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Vertigine. Roman Signer
Il quarto atto di VERTIGINE
Comunicato stampa
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Sabato 25 marzo il Museo d’arte contemporanea Burel inaugura VERTIGINE. ROMAN SIGNER.
.
Continua il percorso attraverso i sentieri della vertigine.
Belluno, città in cui il museo è radicato, è circondata dalle montagne. I suoi abitanti conoscono il tremore della verticalità delle pareti delle Dolomiti. L’ebrezza dell’affacciarsi su un vuoto fisico, profondissimo.
Siamo partiti proprio da Dino Buzzati, che il vuoto l’ha letto, codificato, disegnato e mostrato come una delle infinite possibilità dell’essere nel mondo.
Siamo oscillati pericolosamente nelle atmosfere di André Romão, affondando nel baratro di una vertigine tutta floreale e naturale, nella consapevolezza di un equilibrio messo a rischio dalla crisi ecologica, ma allo stesso tempo pronto a dischiudere nuovi assetti, altri termini e possibilità. Ci saranno ancora fiori, domani?
Poi ci siamo permessi di perderci, e di cadere in un paesaggio inebriante e immaginifico, quasi un set cinematografico dove ogni elemento raccontato da Giovanni Giaretta e Matteo Rubbi era lì, concreto e reale, ma allo stesso tempo rimandava ad altro, in un continuo gioco di spostamenti, di incanto, e dell’illusione degna di un mago.
.
Adesso il testimone è nelle mani di Roman Signer – artista svizzero nato ad Appenzell nel 1938 – e in quelle dei suoi film.
La sua è una vertigine che si mette in gioco confrontandosi con la semplicità e la secchezza del
linguaggio che pratica. Usa come strumenti materiali che conosciamo tutti: sabbia, acqua, gomma, alluminio, acciaio, esplosivo. Oggetti comuni: sedie, sgabelli, fogli, secchi, palloncini. Elementi e concetti che non ci sono distanti, dalla neve al movimento, dall’acqua all’aria.
Non immaginate questo dizionario come statico, come un elenco.
Ogni cosa, ogni pensiero, viene messo in tensione, a soqquadro, viene fatto saltare e esplodere, o spostato, buttato, rotto. Ogni abitudine è posta in una nuova relazione con il contesto, con la natura, con la situazione di partenza. Con ironia, forza graffiante, energia, con la decisione di un attimo che muta. Ma anche – come sottolinea la curatrice Barbara Casavecchia nell’intervista dell’apparato di approfondimento della mostra – con un’attitudine in grado di metterci in contatto con una fragilità, quella tutta umana, nostra.
E scoprirci esposti, profondamente noi, fragili come camminassimo su una superficie ghiacciata pronta a tradirci da un attimo all’altro facendoci finire giù, non può che sorprenderci, farci sorridere e pensare, e darci le vertigini.
.
La mostra – realizzata con la collaborazione di Collezione Agovino e di Banca Prealpi SanBiagio – inaugura sabato 25 marzo alle ore 18 ed è visitabile dal 26 marzo al 7 maggio, tutti i sabati e le domeniche, dalle 14.30 alle 18.30 con ingresso gratuito. Domenica 9 aprile chiuso.
Tutte le opere sono esposte su gentile concessione dell’artista.
.
.
.
On Saturday 25 March the contemporary art museum Museo Burel will open VERTIGINE. ROMAN SIGNER.
.
The journey of the museum through the paths of vertigo continues. Belluno, the city where Museo Burel has its roots, is surrounded by mountains. Its inhabitants know the vertical tremor of the Dolomites. The thrill of overlooking a physical, extremely deep void.
We started with Dino Buzzati, who read, codified, drew and showed the void as one of the endless possibilities of one’s being in the world. We then dangerously fluctuated in André Romão’s atmosphere, sinking in the chasm of a floral and natural vertigo, with the awareness that the balance is endangered by the environmental crisis, and at the same time it is ready to reveal new structures, terms, and possibilities. Will there still be flowers, tomorrow?
Then we let ourselves get lost, fall into an intoxicating and imaginative landscape, a sort of movie set where each element narrated by Giovanni Giaretta and Matteo Rubbi was there, in its concreteness and reality, but at the same time it hinted at something else, through a continuous game of displacements, enchantment, and magician-like illusion.
.
Now it is the turn of Roman Signer – a Swiss artist, born in Appenzell in 1938 – and of his films.
His vertigo gets out there by measuring itself against the simplicity and dryness of the language he practices. As instruments, he uses materials we all know: sand, rubber, aluminium, steel, explosive. Common objects: chairs, stools, sheets of paper, buckets, balloons. Elements and concepts that are not distant from us, from snow to movement, from water to air.
You shouldn’t imagine this vocabulary as static, as a list. Everything, every thought, is stretched, upset, made to blast and explode, or displaced, thrown, broken. Every habit is set into a new relationship with the context, with nature, with the initial situation. With irony, with a pungent force, with energy, with a moment’s decision that will possibly change. But also – as curator Barbara Casavecchia points out in the interview included in the in-depth apparatus of the exhibition – with an attitude that can get us in contact with a completely human fragility, our own fragility.
The fact of finding us exposed, deeply ourselves, as fragile as if we walked on an iced surface, ready to betray us from one moment to the next, letting us fall down – all that will inevitably surprise us, let us smile and think, and give us vertigo.
.
The exhibition – made in collaboration with Collezione Agovino and Banca Prealpi SanBiagio – will open on Saturday 25 March at 6pm and can be visited from 26 March to 7 May, every Saturday and Sunday, from 2.30pm to 6.30pm, free admission. It will be closed on Sunday 9 April.
All the works are shown with the kind permission of the artist.
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Continua il percorso attraverso i sentieri della vertigine.
Belluno, città in cui il museo è radicato, è circondata dalle montagne. I suoi abitanti conoscono il tremore della verticalità delle pareti delle Dolomiti. L’ebrezza dell’affacciarsi su un vuoto fisico, profondissimo.
Siamo partiti proprio da Dino Buzzati, che il vuoto l’ha letto, codificato, disegnato e mostrato come una delle infinite possibilità dell’essere nel mondo.
Siamo oscillati pericolosamente nelle atmosfere di André Romão, affondando nel baratro di una vertigine tutta floreale e naturale, nella consapevolezza di un equilibrio messo a rischio dalla crisi ecologica, ma allo stesso tempo pronto a dischiudere nuovi assetti, altri termini e possibilità. Ci saranno ancora fiori, domani?
Poi ci siamo permessi di perderci, e di cadere in un paesaggio inebriante e immaginifico, quasi un set cinematografico dove ogni elemento raccontato da Giovanni Giaretta e Matteo Rubbi era lì, concreto e reale, ma allo stesso tempo rimandava ad altro, in un continuo gioco di spostamenti, di incanto, e dell’illusione degna di un mago.
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Adesso il testimone è nelle mani di Roman Signer – artista svizzero nato ad Appenzell nel 1938 – e in quelle dei suoi film.
La sua è una vertigine che si mette in gioco confrontandosi con la semplicità e la secchezza del
linguaggio che pratica. Usa come strumenti materiali che conosciamo tutti: sabbia, acqua, gomma, alluminio, acciaio, esplosivo. Oggetti comuni: sedie, sgabelli, fogli, secchi, palloncini. Elementi e concetti che non ci sono distanti, dalla neve al movimento, dall’acqua all’aria.
Non immaginate questo dizionario come statico, come un elenco.
Ogni cosa, ogni pensiero, viene messo in tensione, a soqquadro, viene fatto saltare e esplodere, o spostato, buttato, rotto. Ogni abitudine è posta in una nuova relazione con il contesto, con la natura, con la situazione di partenza. Con ironia, forza graffiante, energia, con la decisione di un attimo che muta. Ma anche – come sottolinea la curatrice Barbara Casavecchia nell’intervista dell’apparato di approfondimento della mostra – con un’attitudine in grado di metterci in contatto con una fragilità, quella tutta umana, nostra.
E scoprirci esposti, profondamente noi, fragili come camminassimo su una superficie ghiacciata pronta a tradirci da un attimo all’altro facendoci finire giù, non può che sorprenderci, farci sorridere e pensare, e darci le vertigini.
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La mostra – realizzata con la collaborazione di Collezione Agovino e di Banca Prealpi SanBiagio – inaugura sabato 25 marzo alle ore 18 ed è visitabile dal 26 marzo al 7 maggio, tutti i sabati e le domeniche, dalle 14.30 alle 18.30 con ingresso gratuito. Domenica 9 aprile chiuso.
Tutte le opere sono esposte su gentile concessione dell’artista.
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On Saturday 25 March the contemporary art museum Museo Burel will open VERTIGINE. ROMAN SIGNER.
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The journey of the museum through the paths of vertigo continues. Belluno, the city where Museo Burel has its roots, is surrounded by mountains. Its inhabitants know the vertical tremor of the Dolomites. The thrill of overlooking a physical, extremely deep void.
We started with Dino Buzzati, who read, codified, drew and showed the void as one of the endless possibilities of one’s being in the world. We then dangerously fluctuated in André Romão’s atmosphere, sinking in the chasm of a floral and natural vertigo, with the awareness that the balance is endangered by the environmental crisis, and at the same time it is ready to reveal new structures, terms, and possibilities. Will there still be flowers, tomorrow?
Then we let ourselves get lost, fall into an intoxicating and imaginative landscape, a sort of movie set where each element narrated by Giovanni Giaretta and Matteo Rubbi was there, in its concreteness and reality, but at the same time it hinted at something else, through a continuous game of displacements, enchantment, and magician-like illusion.
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Now it is the turn of Roman Signer – a Swiss artist, born in Appenzell in 1938 – and of his films.
His vertigo gets out there by measuring itself against the simplicity and dryness of the language he practices. As instruments, he uses materials we all know: sand, rubber, aluminium, steel, explosive. Common objects: chairs, stools, sheets of paper, buckets, balloons. Elements and concepts that are not distant from us, from snow to movement, from water to air.
You shouldn’t imagine this vocabulary as static, as a list. Everything, every thought, is stretched, upset, made to blast and explode, or displaced, thrown, broken. Every habit is set into a new relationship with the context, with nature, with the initial situation. With irony, with a pungent force, with energy, with a moment’s decision that will possibly change. But also – as curator Barbara Casavecchia points out in the interview included in the in-depth apparatus of the exhibition – with an attitude that can get us in contact with a completely human fragility, our own fragility.
The fact of finding us exposed, deeply ourselves, as fragile as if we walked on an iced surface, ready to betray us from one moment to the next, letting us fall down – all that will inevitably surprise us, let us smile and think, and give us vertigo.
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The exhibition – made in collaboration with Collezione Agovino and Banca Prealpi SanBiagio – will open on Saturday 25 March at 6pm and can be visited from 26 March to 7 May, every Saturday and Sunday, from 2.30pm to 6.30pm, free admission. It will be closed on Sunday 9 April.
All the works are shown with the kind permission of the artist.
25
marzo 2023
Vertigine. Roman Signer
Dal 25 marzo al 07 maggio 2023
arte contemporanea
Location
Museo d’Arte Contemporanea Burel
Belluno, Via Mezzaterra, 49, (BL)
Belluno, Via Mezzaterra, 49, (BL)
Orario di apertura
Tutti i sabati e le domeniche dalle 14:30 alle 18:30
Every Saturday and Sunday, from 2.30 to 6.30 pm
Vernissage
25 Marzo 2023, Dalle 18:00 alle 22:00
From 6 to 10 pm
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Museo d'arte contemporanea Burel
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