15 maggio 2023

exibart prize incontra Cristina Barbieri

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Sul finire dell'anno 2022 comincio ad interessarmi alla bioarte ed alla biodiversità che mi porta ad intraprendere un percorso di ricerca molto immersivo verso la micologia.

Cristina Barbieri

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Il mio percorso artistico è costituito da due fasi: la prima è quella pedagogica dove, dall’età infantile, frequento le scuole Montessori di Reggio Emilia, mia città natale durante le quali, nei momenti  trascorsi in atelier, ho modo conoscere e sviluppare ogni forma di espressione, interagire con qualsiasi tipo di materiale, sperimentare la magia dei colori approcciandomi ad ogni forma artistica attraverso il gioco ed il divertimento. E’ qui che inizio ad accrescere la mia curiosità ed è sempre qui che mentalmente inizio a formarmi a livello artistico partendo da visioni d’insieme quanto più globali o «cosmiche», per arrivare gradatamente allo studio dei particolari. La seconda è quella accademica con gli studi all’Istituto d’Arte Gaetano Chierici (che ora è diventato Liceo Artistico) dove ho potuto affinare tecniche e discipline artistiche, studiare la storia dell’arte ed imparare un lavoro artigianale, quello di orefice, che è il mio primario. Sempre qui ho conseguito una specializzazione nella lavorazione della scultura in marmo.

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Sul finire dell’anno 2022 comincio ad interessarmi alla bioarte ed alla biodiversità che mi porta ad intraprendere un percorso di ricerca molto immersivo verso la micologia. I funghi digeriscono il mondo lì dov’è, poi lo assorbono nel loro corpo. Essi non si nutrono introducendo il cibo nel loro corpo, bensì introducendo il loro corpo nel cibo. Come l’artista con la propria arte. Per questo ho sentito fin da subito un feeling speciale con loro che mi ha spinta ad esplorare sempre di più il loro regno.  Il mio intento è quello di portare il fruitore a riflettere sul significato di intelligenza, che non è solo umana o artificiale, ma anche e soprattutto sensoriale. Emozionale.  Materia ed energia sono oscure perché non ne sappiamo nulla, così come l’ignoto celato dal buio che spesso risiede nell’anima, ecco perché è importante far sempre emergere quella luce che vi è nascosta in profondità.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

In realtà l’arte lo è già, semplicemente non gli si da abbastanza importanza, abbastanza rilievo. Si dovrebbe iniziare con dei percorsi pedagogici volti a formare e crescere individui capaci di sviluppare istinto di conservazione, rispetto per l’ambiente, voglia di esplorazione e comunicazione, astrazione; individui con senso di bellezza ed armonia, indipendenti ed autosufficienti. Mi rendo conto che sia una utopia, ma questo è l’unico modo, dal mio punto di vista.

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

A breve verrà annunciata la mia partecipazione ed una mostra collettiva in occasione della quale presenterò i primi lavori e che non vedo l’ora di annunciare. In contemporanea sto preparando una personale che possa presentare tutto ciò a cui sto lavorando da diversi mesi tra cui una performance visiva di body art ed una estensione corporale, progetti collaterali che faranno conoscere non solo il mio di lavoro ma anche e soprattutto quello dei funghi. Mi piace dire che siano il medium di cui mi avvalgo, ma in realtà sono io il loro…

 

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Investendo bene economicamente. Per il resto c’è già tutto.

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