03 maggio 2023

exibart prize incontra Arianna Ellero

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Sono molto affascinata dal gioco sullo spazio e dal suo dialogo con il segno che a un certo punto nel dipinto diventa esteriore o interiore, presente.

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Dopo studi per così dire accademici, ho deciso di fare un’esperienza all’estero e di trasferirmi a Berlino, città piuttosto in movimento e ricca di stimoli per poter sviluppare la mia ricerca artistica in maniera diversa, più diretta e a contatto con quella che chiamo ‘la strada’.
Questo mi ha permesso di conoscere altri artisti e di confrontarmi con loro, lavorando insieme e scambiando idee in un atelier condiviso, il Werkstattraum. Andavo spesso a visitare l’atelier di un’artista che si trovava in una piazza lì vicino, Bettina Düesberg, così ho approfondito diverse tecniche con l’uso di pigmenti. Frequentando il Kunstquartier Bethanien ho potuto conoscere anche musicisti con cui ho iniziato a fare delle riflessioni su suono e pittura. Ho fatto un breve passaggio in Svizzera e poi sono tornata in Italia, dove ho sviluppato una mia tecnica mescolando i pigmenti alle terre e ai materiali raccolti durante i miei viaggi. Da lì ho fatto altri studi, tecniche incisorie presso la Stamperia d’Arte Albicocco di Udine e nuove sperimentazioni, collaborando con musicisti di musica improvvisata e realizzando oltre alla classica pittura in studio,  grandi tele durante performances pubbliche. In quel momento nessuno era un pittore o un musicista, tutti diventavano suono e colore, improvvisazione.

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Direi che gli elementi principali del mio lavoro, sono state le sperimentazioni e le relazioni della pittura con il suono e una lunga e forse disperata ricerca di captare sulla tela la Natura nella sua essenza, non nella sua figura, poiché la natura è già perfetta e in continuo cambiamento così com’è. Ho sempre cercato la sua energia, la sua forza, la sua velatura… Mi viene in mente un libro che sto leggendo, La grande immagine non ha forma di François Julien.
Per il resto, sono molto affascinata dal gioco sullo spazio e dal suo dialogo con il segno che a un certo punto nel dipinto diventa esteriore o interiore, presente. L’Importante è che emani. Cerco di lavorare sulla presenza del materiale-immateriale, quella cosa che è praticamente intoccabile nella natura, si muove, non la prendi, perché è visibile, ma anche invisibile, come la luce.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

L’arte può interagire in diverse maniere con la Società, dipende da ogni artista, dalla ricerca e dal messaggio che vuole dare, importante che non diventi un compito in classe, come si diceva… una volta che spieghi troppo l’opera, perde il suo fascino. I temi sono tanti, dalla sensibilizzazione all’importanza della Natura, la bellezza di cui abbiamo bisogno ed anche temi politici o sociali, le condizioni in cui ci sentiamo in un definito momento storico, anche a livello personale, interiore, perché alla fine quello che sentiamo e viviamo è lo specchio della società, anche il brutto, forse.

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Il mio futuro… voglio dipingere, scambiare idee, creare cose belle o forti, andare avanti con la mia ricerca, non fermarmi ad un punto e andare forse anche oltre a quello che si chiama estetica e perché no, oltre a me stessa, al mio passato e a quello che facevo, perché voglio fare il nuovo, almeno per me. Sperimentare, viaggiare, imparare, osservare, vedere, fare, avere idee, creare, dipingere.

 

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Il ruolo delle istituzioni è di agevolare la sensibilità verso la ricerca artistica e di sostenere i curatori e gli artisti contemporanei dandone visibilità per quanto concerne il momento storico attuale, incentivando la produzione artistica e visitando gli studi. Onestamente la mia regione in questo momento si sta muovendo bene, ne sono l’esempio Casa Cavazzini di Udine e la Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo, due musei, fulcri importanti per l’arte Contemporanea nella mia regione, che attualmente stanno dando voce agli artisti contemporanei che operano sul territorio e fuori regione. Ovviamente ci sono diversi tipi di Istituzioni e ognuna dovrebbe ricercare e dare la possibilità a un approccio verso il nuovo, anche con bandi per sensibilizzare alla Cultura, l’idea e la bellezza e perché no, quello che ci stimola interiormente, magari non così sempre lineare.

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