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Vito Campanelli – Opus
Mostra personale dell’artista veneziano Vito Campanelli presso il Palazzo della Loggia di Noale
Comunicato stampa
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VITO CAMPANELLI - OPUS
testo critico a cura di Gaetano Salerno
A poca distanza dalle due importanti e recenti personali di Mestre (Polveriera Francese di Forte Marghera) e Venezia (Spazio Malvasia Gallery), una nuova occasione per incontrare e conoscere, seguendo un nuovo progetto espositivo nato in sinergia con il critico d’arte Gaetano Salerno, il lavoro del pittore Vito Campanelli. Presenti per l’occasione di Noale una selezione ragionata di lavori storici e recenti, appartenenti ai differenti “cicli cromatici” che hanno scandito, in oltre quarant’anni di ricerca, il lungo percorso compiuto dall’artista; sovrapponendo così differenti cronologie e prescindendo dalla scansione temporale delle singole opere, verranno divisi nelle stanze espositive del Palazzo della Loggia i “rossi”, i “blu”, i “grigi” e i “gialli” per ricreare un viaggio emozionale nel mondo intimo e segreto che ciascun dipinto evidenzia ed ex-prime nella suggestiva violenza del colore. Ciascun colore allude, infatti, nel suo rapido e perentorio manifestarsi dal e sul nero dello sfondo, a un trascorrere del tempo biologico segnato da riflessioni esistenziali che divengono, nel lungo e denso tragitto creativo, tracce materiche continue di superfici pittoriche complesse, identità non figurative (o pre-figurative) libere da risvolti immediatamente astratti di semplificazione del soggetto e narrate dalla forza multi-evocativa del pigmento come passaggio intermedio di un processo formativo del segno, in attesa di una sua traslazione concreta e solida dall’interiorità cosmica all’universo delle cose. Le tele selezionate, acrilici e tecnica mista di piccolo, medio e grande formato, comporranno una letteratura primordiale, scarna e aulica, in cui il groviglio caotico del colore cede il posto all’ essenzialità argomentativa delle introspezioni, delle speranze, delle illusioni, delle visioni, asciugandosi di ogni elemento superfluo e riscoprendosi - pur nella vitalità di qualche sbavatura di colore puro, liquida come linfa vitale - laica liturgia che rinuncia alla prolissità della prosa in favore di azzardati equilibri compositivi, secchi e imprevedibili come versi avanguardistici, come composizioni e improvvisazioni su pentagrammi astratti percepibili, per sinestesia, come musica dodecafonica. Accenni di musicalità sacrale, orchestrati sugli insegnamenti di Vasilij Kandinskij, svincolano l’oggetto-pittura di Vito Campanelli da una fruizione meramente visiva per ricondurlo ad una ricezione psichica che avvia lunghi viaggi spirituali e apre percorsi emotivi prossimi a quelli compiuti dall’artista e dal suo agire nella sfera della comunicazione sensoriale, nutrendo l’anima (prima ancora che soddisfare lo sguardo) e ricordandoci che “il colore è il tasto, l'occhio il martelletto, l'anima un pianoforte dalle molte corde”. Dal magma di pittura che costantemente corregge il perdersi nell’incompiutezza per raggiungere punte di lirismo e di conquista della quadri-dimensionalità vicine sia alla ricerca spazialista di scuola veneziana sia all’espressionismo astratto americano, Vito Campanelli inventa nella materia cromatica e solo attraverso di essa, elegantemente raggrumata o stemperata nelle vaste campiture nere o nei parossistici vortici di luminosità, paesaggi eterei e viaggi siderali che lasciano talvolta affiorare un elemento concreto, particolare minore ma fortemente evocativo di una tangibilità dissolta e subordinata al pigmento, prima di ricollocarsi nell’assoluto e fondersi nei turbinii serrati e claustrofobici della vernice. Le pennellate grezze e ansiose lambiscono la tela come note talvolta disarmoniche all’interno di partiture euritmiche, destrutturando una prosodia narrativa e figurativa che parte dall’astrazione e corre fino all’informale e che, anche quando parrebbe essere lineare e monocroma, si reinventa costantemente in nuovi virtuosismi e in nuovi assoli, in giochi cromatici complementari sulle tonalità basiche dello spazio che vanno a risvegliare archetipi assopiti ma sublimi. Il segno che ne deriva implode ed esplode a intermittenza, come se scorresse fluido e sincronico da sempre, costantemente vincolato in spazi-altri nei quali la contemporaneità del tempo presente si rigenera nella successione degli attimi, della vita, lasciando giusto il tempo al colore di variare i toni senza alternarne la sostanza, sedimentata in momenti aggregativi continui, dai contorni indefinibili eppure certi, percepibili, nel loro dipanarsi inesausto lungo vettori creazionistici imprevedibili, come forme energetiche ieratiche e assolute. Il titolo della mostra OPUS, oltre a riportare l’attenzione sull’artista evocato qui dal suo pseudonimo, allude, nell’etimologia della parola, alla manualità della ricerca, alla quotidiana ripetizione di un gesto apparentemente libero e definito da note di casualità, in realtà condotto da rigore, dedizione e rigida gestualità che mira, rispondendo alle leggi della creazione, a ridefinire le innumerevoli forme del caos e a trovare nella pittura il principio unico e sintetico di tutte le metamorfosi della materia dell’Universo.
testo critico a cura di Gaetano Salerno
A poca distanza dalle due importanti e recenti personali di Mestre (Polveriera Francese di Forte Marghera) e Venezia (Spazio Malvasia Gallery), una nuova occasione per incontrare e conoscere, seguendo un nuovo progetto espositivo nato in sinergia con il critico d’arte Gaetano Salerno, il lavoro del pittore Vito Campanelli. Presenti per l’occasione di Noale una selezione ragionata di lavori storici e recenti, appartenenti ai differenti “cicli cromatici” che hanno scandito, in oltre quarant’anni di ricerca, il lungo percorso compiuto dall’artista; sovrapponendo così differenti cronologie e prescindendo dalla scansione temporale delle singole opere, verranno divisi nelle stanze espositive del Palazzo della Loggia i “rossi”, i “blu”, i “grigi” e i “gialli” per ricreare un viaggio emozionale nel mondo intimo e segreto che ciascun dipinto evidenzia ed ex-prime nella suggestiva violenza del colore. Ciascun colore allude, infatti, nel suo rapido e perentorio manifestarsi dal e sul nero dello sfondo, a un trascorrere del tempo biologico segnato da riflessioni esistenziali che divengono, nel lungo e denso tragitto creativo, tracce materiche continue di superfici pittoriche complesse, identità non figurative (o pre-figurative) libere da risvolti immediatamente astratti di semplificazione del soggetto e narrate dalla forza multi-evocativa del pigmento come passaggio intermedio di un processo formativo del segno, in attesa di una sua traslazione concreta e solida dall’interiorità cosmica all’universo delle cose. Le tele selezionate, acrilici e tecnica mista di piccolo, medio e grande formato, comporranno una letteratura primordiale, scarna e aulica, in cui il groviglio caotico del colore cede il posto all’ essenzialità argomentativa delle introspezioni, delle speranze, delle illusioni, delle visioni, asciugandosi di ogni elemento superfluo e riscoprendosi - pur nella vitalità di qualche sbavatura di colore puro, liquida come linfa vitale - laica liturgia che rinuncia alla prolissità della prosa in favore di azzardati equilibri compositivi, secchi e imprevedibili come versi avanguardistici, come composizioni e improvvisazioni su pentagrammi astratti percepibili, per sinestesia, come musica dodecafonica. Accenni di musicalità sacrale, orchestrati sugli insegnamenti di Vasilij Kandinskij, svincolano l’oggetto-pittura di Vito Campanelli da una fruizione meramente visiva per ricondurlo ad una ricezione psichica che avvia lunghi viaggi spirituali e apre percorsi emotivi prossimi a quelli compiuti dall’artista e dal suo agire nella sfera della comunicazione sensoriale, nutrendo l’anima (prima ancora che soddisfare lo sguardo) e ricordandoci che “il colore è il tasto, l'occhio il martelletto, l'anima un pianoforte dalle molte corde”. Dal magma di pittura che costantemente corregge il perdersi nell’incompiutezza per raggiungere punte di lirismo e di conquista della quadri-dimensionalità vicine sia alla ricerca spazialista di scuola veneziana sia all’espressionismo astratto americano, Vito Campanelli inventa nella materia cromatica e solo attraverso di essa, elegantemente raggrumata o stemperata nelle vaste campiture nere o nei parossistici vortici di luminosità, paesaggi eterei e viaggi siderali che lasciano talvolta affiorare un elemento concreto, particolare minore ma fortemente evocativo di una tangibilità dissolta e subordinata al pigmento, prima di ricollocarsi nell’assoluto e fondersi nei turbinii serrati e claustrofobici della vernice. Le pennellate grezze e ansiose lambiscono la tela come note talvolta disarmoniche all’interno di partiture euritmiche, destrutturando una prosodia narrativa e figurativa che parte dall’astrazione e corre fino all’informale e che, anche quando parrebbe essere lineare e monocroma, si reinventa costantemente in nuovi virtuosismi e in nuovi assoli, in giochi cromatici complementari sulle tonalità basiche dello spazio che vanno a risvegliare archetipi assopiti ma sublimi. Il segno che ne deriva implode ed esplode a intermittenza, come se scorresse fluido e sincronico da sempre, costantemente vincolato in spazi-altri nei quali la contemporaneità del tempo presente si rigenera nella successione degli attimi, della vita, lasciando giusto il tempo al colore di variare i toni senza alternarne la sostanza, sedimentata in momenti aggregativi continui, dai contorni indefinibili eppure certi, percepibili, nel loro dipanarsi inesausto lungo vettori creazionistici imprevedibili, come forme energetiche ieratiche e assolute. Il titolo della mostra OPUS, oltre a riportare l’attenzione sull’artista evocato qui dal suo pseudonimo, allude, nell’etimologia della parola, alla manualità della ricerca, alla quotidiana ripetizione di un gesto apparentemente libero e definito da note di casualità, in realtà condotto da rigore, dedizione e rigida gestualità che mira, rispondendo alle leggi della creazione, a ridefinire le innumerevoli forme del caos e a trovare nella pittura il principio unico e sintetico di tutte le metamorfosi della materia dell’Universo.
17
maggio 2025
Vito Campanelli – Opus
Dal 17 al 25 maggio 2025
arte contemporanea
Location
PALAZZO DELLA LOGGIA
Noale, Piazza Castello, (Venezia)
Noale, Piazza Castello, (Venezia)
Orario di apertura
Tutti i giorni 10-12:30 / 15:30-19
Vernissage
17 Maggio 2025, h. 18:00
Autore
Curatore
Autore testo critico




