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SguardiGardesani
In questa quarta edizione Luca Campigotto e Jordi Bernadò hanno lavorato sul territorio traducendo i singoli segni del paesaggio contemporaneo. Il paesaggio del lago coniuga oggi, aspetti in forte stridore tra loro: da un lato esso conserva un suo aspetto selvaggio.
Comunicato stampa
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Il progetto “SguardiGardesani” è nato nel 1997 con la mostra delle fotografie di Gabriele Basilico e Massimo Vitali. L’idea di Gianni Pellegrini, allora curatore del Museo Civico, era quella di documentare iconograficamente il territorio gardesano, interpretato da fotografi che lavorano con il tema del paesaggio: nel 1999 furono protagonisti John Davis e Martin Parr, mentre nel 2001 Vincenzo Castella e Toni Thorimbert.
In questa quarta edizione Luca Campigotto e Jordi Bernadò hanno lavorato sul territorio traducendo i singoli segni del paesaggio contemporaneo.
Il paesaggio del lago coniuga oggi, aspetti in forte stridore tra loro: da un lato esso conserva un suo aspetto selvaggio, uno sorta di scenario primitivo con le pareti rocciose che sprofondano nell’acqua, dall’altra porta i segni del crescente turismo di massa. Se Luca Campigotto ha lavorato sul primo aspetto, Jordi Bernadò ha invece messo in evidenza il secondo come evidenzia nel suo testo Roberta Valtorta.
Nelle fotografie di Luca Campigotto predomina un bianco e nero netto, senza esitazioni, a questi due colori si è aggiunto un terzo, elettronicamente quasi del tutto privato di colore: come quando il sole cala, il giorno se ne va e lascia il posto alla notte, il mondo perde i suoi colori e diviene puro chiaroscuro. Non a caso Campigotto lavora da molti anni ad approfondire il tema della fotografia notturna, la fotografia del buio e del mondo che si fa bianco e nero (più nero che bianco), e perde colore. Qui, sul lago, luogo antico e originario, la notte gioca un ruolo simbolico molto importante: rende essenziali i contorni delle cose, elimina gli elementi superflui, per così dire, e mette in evidenza lo scheletro del paesaggio: la grande montagna, l’orizzonte, la struttura dell’albero, le forme principali del dialogo fra terra e acqua, fra verticalità e orizzontalità.
Opposta è la sensibilità di Jordi Bernadò, il quale si muove nel mondo della rappresentazione, della finzione, delle immagini colorate del mondo: ogni sua fotografa è una piccola sorpresa, tanto più pungente e ironica quanto più si presenta all’osservatore in modo quotidiano, normale. Egli individua in ogni immagine un centro, un’asse che la divide a metà in senso longitudinale, rendendola estremamente ordinata nella composizione, a volte perfettamente simmetrica. Questo centro può essere molto evidente oppure appena percettibile, attorno a questo asse egli propone un ambiente totalmente antropizzato. Tutte le fotografie di Jordi Bernadò sono in formato panoramico, il più adatto a rappresentare l’orizzontalità del paesaggio, ma in nessuna si vede il lago.
LUCA CAMPIGOTTO (Venezia 1962)
Laureato in storia moderna, si dedica alla fotografia d'architettura e per l'industria vincendo nel 1996 il premio Federchimica e il premio Friuli Venezia Giulia. Fra le numerose mostre: L'insistenza dello sguardo (1989), Zitelle (1993), Terre a Nordest (1996), oltre alla partecipazione al Mai de la Photo (1993) e alla Biennale de la Photographie (1993).
JORDI BERNADÓ (Lleida 1966)
Si interessa di fotografia come modo di pensare la città, l’architettura e la configurazione urbana. Nell’ambito di questa ricerca gli viene chiesto di fotografare città e territori in tutto il mondo. Lavora per architetti ed istituzioni specializzate riconosciute internazionalmente.
Jordi Bernadó è stato membro dello staff editoriale della rivista Quaderns d’Arquitectura I Urbanisme (Architects College of Catalunya, Barcelona) dal 1990 al 1999 e responsabile del dipartimento di fotografia nel periodo 1991-1999. La sua carriera come fotografo inizia nel 1993 con la borsa di studio per la Fotopress (La Caixa – Consiglio comunale di Barcellona). Nello stesso anno coofonda l’ACTAR, casa editrice specializzata in architettura, urbanistica ed arte contemporanea. Nel 1994 esce il suo primo libro Berlin e nel 1995 Atlanta. Da questo momento pubblica regolarmente le sue fotografie per la maggior parte di carattere urbanistico e paessaggistico contemporaneo, su riviste specializzate e reviews in tutto il mondo. Il libro Very very bad news, pubblicato nel 2002 con il testo di Gabriel Bauret, riceve una menzione d’onore come migliore libro spagnolo di fotografia al PhotoEspaña’02 e il premio come migliore libro d’arte pubblicato in Spagna dal Ministero della Cultura. Lo stesso anno inaugura la mostra Welcome Utopia per Fundació La Caixa commissionato da Maria José Balcells e Pepa Palomar.
In questa quarta edizione Luca Campigotto e Jordi Bernadò hanno lavorato sul territorio traducendo i singoli segni del paesaggio contemporaneo.
Il paesaggio del lago coniuga oggi, aspetti in forte stridore tra loro: da un lato esso conserva un suo aspetto selvaggio, uno sorta di scenario primitivo con le pareti rocciose che sprofondano nell’acqua, dall’altra porta i segni del crescente turismo di massa. Se Luca Campigotto ha lavorato sul primo aspetto, Jordi Bernadò ha invece messo in evidenza il secondo come evidenzia nel suo testo Roberta Valtorta.
Nelle fotografie di Luca Campigotto predomina un bianco e nero netto, senza esitazioni, a questi due colori si è aggiunto un terzo, elettronicamente quasi del tutto privato di colore: come quando il sole cala, il giorno se ne va e lascia il posto alla notte, il mondo perde i suoi colori e diviene puro chiaroscuro. Non a caso Campigotto lavora da molti anni ad approfondire il tema della fotografia notturna, la fotografia del buio e del mondo che si fa bianco e nero (più nero che bianco), e perde colore. Qui, sul lago, luogo antico e originario, la notte gioca un ruolo simbolico molto importante: rende essenziali i contorni delle cose, elimina gli elementi superflui, per così dire, e mette in evidenza lo scheletro del paesaggio: la grande montagna, l’orizzonte, la struttura dell’albero, le forme principali del dialogo fra terra e acqua, fra verticalità e orizzontalità.
Opposta è la sensibilità di Jordi Bernadò, il quale si muove nel mondo della rappresentazione, della finzione, delle immagini colorate del mondo: ogni sua fotografa è una piccola sorpresa, tanto più pungente e ironica quanto più si presenta all’osservatore in modo quotidiano, normale. Egli individua in ogni immagine un centro, un’asse che la divide a metà in senso longitudinale, rendendola estremamente ordinata nella composizione, a volte perfettamente simmetrica. Questo centro può essere molto evidente oppure appena percettibile, attorno a questo asse egli propone un ambiente totalmente antropizzato. Tutte le fotografie di Jordi Bernadò sono in formato panoramico, il più adatto a rappresentare l’orizzontalità del paesaggio, ma in nessuna si vede il lago.
LUCA CAMPIGOTTO (Venezia 1962)
Laureato in storia moderna, si dedica alla fotografia d'architettura e per l'industria vincendo nel 1996 il premio Federchimica e il premio Friuli Venezia Giulia. Fra le numerose mostre: L'insistenza dello sguardo (1989), Zitelle (1993), Terre a Nordest (1996), oltre alla partecipazione al Mai de la Photo (1993) e alla Biennale de la Photographie (1993).
JORDI BERNADÓ (Lleida 1966)
Si interessa di fotografia come modo di pensare la città, l’architettura e la configurazione urbana. Nell’ambito di questa ricerca gli viene chiesto di fotografare città e territori in tutto il mondo. Lavora per architetti ed istituzioni specializzate riconosciute internazionalmente.
Jordi Bernadó è stato membro dello staff editoriale della rivista Quaderns d’Arquitectura I Urbanisme (Architects College of Catalunya, Barcelona) dal 1990 al 1999 e responsabile del dipartimento di fotografia nel periodo 1991-1999. La sua carriera come fotografo inizia nel 1993 con la borsa di studio per la Fotopress (La Caixa – Consiglio comunale di Barcellona). Nello stesso anno coofonda l’ACTAR, casa editrice specializzata in architettura, urbanistica ed arte contemporanea. Nel 1994 esce il suo primo libro Berlin e nel 1995 Atlanta. Da questo momento pubblica regolarmente le sue fotografie per la maggior parte di carattere urbanistico e paessaggistico contemporaneo, su riviste specializzate e reviews in tutto il mondo. Il libro Very very bad news, pubblicato nel 2002 con il testo di Gabriel Bauret, riceve una menzione d’onore come migliore libro spagnolo di fotografia al PhotoEspaña’02 e il premio come migliore libro d’arte pubblicato in Spagna dal Ministero della Cultura. Lo stesso anno inaugura la mostra Welcome Utopia per Fundació La Caixa commissionato da Maria José Balcells e Pepa Palomar.
11
settembre 2004
SguardiGardesani
Dall'undici settembre al 31 ottobre 2004
fotografia
Location
MAG MUSEO ALTO GARDA – MUSEO RIVA DEL GARDA
Riva Del Garda, Piazza Cesare Battisti, 3a, (Trento)
Riva Del Garda, Piazza Cesare Battisti, 3a, (Trento)
Biglietti
Intero: 3,00 euro
Ridotto (11-18 anni e oltre 65 anni): 1,50 euro
Omaggio: bambini fino 10 ani
Orario di apertura
10.30 alle 18.30 dall’11 al 30 settembre aperto tutti i giorni.
dall'1 al 31 ottobre chiuso il lunedì
Vernissage
11 Settembre 2004, ore 11.00
Autore
Curatore




