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Sergio Vega – Shamanic Modernism: Parrots, Bossanova and Architecture
…« Alti edifici sembravano prendere parte ad una sfilata di Carnevale, ma invece di danzare al suono profondo dei tamburi africani, dondolavano al ritmo dolce della Bossanova; la loro monumentale presenza annunciava in pompa magna il trionfo della modernità sulla giungla….
Comunicato stampa
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La Galleria Umberto Di Marino è lieta di annunciare, venerdì 30 settembre, la nuova personale di Sergio Vega dal titolo Shamanic Modernism: Parrots, Bossanova and Architecture. L'esplorazione della cultura latino-americana contemporanea, con un focus specifico sul dibattito post-coloniale, è da anni uno dei temi chiave della programmazione della galleria. La stagione 2016-17 propone un’attenta riflessione a più voci, che inizia con una delle critiche fondamentali alle nuove forme di colonialismo culturale.
Durante un viaggio nel Mato Grosso (Brasile) nel 1999, Sergio Vega descrive così una via della città di Cuiaba: « Alti edifici sembravano prendere parte ad una sfilata di Carnevale, ma invece di danzare al suono profondo dei tamburi africani, dondolavano al ritmo dolce della Bossanova; la loro monumentale presenza annunciava in pompa magna il trionfo della modernità sulla giungla.
Le facciate quasi organiche di quegli edifici erano caratterizzate da colori puri e balconate curvilinee. L'architettura tropicale ingaggiava un dialogo con la natura non per mimetizzarsi, ma per competere con essa. In alcuni casi, essa acquisiva una presenza emblematica che non solo faceva concorrenza agli alberi di mango, alle palme da cocco e ai pappagalli, ma addirittura li imitava. Anche se questa singolare fiducia nella funzione simbolica della forma esulava dall’unione di forma e funzione, non è stato fatto alcun uso della rottura avanguardista per affermarsi, dal momento che la sua grazia stava nella degenerazione del modernismo sofisticato verso il regionale. »
Questo incontro casuale ha segnato per l’artista una sorta di "illuminazione profana" verso l’interpretazione dell’architettura modernista in relazione allo sciamanismo, segnando l’inizio di una serie di ricerche portate avanti nel corso di diversi anni.
« Quindi l’architettura modernista è andata altrove e, dimenticando la logica cartesiana, è entrata in un territorio tortuoso che l’ha lasciata sotto la protezione dello sciamanismo. È difficile dire come sia iniziata questa degenerazione, se come un esercizio formalista o come la conseguenza di un colpo di calore. In ogni caso, essa ha spinto l’architettura in uno spazio performativo, travestendola da animale o pianta.
Quando lo sciamano impersonifica gli animali, parla la loro lingua ed imita i loro movimenti, le sue azioni non sono solo la manifestazione di un’isteria, ma l’attenta costruzione di un segno rivolto alla tribù ad indicare che egli è entrato nella "fase edenica". In quel momento incarna lo spirito degli animali e delle piante e molto altro ancora, perché in quel processo di trasformazione egli è salito su una scala o su un albero con una richiesta da parte della tribù e ne sta scendendo con un messaggio del creatore. Per quanto moderno, un edificio travestito da qualcos’altro e presentato come un messaggio dall’alto, è in effetti un’idea antica ».
Perseguendo queste idee, l’artista ha ricercato elementi chiave dell’architettura modernista e del design urbano del Brasile nonché della loro relazione estetica e concettuale con la bossanova.
Le opere presentate in mostra esplorano la dimensione paradisiaca del modernismo brasiliano associato alle pratiche e alle interpretazioni della natura tipiche dello sciamanismo. L'esposizione, inoltre, intende affrontare le dinamiche generatesi nello scontro fra un programma modernista dettato dall’alto (capitale) e un approccio periferico post-estetico che emerge dai margini della società (povertà). Parallelamente, se il Modernismo sofisticato costruisce, la periferia decostruisce, sviluppandosi organicamente, trovando gli spazi vuoti, le feritoie e le intercapedini che giocano un ruolo così importante nelle teorie decostruttiviste di Jacques Derrida. I caseggiati precari sono costruiti con gli scarti urbani: materiali in eccesso, insegne pubblicitarie, mobili abbandonati, cavi temporanei...
La serie fotografica Social Landscape riprende tipiche baraccopoli cui si sovrappongono composizioni geometriche astratte. Una nuova serie di collage umoristici intitolata Interventions on a book riprende le pagine del libro Brazil's Modern Architecture (Phaidon, 2007, una pietra miliare nello studio di questo argomento) come readymade e sovrappone oggetti e foto, pittura e disegno al testo e alle immagini del libro, creando inaspettate associazioni. L’installazione Modernismo Chamánico (Cathedral-Pineapple-Bossanova) consiste di fotografie in bianco e nero mescolate a copertine di dischi di bossanova e un modellino in scala della cattedrale di Brasilia, dell’architetto Oscar Niemeyer, che ruota sul piatto di un giradischi. La galleria diventa così un’unica installazione dove immagini, suoni, fotografia, architettura e natura sono organicamente integrate in un ambiente modernista tropicale.
Sergio Vega
è nato nel 1959 a Buenos Aires (Argentina). Vive e lavora a Gainesville, FL - USA
Principali mostre personali e collettive:
2016
Florida Prize in Contemporary Art, a cura di Hansen Mulford, Orlando Museum of Art, Fl, USA
2015
Latin American Art Museum, Department of Parrots, 2015, Jenielift, Miami, USA
When Clouds Enter the Forest and the Art of Motorcycle Maintenance, Galerie Karsten Greve, Parigi, F
Theorem, a cura di Octavio Zaya , Mana Contemporary, Jersey City, USA
2014
Encontro de Mundos, a cura di Paulo Herkenhoff , Museu de Arte do Rio de Janeiro, B
2013
Disassembling Paradise, Kabe Contemporary, Miami, USA
2012
Sublime Entropies, Galerie Karsen Greve, Colonia, D
dOCUMENTA 13 - Worldly House, progetto a cura di Tue Greenfort, Kassel, D
2010
Paradise: real time, Ikon Gallery Eastside, Birmingham, ENG
2009
hashish in Naples, Galleria Umberto Di Marino, Napoli, I
3rd Moscow Biennale of Contemporary Art: Against Exclusion, a cura di Jean Hubert Martin Moscow, Russia
2008
Excerpts from Paradise in the New World, a cura di Hermann Arnhold, and Marcel Schumacher, LWL-Landesmuseum fur Kunst und Kulturgeschichte, Munster, D
Distance and Proximity, a cura di António Pinto Ribeiro, Fundação Calouste Gulbenkian, Lisbona, P
Greenwashing- Environment: Perils, Promises and Perplexities, a cura di Ilaria Bonacossa e Latitude, Max Andrews e Mariana Cánepa Luna, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, I
2017
Sharjah Biennial 8, Still Life, Art, Ecology & the Politics of Change, a cura di Jonathan Watkins, Sharjah Expo Center, Emirati Arabi
2006
Tropicalounge, Monumentum Series, a cura di Bennett Simpson, Institute of Contemporary Art, Boston, USA
Crocodilian Fantasies, a cura di Aikiko Miki, Palais de Tokyo, Parigi, F
Utopian paradises: modernism and the sublime, Galleria Umberto Di Marino, Napoli, I
ARS06, Sense of the Real, a cura di Jari-Pekka Vanhala, Kiasma, Helsinki, Finlandia
2005
Always a little further, 51 Biennale di Venezia, a cura di Rosa Martínez, Arsenale, Venezia, I
Durante un viaggio nel Mato Grosso (Brasile) nel 1999, Sergio Vega descrive così una via della città di Cuiaba: « Alti edifici sembravano prendere parte ad una sfilata di Carnevale, ma invece di danzare al suono profondo dei tamburi africani, dondolavano al ritmo dolce della Bossanova; la loro monumentale presenza annunciava in pompa magna il trionfo della modernità sulla giungla.
Le facciate quasi organiche di quegli edifici erano caratterizzate da colori puri e balconate curvilinee. L'architettura tropicale ingaggiava un dialogo con la natura non per mimetizzarsi, ma per competere con essa. In alcuni casi, essa acquisiva una presenza emblematica che non solo faceva concorrenza agli alberi di mango, alle palme da cocco e ai pappagalli, ma addirittura li imitava. Anche se questa singolare fiducia nella funzione simbolica della forma esulava dall’unione di forma e funzione, non è stato fatto alcun uso della rottura avanguardista per affermarsi, dal momento che la sua grazia stava nella degenerazione del modernismo sofisticato verso il regionale. »
Questo incontro casuale ha segnato per l’artista una sorta di "illuminazione profana" verso l’interpretazione dell’architettura modernista in relazione allo sciamanismo, segnando l’inizio di una serie di ricerche portate avanti nel corso di diversi anni.
« Quindi l’architettura modernista è andata altrove e, dimenticando la logica cartesiana, è entrata in un territorio tortuoso che l’ha lasciata sotto la protezione dello sciamanismo. È difficile dire come sia iniziata questa degenerazione, se come un esercizio formalista o come la conseguenza di un colpo di calore. In ogni caso, essa ha spinto l’architettura in uno spazio performativo, travestendola da animale o pianta.
Quando lo sciamano impersonifica gli animali, parla la loro lingua ed imita i loro movimenti, le sue azioni non sono solo la manifestazione di un’isteria, ma l’attenta costruzione di un segno rivolto alla tribù ad indicare che egli è entrato nella "fase edenica". In quel momento incarna lo spirito degli animali e delle piante e molto altro ancora, perché in quel processo di trasformazione egli è salito su una scala o su un albero con una richiesta da parte della tribù e ne sta scendendo con un messaggio del creatore. Per quanto moderno, un edificio travestito da qualcos’altro e presentato come un messaggio dall’alto, è in effetti un’idea antica ».
Perseguendo queste idee, l’artista ha ricercato elementi chiave dell’architettura modernista e del design urbano del Brasile nonché della loro relazione estetica e concettuale con la bossanova.
Le opere presentate in mostra esplorano la dimensione paradisiaca del modernismo brasiliano associato alle pratiche e alle interpretazioni della natura tipiche dello sciamanismo. L'esposizione, inoltre, intende affrontare le dinamiche generatesi nello scontro fra un programma modernista dettato dall’alto (capitale) e un approccio periferico post-estetico che emerge dai margini della società (povertà). Parallelamente, se il Modernismo sofisticato costruisce, la periferia decostruisce, sviluppandosi organicamente, trovando gli spazi vuoti, le feritoie e le intercapedini che giocano un ruolo così importante nelle teorie decostruttiviste di Jacques Derrida. I caseggiati precari sono costruiti con gli scarti urbani: materiali in eccesso, insegne pubblicitarie, mobili abbandonati, cavi temporanei...
La serie fotografica Social Landscape riprende tipiche baraccopoli cui si sovrappongono composizioni geometriche astratte. Una nuova serie di collage umoristici intitolata Interventions on a book riprende le pagine del libro Brazil's Modern Architecture (Phaidon, 2007, una pietra miliare nello studio di questo argomento) come readymade e sovrappone oggetti e foto, pittura e disegno al testo e alle immagini del libro, creando inaspettate associazioni. L’installazione Modernismo Chamánico (Cathedral-Pineapple-Bossanova) consiste di fotografie in bianco e nero mescolate a copertine di dischi di bossanova e un modellino in scala della cattedrale di Brasilia, dell’architetto Oscar Niemeyer, che ruota sul piatto di un giradischi. La galleria diventa così un’unica installazione dove immagini, suoni, fotografia, architettura e natura sono organicamente integrate in un ambiente modernista tropicale.
Sergio Vega
è nato nel 1959 a Buenos Aires (Argentina). Vive e lavora a Gainesville, FL - USA
Principali mostre personali e collettive:
2016
Florida Prize in Contemporary Art, a cura di Hansen Mulford, Orlando Museum of Art, Fl, USA
2015
Latin American Art Museum, Department of Parrots, 2015, Jenielift, Miami, USA
When Clouds Enter the Forest and the Art of Motorcycle Maintenance, Galerie Karsten Greve, Parigi, F
Theorem, a cura di Octavio Zaya , Mana Contemporary, Jersey City, USA
2014
Encontro de Mundos, a cura di Paulo Herkenhoff , Museu de Arte do Rio de Janeiro, B
2013
Disassembling Paradise, Kabe Contemporary, Miami, USA
2012
Sublime Entropies, Galerie Karsen Greve, Colonia, D
dOCUMENTA 13 - Worldly House, progetto a cura di Tue Greenfort, Kassel, D
2010
Paradise: real time, Ikon Gallery Eastside, Birmingham, ENG
2009
hashish in Naples, Galleria Umberto Di Marino, Napoli, I
3rd Moscow Biennale of Contemporary Art: Against Exclusion, a cura di Jean Hubert Martin Moscow, Russia
2008
Excerpts from Paradise in the New World, a cura di Hermann Arnhold, and Marcel Schumacher, LWL-Landesmuseum fur Kunst und Kulturgeschichte, Munster, D
Distance and Proximity, a cura di António Pinto Ribeiro, Fundação Calouste Gulbenkian, Lisbona, P
Greenwashing- Environment: Perils, Promises and Perplexities, a cura di Ilaria Bonacossa e Latitude, Max Andrews e Mariana Cánepa Luna, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, I
2017
Sharjah Biennial 8, Still Life, Art, Ecology & the Politics of Change, a cura di Jonathan Watkins, Sharjah Expo Center, Emirati Arabi
2006
Tropicalounge, Monumentum Series, a cura di Bennett Simpson, Institute of Contemporary Art, Boston, USA
Crocodilian Fantasies, a cura di Aikiko Miki, Palais de Tokyo, Parigi, F
Utopian paradises: modernism and the sublime, Galleria Umberto Di Marino, Napoli, I
ARS06, Sense of the Real, a cura di Jari-Pekka Vanhala, Kiasma, Helsinki, Finlandia
2005
Always a little further, 51 Biennale di Venezia, a cura di Rosa Martínez, Arsenale, Venezia, I
30
settembre 2016
Sergio Vega – Shamanic Modernism: Parrots, Bossanova and Architecture
Dal 30 settembre al 18 novembre 2016
arte contemporanea
Location
UMBERTO DI MARINO ARTE CONTEMPORANEA
Napoli, Via Alabardieri, 1, (Napoli)
Napoli, Via Alabardieri, 1, (Napoli)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 15-20
Vernissage
30 Settembre 2016, dalle 19 alle 22
Autore