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Ulrich Egger – Stadtrand
Nelle opere presenti in mostra si compie l’ultimo passaggio di una ricerca artistica che, partendo dalla pratica scultorea, mantiene vivo l’interesse per l’elemento spaziale, arriva a creare una perfetta fusione tra quadro e scultura, coniugando in un solo gesto artistico la tridimensionalità della materia e la bidimensionalità dell’immagine
Comunicato stampa
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Nato nel 1959 a San Valentino alla Muta in provincia di Bolzano, Egger compie la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove si interessa particolarmente alla scultura, diplomandosi nel 1985. Attualmente vive e lavora a Merano.
Nel corso degli anni gli sono state commissionate diverse opere pubbliche e private, fra le quali primeggia la scultura monumentale posta nel piazzale antistante la Stazione ferroviaria di Merano.
In questo periodo sono molto intense le sue collaborazioni con gallerie di prestigio, in particolare all’estero (Monaco, Westerland).
Nelle opere presenti in mostra si compie l’ultimo passaggio di una ricerca artistica che, partendo dalla pratica scultorea, mantiene vivo l’interesse per l’elemento spaziale, arriva a creare una perfetta fusione tra quadro e scultura, coniugando in un solo gesto artistico la tridimensionalità della materia e la bidimensionalità dell’immagine.
Nelle sue opere Egger utilizza fotografie che mostrano, seguendo prospettive spesso inaspettate, scorci di vecchie strutture industriali in disuso che riacquistano concretezza attraverso l’applicazione sulla tela di materiali propri della civiltà delle fabbriche, come l’acciaio o la grafite.
L’opera diventa così narrazione e reminiscenza di un “passato prossimo” che appartiene alla nostra cultura comune, l’epoca in cui la forza produttiva delle macchine dava un impulso costruttivo a tutta la società.
Dice di lui Domenico De Masi: “L’opera di Egger fa leva sull’intenzionale sproporzione tra l’impotenza dei manufatti e la piccolezza di chi li osserva, tra la durezza del ferro e la fragilità del gesso, tra la perentorietà dei corpi pieni e la perplessità delle forme vuote. E, tuttavia, le opere di Egger sovrastano chi le osserva senza mai schiacciarlo. Una loro intrinseca eleganza le ferma sull’orlo della sopraffazione e le rende persino amabili, come amabili sono tutte le evocazioni di mondi in via di estinzione”.
Mentre Gianluca Bocchi sottolinea che: “Il percorso artistico di Ulrich Egger è tutto impregnato da una sottile sensibilità al mutamento delle radici e del destino dei luoghi del nostro abitare. L’eterogeneità dei materiali e delle prospettive nelle sue opere non è uno statico inventario di contrasti, ma una ricerca di narrazioni originali che fanno del riuso e della risignificazione dei materiali, sia hard che soft, uno strumento essenziale per l’elaborazione di nuove possibilità espressive e comunicative, per l’emergenza di nuove forme nel contempo armoniche e dissonanti. È un’arte a grande vocazione di ricerca, un’arte sperimentale, volta a incarnare le vicende delle collettività umane, sempre più aperte alle logiche profonde della vita e della materia.”
Nel corso degli anni gli sono state commissionate diverse opere pubbliche e private, fra le quali primeggia la scultura monumentale posta nel piazzale antistante la Stazione ferroviaria di Merano.
In questo periodo sono molto intense le sue collaborazioni con gallerie di prestigio, in particolare all’estero (Monaco, Westerland).
Nelle opere presenti in mostra si compie l’ultimo passaggio di una ricerca artistica che, partendo dalla pratica scultorea, mantiene vivo l’interesse per l’elemento spaziale, arriva a creare una perfetta fusione tra quadro e scultura, coniugando in un solo gesto artistico la tridimensionalità della materia e la bidimensionalità dell’immagine.
Nelle sue opere Egger utilizza fotografie che mostrano, seguendo prospettive spesso inaspettate, scorci di vecchie strutture industriali in disuso che riacquistano concretezza attraverso l’applicazione sulla tela di materiali propri della civiltà delle fabbriche, come l’acciaio o la grafite.
L’opera diventa così narrazione e reminiscenza di un “passato prossimo” che appartiene alla nostra cultura comune, l’epoca in cui la forza produttiva delle macchine dava un impulso costruttivo a tutta la società.
Dice di lui Domenico De Masi: “L’opera di Egger fa leva sull’intenzionale sproporzione tra l’impotenza dei manufatti e la piccolezza di chi li osserva, tra la durezza del ferro e la fragilità del gesso, tra la perentorietà dei corpi pieni e la perplessità delle forme vuote. E, tuttavia, le opere di Egger sovrastano chi le osserva senza mai schiacciarlo. Una loro intrinseca eleganza le ferma sull’orlo della sopraffazione e le rende persino amabili, come amabili sono tutte le evocazioni di mondi in via di estinzione”.
Mentre Gianluca Bocchi sottolinea che: “Il percorso artistico di Ulrich Egger è tutto impregnato da una sottile sensibilità al mutamento delle radici e del destino dei luoghi del nostro abitare. L’eterogeneità dei materiali e delle prospettive nelle sue opere non è uno statico inventario di contrasti, ma una ricerca di narrazioni originali che fanno del riuso e della risignificazione dei materiali, sia hard che soft, uno strumento essenziale per l’elaborazione di nuove possibilità espressive e comunicative, per l’emergenza di nuove forme nel contempo armoniche e dissonanti. È un’arte a grande vocazione di ricerca, un’arte sperimentale, volta a incarnare le vicende delle collettività umane, sempre più aperte alle logiche profonde della vita e della materia.”
05
novembre 2005
Ulrich Egger – Stadtrand
Dal 05 novembre al 28 dicembre 2005
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MANDELLI ARTE CONTEMPORANEA
Seregno, Via Giuseppe Garibaldi, 89, (Milano)
Seregno, Via Giuseppe Garibaldi, 89, (Milano)
Orario di apertura
dal martedi al sabato 15,30-19,30; mattino e domenica su appuntamento
Vernissage
5 Novembre 2005, ore 18
Autore


