Gli studenti del dipartimento di Arti Visive della Libera Accademia di Belle Arti espongono le loro opere. Anche se è difficile rintracciare il filo conduttore dell’esposizione, traspare tuttavia un’attenzione pressante, un’urgenza rivolta al presente. Questa tensione nei confronti dell’io, del mondo e delle cose, che labilmente eppure eternamente esistono, ci riportano al pensiero di Sartre: «Io che ascolto esisto. Tutto è pieno, esistenza dappertutto, densa e pesante e dolce». Ma la posizione esistenzialista che si rivela nelle opere va oltre l’angoscia e la paura del niente e del non essere: prevale qui un’accezione positiva, incentrata più sui progetti di impegno per il futuro e meno sul dramma che vede l’uomo letteralmente gettato nel mondo. Il titolo Segni labili allude proprio a questo coinvolgimento ontologico, sfuggente e transitorio, ma nello stesso tempo imprescindibile per il presente. L’evento, dislocato in due sedi, il nuovo Spazio Laba per l’arte contemporanea e Sala Piamarta, presenta lavori che trasversalmente indagano i diversi linguaggi espressivi e che sembrano soprattutto concentrarsi sulla dimensione sperimentale del fare artistico piuttosto che sulla sua presunta compiutezza formale.