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War is not my Business
“War is not my Business” di Mirco Matarante trasforma il lutto in coscienza collettiva: 233 teschi in terracotta, uno per mille vittime dei conflitti 2024. Un rito comunitario che unisce arte e resistenza, sostenendo Emergency e aprendo spazi di memoria, dialogo e responsabilità.
Comunicato stampa
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“War is not my Business” si presenta come un atto di resistenza civile e poetica, un dispositivo estetico capace di trasformare il lutto in coscienza collettiva. Già nel titolo si rivela una duplice valenza: “la guerra non è il mio business” come dichiarazione di rifiuto a trarne profitto, ma anche “non è affar mio”, espressione di quella distanza e indifferenza che spesso alimentano i conflitti. È proprio questa ambiguità a rendere il titolo una chiave critica: sovrappone una presa di posizione etica a un atto di disimpegno, obbligando chi guarda a interrogarsi.
L’installazione di Mirco Matarante, composta da 233 teschi in terracotta, traduce in una grammatica tangibile l’astrazione delle statistiche: ogni elemento corrisponde a mille vite spezzate dai conflitti armati nel solo anno 2024. La freddezza del dato numerico si incrina, si fa corpo e materia, chiede allo sguardo di sostare, di non eludere.
L’opera non si limita a rappresentare, ma chiede partecipazione. La terracotta – medium profondamente legato alla tradizione mediterranea – diventa linguaggio di comunità: ogni teschio è frutto di una pratica laboratoriale condivisa, in cui cittadini, studenti e giovani artisti si fanno co-autori dell’opera. Questo processo restituisce all’arte la sua dimensione originaria di rito collettivo, in cui il gesto creativo si intreccia a un’urgenza etica.
Curata da Francesca Rossi, la mostra non si esaurisce nello spazio contemplativo, ma attiva una rete di incontri, performance e riflessioni che interrogano temi cruciali: il dialogo interculturale, i diritti umani, le discriminazioni di genere, la cittadinanza negata. L’arte si configura così come spazio politico, non nel senso della propaganda, ma come possibilità di apertura, di parola, di responsabilità condivisa.
“War is not my Business” non offre risposte, ma espone contraddizioni, mette a nudo l’assurdità della guerra, l’indifferenza che la alimenta, la fragilità delle nostre democrazie. Allo stesso tempo, indica una via: quella di un’arte che non si chiude nell’autoreferenzialità, ma che si fa atto di cura, strumento di resistenza, gesto concreto di solidarietà – i multipli venduti sosterranno infatti Emergency, ONG impegnata con missioni attive nei contesti di guerra e in particolare in Palestina.
In un’epoca in cui la violenza rischia di diventare spettacolo mediatico o rumore di fondo, Matarante ci costringe a guardare. I suoi teschi, seriali e al tempo stesso unici, parlano al presente con una lingua che è antica e attuale, rituale e civile. Non si tratta solo di un’opera da osservare, ma di una pratica da abitare, un’esperienza che chiede di trasformare lo sguardo in responsabilità, la memoria in azione.
La mostra rientra nel programma ESSERI URBANI Officina Creativa Permanenteed è realizzata con il contributo della BCC di Locorotondo e della Orizzonti Futuri ONLUS.
L’installazione di Mirco Matarante, composta da 233 teschi in terracotta, traduce in una grammatica tangibile l’astrazione delle statistiche: ogni elemento corrisponde a mille vite spezzate dai conflitti armati nel solo anno 2024. La freddezza del dato numerico si incrina, si fa corpo e materia, chiede allo sguardo di sostare, di non eludere.
L’opera non si limita a rappresentare, ma chiede partecipazione. La terracotta – medium profondamente legato alla tradizione mediterranea – diventa linguaggio di comunità: ogni teschio è frutto di una pratica laboratoriale condivisa, in cui cittadini, studenti e giovani artisti si fanno co-autori dell’opera. Questo processo restituisce all’arte la sua dimensione originaria di rito collettivo, in cui il gesto creativo si intreccia a un’urgenza etica.
Curata da Francesca Rossi, la mostra non si esaurisce nello spazio contemplativo, ma attiva una rete di incontri, performance e riflessioni che interrogano temi cruciali: il dialogo interculturale, i diritti umani, le discriminazioni di genere, la cittadinanza negata. L’arte si configura così come spazio politico, non nel senso della propaganda, ma come possibilità di apertura, di parola, di responsabilità condivisa.
“War is not my Business” non offre risposte, ma espone contraddizioni, mette a nudo l’assurdità della guerra, l’indifferenza che la alimenta, la fragilità delle nostre democrazie. Allo stesso tempo, indica una via: quella di un’arte che non si chiude nell’autoreferenzialità, ma che si fa atto di cura, strumento di resistenza, gesto concreto di solidarietà – i multipli venduti sosterranno infatti Emergency, ONG impegnata con missioni attive nei contesti di guerra e in particolare in Palestina.
In un’epoca in cui la violenza rischia di diventare spettacolo mediatico o rumore di fondo, Matarante ci costringe a guardare. I suoi teschi, seriali e al tempo stesso unici, parlano al presente con una lingua che è antica e attuale, rituale e civile. Non si tratta solo di un’opera da osservare, ma di una pratica da abitare, un’esperienza che chiede di trasformare lo sguardo in responsabilità, la memoria in azione.
La mostra rientra nel programma ESSERI URBANI Officina Creativa Permanenteed è realizzata con il contributo della BCC di Locorotondo e della Orizzonti Futuri ONLUS.
11
settembre 2025
War is not my Business
Dall'undici al 28 settembre 2025
arte contemporanea
Location
U JUSE
Locorotondo, Via Nardelli, 19, (Bari)
Locorotondo, Via Nardelli, 19, (Bari)
Orario di apertura
Dal lunedì al giovedì: 10-13 / 17-20
Sabato e domenica: 17-21
Vernissage
11 Settembre 2025, 19:00
Sito web
Ufficio stampa
Alessandra Neglia
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico
Produzione organizzazione
Sponsor






