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Toshiharu Umeya / Anna Onesti – Scrivere il cielo
Forme che si affidano al vento con le loro strutture dinamiche e leggere, questi gli aquiloni esposti nella mostra che raccoglie le creazioni di uno dei più straordinari maestri di tako giapponesi, Toshiharu Umeya, e le opere volanti che Anna Onesti, artista nota per il lavoro con le carte orientali, ha realizzato con la collaborazione di Fabrizio Di Pietro.
Comunicato stampa
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Ogni gioco è anzitutto e soprattutto un atto libero. Johan Huizinga “Homo Ludens”
Forme che si affidano al vento con le loro strutture dinamiche e leggere, questi gli aquiloni esposti nella mostra che raccoglie le creazioni di uno dei più straordinari maestri di tako giapponesi, Toshiharu Umeya, e le opere volanti che Anna Onesti, artista nota per il lavoro con le carte orientali, ha realizzato con la collaborazione di Fabrizio Di Pietro. Nella tradizione giapponese gli aquiloni sono piccoli miracoli di perfezione tecnica. Costruiti con elementi essenziali: carta dipinta o stampata, stecche di bambù e fili di cotone, essi uniscono alla sapienza costruttiva e alla bellezza artistica la sostanza del gioco e il senso dello slancio spontaneo. La costruzione di tali forme volanti è basata su tipologie tradizionali giapponesi come l’aquilone quadrato (hamamatsu), quello a losanga (tosa), il rettangolare (edo), l’ esagonale (rokkaku) e il treno di aquiloni (rendako) che con il suo proiettare, moltiplicandole, le forme nello spazio, testimonia come gli aquiloni siano oggetti dotati di qualità magiche, strumenti in grado di collegare la terra con il cielo.
Oggi come oggi non sono in grado di scrivere degli aquiloni. Da lungo tempo non mi capita mai di vederli in alto sopra i prati e le spiagge confinanti con il cielo. E’ come se nell’aria non volassero più gli uccelli, né stormi di passeri né gabbiani solitari. Senza gli aquiloni, non è come se un ombra di lutto sia scesa ad oscurare il cielo? Le rare volte che sento pronunciare ancora la parola “aquilone”, lo è solo per definire in questo modo inconsueto la tramontana, il vento freddo che soffia dal nord.
Ma per mia consolazione mi informano che l’Oriente conserva tuttora il piacere di srotolare il filo e di levare in alto questo leggero giocattolo di carta e di bambù. E non sono mani unicamente di bambini a farlo. C’è un haiku che arriva a parificare il nostro pianeta con l’aquilone: “Gli aquiloni pensano / che la terra stia / attaccata ad un filo”.
E oggi l’Oriente ci invia il grande maestro giapponese Toshiharu Umeya, onorato costruttore di tako, il cui ideogramma assomiglia a quello di kaze (il vento).
Ma c’è pure un artista italiano, Anna Onesti, che scende dai vicini colli laziali e ci porta il drappello coloratissimo dei suoi aquiloni, vanitosi per via dello svolazzo della lunga coda.
Quando li avrò ammirati negli spazi dell’Istituto Giapponese di Cultura di Roma, esposti nel chiuso dei saloni, innalzati tra i cespugli del giardino e anche riflessi nel bacino del parco, potrò testimoniare dell’esistenza degli aquiloni.
Alberto Boatto
UMEYA TOSHIHARU é nato nel 1929 a Hakodate nell’isola di Hokkaido. Durante la guerra si arruola come allievo ufficiale in aviazione nella prefettura di Aomori. Dopo la laurea in Arte è docente presso il Liceo di Hakodate Higashi, le sue lezioni destano interesse soprattutto per le tematiche insolite come gli aquiloni tridimensionali di realizzazione collettiva. Smesso l’insegnamento si dedica alla creazione di aquiloni sull’onda del concetto di cielo come veicolo artistico: Umeya considera il cielo il luogo sacro degli aquiloni librati affidando loro le nostre preghiere. Attualmente gestisce il laboratorio di aquiloni Sousaku Takoharu Kobo. Toshiharu Umeya è noto soprattutto per l’ideazione e la costruzione di sorprendenti treni di aquiloni. Di particolare interesse nella sua produzione è la serie dedicata al calendario secondo il sistema Eto, per cui ogni nuovo anno è all’insegna di un diverso animale in cicli dodecennali, la serie è stata impreziosita nel 2000 con il “Dragone”. Egli si è distinto inoltre per le ottime capacità didattiche. Ha tenuto laboratori e docenze in Giappone e all’estero. E’ membro della Japan Kite Association.
ANNA ONESTI è nata nel 1956 a Rocca di Papa (Roma). Si è formata frequentando le Accademie delle Belle Arti di Roma, Urbino e Torino, diplomandosi in Scenografia ed in Decorazione. Ha studiato in Giappone approfondendo le conoscenze relative sia alle tecniche di fabbricazione della carta giapponese tradizionale che alle antiche pratiche decorative legate alla tintura dei tessuti. Affascinata dal mondo orientale lavora cercando di stabilire un ponte tra tradizioni artistiche diverse anche attraverso il recupero concreto di strumenti, materiali e tecniche. Le sue opere si compongono di carta, colore, di cose essenziali. Con la carta orientale che tinge sfruttando le cangianti possibilità de’l’indaco e di altri coloranti naturali, nel 2005 inizia la creazione degli aquiloni, le sue: Nuvole di Carta, basando la loro costruzione anche su tipologie derivate da forme tradizionali giapponesi. La costruzione degli aquiloni indirizza sempre più il suo lavoro verso la ricerca della leggerezza e del movimento. Ha esposto in Estonia, Germania, Giappone, Iran, Tailandia, in un itinerario che privilegia l’Oriente sul percorso delle antiche strade che hanno portato la carta in Europa.
Forme che si affidano al vento con le loro strutture dinamiche e leggere, questi gli aquiloni esposti nella mostra che raccoglie le creazioni di uno dei più straordinari maestri di tako giapponesi, Toshiharu Umeya, e le opere volanti che Anna Onesti, artista nota per il lavoro con le carte orientali, ha realizzato con la collaborazione di Fabrizio Di Pietro. Nella tradizione giapponese gli aquiloni sono piccoli miracoli di perfezione tecnica. Costruiti con elementi essenziali: carta dipinta o stampata, stecche di bambù e fili di cotone, essi uniscono alla sapienza costruttiva e alla bellezza artistica la sostanza del gioco e il senso dello slancio spontaneo. La costruzione di tali forme volanti è basata su tipologie tradizionali giapponesi come l’aquilone quadrato (hamamatsu), quello a losanga (tosa), il rettangolare (edo), l’ esagonale (rokkaku) e il treno di aquiloni (rendako) che con il suo proiettare, moltiplicandole, le forme nello spazio, testimonia come gli aquiloni siano oggetti dotati di qualità magiche, strumenti in grado di collegare la terra con il cielo.
Oggi come oggi non sono in grado di scrivere degli aquiloni. Da lungo tempo non mi capita mai di vederli in alto sopra i prati e le spiagge confinanti con il cielo. E’ come se nell’aria non volassero più gli uccelli, né stormi di passeri né gabbiani solitari. Senza gli aquiloni, non è come se un ombra di lutto sia scesa ad oscurare il cielo? Le rare volte che sento pronunciare ancora la parola “aquilone”, lo è solo per definire in questo modo inconsueto la tramontana, il vento freddo che soffia dal nord.
Ma per mia consolazione mi informano che l’Oriente conserva tuttora il piacere di srotolare il filo e di levare in alto questo leggero giocattolo di carta e di bambù. E non sono mani unicamente di bambini a farlo. C’è un haiku che arriva a parificare il nostro pianeta con l’aquilone: “Gli aquiloni pensano / che la terra stia / attaccata ad un filo”.
E oggi l’Oriente ci invia il grande maestro giapponese Toshiharu Umeya, onorato costruttore di tako, il cui ideogramma assomiglia a quello di kaze (il vento).
Ma c’è pure un artista italiano, Anna Onesti, che scende dai vicini colli laziali e ci porta il drappello coloratissimo dei suoi aquiloni, vanitosi per via dello svolazzo della lunga coda.
Quando li avrò ammirati negli spazi dell’Istituto Giapponese di Cultura di Roma, esposti nel chiuso dei saloni, innalzati tra i cespugli del giardino e anche riflessi nel bacino del parco, potrò testimoniare dell’esistenza degli aquiloni.
Alberto Boatto
UMEYA TOSHIHARU é nato nel 1929 a Hakodate nell’isola di Hokkaido. Durante la guerra si arruola come allievo ufficiale in aviazione nella prefettura di Aomori. Dopo la laurea in Arte è docente presso il Liceo di Hakodate Higashi, le sue lezioni destano interesse soprattutto per le tematiche insolite come gli aquiloni tridimensionali di realizzazione collettiva. Smesso l’insegnamento si dedica alla creazione di aquiloni sull’onda del concetto di cielo come veicolo artistico: Umeya considera il cielo il luogo sacro degli aquiloni librati affidando loro le nostre preghiere. Attualmente gestisce il laboratorio di aquiloni Sousaku Takoharu Kobo. Toshiharu Umeya è noto soprattutto per l’ideazione e la costruzione di sorprendenti treni di aquiloni. Di particolare interesse nella sua produzione è la serie dedicata al calendario secondo il sistema Eto, per cui ogni nuovo anno è all’insegna di un diverso animale in cicli dodecennali, la serie è stata impreziosita nel 2000 con il “Dragone”. Egli si è distinto inoltre per le ottime capacità didattiche. Ha tenuto laboratori e docenze in Giappone e all’estero. E’ membro della Japan Kite Association.
ANNA ONESTI è nata nel 1956 a Rocca di Papa (Roma). Si è formata frequentando le Accademie delle Belle Arti di Roma, Urbino e Torino, diplomandosi in Scenografia ed in Decorazione. Ha studiato in Giappone approfondendo le conoscenze relative sia alle tecniche di fabbricazione della carta giapponese tradizionale che alle antiche pratiche decorative legate alla tintura dei tessuti. Affascinata dal mondo orientale lavora cercando di stabilire un ponte tra tradizioni artistiche diverse anche attraverso il recupero concreto di strumenti, materiali e tecniche. Le sue opere si compongono di carta, colore, di cose essenziali. Con la carta orientale che tinge sfruttando le cangianti possibilità de’l’indaco e di altri coloranti naturali, nel 2005 inizia la creazione degli aquiloni, le sue: Nuvole di Carta, basando la loro costruzione anche su tipologie derivate da forme tradizionali giapponesi. La costruzione degli aquiloni indirizza sempre più il suo lavoro verso la ricerca della leggerezza e del movimento. Ha esposto in Estonia, Germania, Giappone, Iran, Tailandia, in un itinerario che privilegia l’Oriente sul percorso delle antiche strade che hanno portato la carta in Europa.
27
marzo 2009
Toshiharu Umeya / Anna Onesti – Scrivere il cielo
Dal 27 marzo al 09 maggio 2009
arte contemporanea
Location
ISTITUTO GIAPPONESE DI CULTURA
Roma, Via Antonio Gramsci, 74, (Roma)
Roma, Via Antonio Gramsci, 74, (Roma)
Orario di apertura
lun-ven 9-12.30/13.30-18.30 merc fino alle 17.30 sab 9.30-13
Vernissage
27 Marzo 2009, ore 18.30
Autore




