autentiche automobili da corsa, poi slitte, sci. Talvolta sono oggetti di un’assurda completezza e verosimiglianza, costruisce ad esempio vere macchine da competizione, che altrove diventano monumenti di catastrofici incidenti, totem di energie esplose e ferite.
Scarpitta utilizza una straordinaria energia vitale come il mezzo più umano, semplice e diretto, per esprimere il pensiero artistico. Afferma che “Essere artisti è avere i riflessi pronti: in questo senso siamo vicini ai corridori…”. L’opera su carta, nei momenti in cui la sua inventiva ha specificamente bisogno di questo mezzo, costituisce una continuità di riflessione tra le esperienze più anomale. Risulta, anzi, una chiarissima chiave di interpretazione di materiali e di forme. Il suo disegnare è altrettanto multiforme e diversificato delle sue opere polimateriche.
Per questa ragione, la mostra presenta, in contrappunto con le carte, alcune tele del 1958 o opere in tecniche miste dei primi anni Sessanta (Headgear for Artists 1958, Body Press 1963) e successivi (il trittico Contracker del 1986).
“We are running this year. We’re going to race”: quest’esclamazione, che riveste nella poetica di Scarpitta il significato di una dichiarazione estetica, coinvolge totalmente anche tutta la sua produzione grafica e fotografica.
Per la realizzazione dell’intera serie decennale di Vetrine alla Calcografia (2000-2010), al Ministero per i Beni e le Attività Culturali si affianca il sostegno finanziario della Fondazione per l’arte della Compagnia di San Paolo.
09
febbraio 2004
Salvatore Scarpitta – Opere su carta
Dal 09 febbraio all'undici aprile 2004
arte contemporanea
Location
ARCHIVIO DI STATO
Torino, Piazza Castello, 209, (Torino)
Torino, Piazza Castello, 209, (Torino)
Orario di apertura
10 – 18. Lunedì chiuso
Vernissage
9 Febbraio 2004, ore 18
Editore
MAZZOTTA
Ufficio stampa
STUDIO BEGNINI
Autore