13 giugno 2023

exibart prize incontra Luisa Valeriani

di

Complessità, confronto e simbolismo, sono parti fondamentali della mia ricerca.

Qual è stato il tuo percorso artistico?

L’Arte è una parte integrante della mia vita, della mia anima. Lo sperimentare e il mettersi in gioco sono, da sempre, ciò che mi spinge a dipingere. Sono un autodidatta, non ho frequentato nessuna particolare scuola d’arte, alcuni corsi di approfondimento della tecnica, sì. Le mie prime tele sono state i banchi di scuola, ho iniziato a disegnare lì, durante le lezioni di economia e diritto.  I grandi artisti dell’Art Nouveau e della Secessione Viennese sono stati i miei maestri, gli artisti del Romanticismo Tedesco hanno portato alla luce il mio struggimento artistico, i Simbolisti mi hanno insegnato a porre domande e dall’Arte Neoclassica ho carpito il senso del bello.

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Complessità, confronto e simbolismo, sono parti fondamentali della mia ricerca: il mio intento è quello di far in modo che l’osservatore possa “obbligarsi” ad un profondo confronto con sé stesso e con la complessità umana, confronto che innesco, io per prima, attraverso la continua osservazione, riflessione e interazione con ciò che mi circonda.
Nei miei lavori restituisco il risultato di questo processo attraverso la stratificazione sia materica che di significato, aggiungendo simboli e sovrapposizioni.
All’inizio utilizzavo solo tela, acrilici e inchiostro, ma poi ho iniziato a sperimentare nuove tecniche e nuovi supporti, come il plexiglass, il forex e il dibond. Ultimamente ho aggiunto la fotografia – e a volte anche il video – come un ulteriore strumento espressivo e compositivo. Lo scatto è per me un nuovo stratagemma creativo che permette di bloccare, ridefinire e ricomporre il momento nell’immediato, sul quale intervengo con la pittura per esaltare i dettagli e restituire un’anima all’immagine mediante la materia viva dei colori, soprattutto attraverso l’unicità dell’oro, che diventa una costante amica e impreziosisce e rimanda la mente ad un tempo passato che amo rivivere nei miei quadri.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

L’arte, in ogni sua forma, permette di percepire la realtà al di sopra del bene e del male. Insegna ad ascoltare le vibrazioni dell’anima, con ciò che ci circonda, con il mondo. Mi piace pensare che le mie opere possano essere delle metafore visive, che arricchite da simboli e contrasti offrano proprio questi spunti, in grado di innescare questi momenti di riflessione. Non voglio fornire risposte, ma vorrei portare l’osservatore a porsi nuove domande.
Vorrei offrire l’occasione, l’opportunità di fermarsi e distaccarsi dalla realtà quotidiana per qualche minuto, perdersi nell’evocazione dell’opera e lasciarsi guidare semplicemente da un’emozione.

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Continuare a fare arte, ovunque mi porti, accettare le sfide che la vita mi presenta e continuare a crescere come artista e persona.

 

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Ho la fortuna di vivere a Roma, dove tutto parla di Arte. Un patrimonio di incommensurabile bellezza e ispirazione che purtroppo, la maggior parte delle volte, è dato per scontato, come fosse un diritto acquisito, al quale però spesso non affianchiamo l’obbligo che ne deriva di valorizzazione, di protezione e di cura.
Fare del mio amore per l’arte una professione non è semplice, soprattutto se non si appartiene a precisi mondi consolidati e strutturati. L’Arte tutta, e con essa le sue figure chiave, contribuisce alla crescita sociale e culturale del nostro mondo.
Mi riferisco in particolar modo a quel rapporto fondamentale che si crea tra artista e curatore, un connubio potente ed esponenziale tra chi l’arte la crea e chi se ne prende “cura”, per questo credo che le istituzioni debbano facilitare questo sviluppo e attraverso sia il sostegno economico che promuovendo l’incontro fra le parti.

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