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Sandro Granucci – Fotogrammi
Sandro Granucci è un artista anfibio. Vive contemporaneamente nel mondo della pittura e in quello della scultura, nello spazio a due e a tre dimensioni
Comunicato stampa
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Sandro Granucci è un artista anfibio. Vive contemporaneamente nel mondo della pittura e in quello della scultura, nello spazio a due e a tre dimensioni.
Nel suo percorso di pittore, una tappa fondamentale riguarda la ricerca della luce allo stato puro. Come se seguisse i precetti della tradizione alchemica (che evidentemente lo intriga, con i suoi simboli e le sue metafore), la trova partendo dal suo opposto, il buio: dal buio la luce arriva infiltrandosi sulla tela da una fessura, come una lama immateriale, accecante. Ma questa lama si ispessisce al centro, e diventa forma. Una forma verticale, allungata, che ricorda qualcosa di già visto in natura, e soprattutto nel paesaggio chiantigiano dentro al quale Granucci ha scelto di abitare: il cipresso, lama vegetale affusolata ed oscura, che la luce la cerca sollevandosi verso il cielo, proprio come fa l’uomo, diviso fra la pesantezza della materia terrestre e l’aspirazione alla leggerezza del cielo.
Il cipresso diventa una presenza centrale nell’arte di Granucci, veicolo della terza dimensione e quindi passaporto per la scultura. Allo stesso modo, il viaggio fra la seconda e la terza dimensione non è monodirezionale, di sola andata: conosce anche frequenti ritorni. Non a caso, Granucci si esprime attraverso il bronzo: è un “plastico”, un “modellatore”, che agisce dall’interno del materiale, come una forza esogena, conferendo la forma all’argilla, all’opposto dello scultore, che arriva alla forma dall’esterno, scalpellando la pietra.
Ed eccoci di nuovo ai quadri, quelli più recenti. Adesso la lama si allarga, dilaga in campiture coloratissime, talvolta sfolgoranti; proprio mentre le patine dei bronzi virano sempre più decisamente al verde, all’indaco, all’azzurro. Guardate i bronzi davanti ai quadri: è come se Granucci avesse diviso lo spettro in due metà. I toni caldi per i quadri, quelli freddi per i bronzi.
Non due mondi opposti, dunque, ma complementari, come complementari sono le due tendenze che agiscono nella plastica di Granucci, cioè l’intimismo e la monumentalità, l’informale e il figurativo. La sequenza appare adesso piuttosto chiara, ed è questa. In principio c’è il buio. Dal buio irrompe la luce, e il contrasto fra ombra e luce genera lo spazio. Una superficie, che si arricchisce della terza dimensione, da fondale si trasforma in scena, spazio concreto, dove la forma diventa volume, e ruota, si muove, corre, si ferma, ascende, parte e ritorna: insomma, vive.
Siamo alla fase dei “trittici” in bronzo, attraverso la quale si impone la quarta dimensione, quella del tempo; e con il tempo Granucci conferma la sua vocazione più autentica, quella del narratore. Proprio il meccanismo della narrazione, la sua suspence, è il mezzo attraverso il quale veniamo calamitati nello spazio di queste opere.
Nel suo percorso di pittore, una tappa fondamentale riguarda la ricerca della luce allo stato puro. Come se seguisse i precetti della tradizione alchemica (che evidentemente lo intriga, con i suoi simboli e le sue metafore), la trova partendo dal suo opposto, il buio: dal buio la luce arriva infiltrandosi sulla tela da una fessura, come una lama immateriale, accecante. Ma questa lama si ispessisce al centro, e diventa forma. Una forma verticale, allungata, che ricorda qualcosa di già visto in natura, e soprattutto nel paesaggio chiantigiano dentro al quale Granucci ha scelto di abitare: il cipresso, lama vegetale affusolata ed oscura, che la luce la cerca sollevandosi verso il cielo, proprio come fa l’uomo, diviso fra la pesantezza della materia terrestre e l’aspirazione alla leggerezza del cielo.
Il cipresso diventa una presenza centrale nell’arte di Granucci, veicolo della terza dimensione e quindi passaporto per la scultura. Allo stesso modo, il viaggio fra la seconda e la terza dimensione non è monodirezionale, di sola andata: conosce anche frequenti ritorni. Non a caso, Granucci si esprime attraverso il bronzo: è un “plastico”, un “modellatore”, che agisce dall’interno del materiale, come una forza esogena, conferendo la forma all’argilla, all’opposto dello scultore, che arriva alla forma dall’esterno, scalpellando la pietra.
Ed eccoci di nuovo ai quadri, quelli più recenti. Adesso la lama si allarga, dilaga in campiture coloratissime, talvolta sfolgoranti; proprio mentre le patine dei bronzi virano sempre più decisamente al verde, all’indaco, all’azzurro. Guardate i bronzi davanti ai quadri: è come se Granucci avesse diviso lo spettro in due metà. I toni caldi per i quadri, quelli freddi per i bronzi.
Non due mondi opposti, dunque, ma complementari, come complementari sono le due tendenze che agiscono nella plastica di Granucci, cioè l’intimismo e la monumentalità, l’informale e il figurativo. La sequenza appare adesso piuttosto chiara, ed è questa. In principio c’è il buio. Dal buio irrompe la luce, e il contrasto fra ombra e luce genera lo spazio. Una superficie, che si arricchisce della terza dimensione, da fondale si trasforma in scena, spazio concreto, dove la forma diventa volume, e ruota, si muove, corre, si ferma, ascende, parte e ritorna: insomma, vive.
Siamo alla fase dei “trittici” in bronzo, attraverso la quale si impone la quarta dimensione, quella del tempo; e con il tempo Granucci conferma la sua vocazione più autentica, quella del narratore. Proprio il meccanismo della narrazione, la sua suspence, è il mezzo attraverso il quale veniamo calamitati nello spazio di queste opere.
12
maggio 2005
Sandro Granucci – Fotogrammi
Dal 12 maggio al 05 giugno 2005
arte contemporanea
Location
NT ART GALLERY
Bologna, Via Michelino, 33, (Bologna)
Bologna, Via Michelino, 33, (Bologna)
Orario di apertura
10,00 – 13,00 / 16,00 – 19,30 lunedi e domenica su appuntamento
Vernissage
12 Maggio 2005, ore 18.30
Ufficio stampa
STUDIO PESCI
Autore




