24 aprile 2023

exibart prize incontra Giuseppe Mascaro

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La mia ricerca artistica si basa sulla creazione di materie, che suscitano istinti primordiali e rapiscano in un vortice di sensazioni tattili e mentali il fruitore.

Giuseppe Mascaro

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Il mio percorso artistico nasce e muove i primi passi a Catanzaro, dove ho conseguito la Laurea in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti; è nel periodo dei miei studi che ho conosciuto il linguaggio contemporaneo.
Da lì partono le mie prime sperimentazioni, indagando nuove forme attraverso diversi materiali. Ho abbandonato le forme figurative quasi subito, lasciando il posto alla pura forma priva di contaminazioni realistiche. Nel frattempo, accanto alla sperimentazione formale ho sviluppato un interesse per la ricerca di materiali diversi, miranti a soddisfare le mie esigenze di pensiero e comunicazione. Le prime esposizioni sono arrivate durante gli anni di formazione, con diverse collettive nei principali luoghi espositivi calabresi – “Premio internazionale Lìmen”, “Zone scoperte 3”, solo per citarne alcune -; e su tutto il territorio nazionale, ne ricordo una “Il premio nazionale delle arti MIUR”, in cui sono arrivato finalista. Dopo aver acquisito esperienza con gallerie e associazioni culturali, arriva la collaborazione e il supporto della Galleria Ellebbi della città di Cosenza. Grazie al dialogo con altri artisti della galleria e alle figure di riferimento dello spazio, che hanno accolto le mie opere, diversi collezionisti hanno iniziato ad apprezzare la mia arte.

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

La mia ricerca artistica si basa sulla creazione di materie, che suscitano istinti primordiali e rapiscano in un vortice di sensazioni tattili e mentali il fruitore. La scelta della forma spesso diventa un pretesto per amplificare queste sensazioni viscerali, che si provano osservando le mie opere. Il mio linguaggio nasce dall’idea di fondere la materia con la conformazione fisica del soggetto, amplificando la sensazione che il nostro cervello partorisce alla visione dell’opera. È proprio questo il senso della mia ricerca, creare forme e superfici che, interagendo con il vissuto del fruitore, creano associazioni mentali che aprono nuovi orizzonti.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

L’arte interagisce sempre con la società perché è espressione di essa, piuttosto è necessario chiarire il suo ruolo nell’interazione. L’arte non deve essere trainata ma deve trainare, e lo può fare solo rimanendo sensibile ai problemi, assumendosi il peso e la responsabilità del cambiamento.

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Oggi insegno nelle Scuole Superiori, discipline plastiche, e la mia ricerca artistica si è maggiormente intensificata, concretizzandosi con nuovi indirizzi di studio sia formali sia materiali. Infatti, sto sperimentando altri materiali, carta, vetroresina, legno. Programmi per il futuro? È far conoscere sempre di più la mia arte, perché è espressione di me stesso ma soprattutto è il linguaggio preferenziale per comunicare con la società. Ho ancora tanto da dire e tanto da scoprire e far scoprire.

 

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Credo che le istituzioni debbano amare di più l’arte e i suoi interpreti, perché essa fa cultura, ovvero genera bellezza e idee. E, citando una celebre frase di Dostoevskj nel “L’idiota”, la bellezza salverà il mondo e le idee lo miglioreranno; se si è convinti di ciò non si può non dare maggiori spazi, in termini di luoghi e finanziamenti, ai giovani e agli artisti affermati. Bisognerebbe che le istituzioni diventassero promotori di arte, valorizzandola nelle scuole e nel tessuto sociale e culturale di ogni città.

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