19 dicembre 2022

exibart prize incontra Christian Basetti

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Il mio intento è combinare in una singola ricetta comune le componenti del mio genere fotografico: avventura, architettura, tecnica ed estetica...soprattutto estetica.

Christian Basetti

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Ho sempre avuto una particolare passione per le arti visive ancor prima di dedicarmi al genere fotografico che tratto ora.
In giovane età ho frequentato una scuola di fumetto a Milano per poi passare a realizzazioni artistiche ad aerografo. Ma è dal 2014 che mi sono immerso nel mondo della fotografia, complici alcuni viaggi all’estero.
Da autodidatta mi sono dedicato a perfezionare la fotografia legata alla paesaggistica, i grandi viaggi avventurosi mi spingevano quasi naturalmente ad approcciarmi a questo genere. La fotografia era diventata indissolubile dai miei viaggi zaino in spalla che facevo in solitaria.
Non li affrontavo solamente con spirito documentaristico ma cercavo di realizzare degli scatti in chiave fine art, la sola fotografia di reportage non mi appassionava, mi sono sempre sentito un esteta dell’immagine.

Appassionato inoltre di fotografia d’architettura, anche in questo caso ammiro l’iconocità delle grandi opere sia del mondo antico che moderno; nella mia passione sento la sfida di far parlare con i miei scatti le grandi opere costruite, come se fossero delle creature narcisistiche silenziose in attesa di qualcuno che esprima la loro grandezza.Ma dal 2015 la passione per la fotografia d’ambienti, l’avventura ed il rischio confluisce nel nuovo genere fotografico che tratto fino ad oggi: la fotografia di antichi luoghi decadenti, cercando di trasmettere inusuali emozioni e di dare voce a queste strutture cariche di malinconico fascino.Un mondo segreto e silenzioso che esiste sia nel presente che nel passato, in una dimensione sospesa fuori dal tempo.
La ricerca dei luoghi é parte integrante della sfida, oltre al rischio legale di essere scoperti in proprietà altrui spesso sorvegliate o comunque non pubblicamente accessibili.Anche qui, con uno stile personale rivolto sempre all’estetica, non mi limito mai esclusivamente all’aspetto documentaristico, ma voglio rappresentare l’antico orgoglio di luoghi destinati a essere cancellati dal tempo, in una maniera completamente differente dalle solite immagini di luoghi decadenti di altri fotografi esploratori dell’abbandono.

Mi ispiro allo stile del Caravaggio, realizzando lavori fotografici che raggiungono la qualità di un dipinto grazie ad un attento studio della luce nelle varie ore della giornata. Ho applicato la mia esperienza nella paesaggistica in cui c’è esclusivamente dipendenza dalla luce naturale e l’ho applicata a questo genere.
Ho creato così nel tempo il macro progetto chiamato “Forgotten Art-chitectures” applicando la mia visione fine art a queste strutture dimenticate.
Nel corso degli ultimi anni ho iniziato a promuovere i miei lavori. Ho partecipato a diverse esposizioni, personali e collettive, e fiere d’arte riscontrando notevoli consensi tra il pubblico.
Sono apparso in alcune pubblicazioni internazionali legate al mondo della fotografia e ho ottenuto svariati premi e riconoscimenti in prestigiosi concorsi internazionali fotografici come Px3 awards Parigi, IPA awards New York, MIFA awards Mosca e TIFA Awards Tokyo.
Per un maggiore approfondimento è possibile andare al sito http://www.christianbasetti.com

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Il mio intento è combinare in una singola ricetta comune le componenti del mio genere fotografico: avventura, architettura, tecnica ed estetica…soprattutto estetica.

Altri fotografi autoriali illustri di interni si preoccupano esclusivamente del soggetto, rappresentato solo nella sua concettualità visiva. Ma perchè non curare anche la luce in modo da avere un prodotto che includa anche una componente estetica che possa risultare piacevole per l’acquirente e chi lo vede?
Sentivo che mancava quindi qualcosa, un ingrediente segreto per distinguermi da altri esploratori e fotografi.
L’ingrediente era Caravaggio.
Caravaggio è considerato il primo grande fotografo grazie alla sua tecnica basata sullo studio delle luci ed ombre.
Quale miglior fonte d’ispirazione potrei trovare per creare un ponte tra fotografia urbana e pittura?
Il grande artista italiano utilizzava soggetti emarginati della società, come vecchi mendicanti e prostitute, per poi glorificarli in trasposizioni di santi e madonne. Ed anche le sue nature morte mostravano frutti in fase di maturazione avanzata, con atmosfere di decadenza autunnale.
I miei soggetti, decrepiti come quelli di Caravaggio, si ispirano a lui arrivando ad assumere quasi la qualità di un dipinto, trasformando qualcosa di decadente ed inanimato in un’opera dove le ombre dominanti e le luci suscitano nello spettatore emozioni discordanti, suscitate da un’antica bellezza avvolta nelle tenebre. Seppur abbia fotografato luoghi abbandonati in Europa, è sempre alle bellezze italiane che rivolgo il mio cuore. Inoltre sono un appassionato del periodo Risorgimentale, coi suoi valori ed il suo orgoglio patriottico. Per me è quindi quasi un doveroso compito immortalare la vecchia bellezza architettonica italiana nel suo corrotto splendore. Un fotografo italiano che immortala soggetti italiani ispirato da un grande italiano…è il mio omaggio made in Italy a 360 gradi alla nostra antica tradizione.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

L’arte smuove le emozioni, e spesso è grazie alle emozioni che molte cose si mettono in moto. Lo osserviamo anche in quelle situazioni comuni alla vita di tutti i giorni: spot pubblicitari, la fotografia dietro scene di un film, la musica in uno spettacolo teatrale o in altri ambiti.
In una società interconnessa riuscire a emozionare vuol dire potenzialmente espandere idee ed opinioni. In molti casi assistiamo quindi al passaggio arte > emozioni > sensibilizzazione verso un concetto o un progetto.
Preferendo non dilungarmi in questa sede facendo discorsi generali oltremodo, posso però invece esporre quel che riguarda i miei progetti artistici, su cosa possono far riflettere.
I miei lavori hanno come soggetti opere architettoniche che hanno un notevole interesse storico ed artistico ma che purtroppo vengono lasciate allo sbando. In un paese come l’Italia ricco di splendori artistici mancano purtroppo i fondi necessari per sistemare tutti questi beni.
Nella nostra tradizione artistica multicentenaria ne abbiamo veramente tante diffuse su tutto il territorio e non si riesce purtroppo a sistemare tutto.
Famiglie private, enti comunali o statali hanno spesso (giustamente) altre priorità anzichè cercare di mettere a posto questi palazzi.
Con i miei lavori e le mie mostre cerco di sensibilizzare al recupero di queste meraviglie che meritano di avere una nuova vita perchè hanno fatto parte della nostra storia e rappresentano il retaggio artistico italiano, che non va mai dimenticato ed anzi dovrebbe essere trasmesso alle generazioni a venire.
Durante le mie mostre il pubblico recepisce profondamente questo problema e si rammarica di come possa essere possibile tutto questo abbandono di patrimonio storico.
Cerco con le mie mostre di arrivare a sensibilizzare personalità di spicco e rilievo in grado di riconoscere il problema ed attivarsi per il recupero. Questo è parte del mio intento come artista e come italiano.

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

In qualità di artista a metà strada tra esordiente ed emergente sto seguendo un percorso che mi permetta di incrementare il mio brand di artista ben definito e riconoscibile.
Come tutti gli artisti sono sempre alla ricerca di galleristi e curatori d’arte che credano nel mio progetto e che mi permettano di promuovere i miei lavori.
Inoltre ho in mente di pubblicare vari libri fotografici, mancano però fondi per applicare il progetto e sto cercando finanziatori in grado di supportarmi.
Di recente ho studiato presso un corso di arte NFT e cercherò di ampliare le enormi potenzialità di vendita anche su quel canale, mantenendo comunque la classica vendita parallela delle opere fisiche.

 

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Molti sono gli artisti che propongono progetti estremamente validi ma hanno difficoltà economiche per promuoversi o non riescono ad arrivare ad avere delle opportunità di esposizione e visibilità.
Le istituzioni potrebbero incrementare a tal proposito il numero di spazi dedicati agli artisti ed anche valutare maggiori assunzioni di curatori, specialmente giovani, che possano gestire maggiormente e filtrare tutta la marea di richieste da parte di artisti che cercano figure intermediarie.

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