27 dicembre 2022

exibart prize incontra Maria Katharina Rauchenberger

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Le mie opere mettono in risalto dettagli spesso inosservati da punti di vista inaspettati e sono solitamente accompagnate da suoni registrati o da reinterpretazioni inedite di brani di musica classica cantati da me.

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Inizio dalle mie origini, sono Mitteleuropea e un’artista poliedrica. Ho iniziato il mio percorso artistico misurandomi con la fotografia, il design, la moda, lo studio del canto e del pianoforte.
Dopo un iniziale approccio alla fotografia analogica, sentivo la necessità di creare un nuovo linguaggio, capace di riflettere la mia visione poetica ed estetica della realtà circostante, per realizzare opere d’arte inclusive, fino ad interessarmi sempre di più alla nuova frontiera del digitale: la cripto arte e gli NFT.
Esplorando le possibilità espressive degli strumenti digitali e dei mezzi di comunicazione contemporanei, realizzo fotografie e video, performance audiovisive, installazioni multimediali e progetti artistici fruibili sia in presenza, sia digitalmente.

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

Lavoro con l’alterazione dell’immagine e del suono. In particolare, uso la solarizzazione – una tecnica che consiste nell’inversione o nel cambiamento tonale di un’immagine – , e la sovrapposizione di filtri colorati per creare composizioni ricche di contrasti cromatici intensi e inusuali. Le mie opere mettono in risalto dettagli spesso inosservati da punti di vista inaspettati e sono solitamente accompagnate da suoni registrati o da reinterpretazioni inedite di brani di musica classica cantati da me.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

L’arte è un linguaggio universale in grado di toccare la parte più intima dell’essere umano e può farsi portavoce, di volta in volta, di diverse tematiche, individuali e collettive, storiche e attuali, sociali e economiche e così via.
È uno strumento di libera espressione che ha un forte potenziale comunicativo, per questo ha la forza di determinare il cambiamento.
L’atto creativo è un atto di creazione e l’opera d’arte viene al mondo per mano dell’artista per parlare del mondo e per portarvi uno o più messaggi.
Il mio intervento artistico non intende alterare la visione del reale, ma mettere in risalto la bellezza di ciò che ci circonda rappresentando la realtà da una prospettiva inedita in grado di coinvolgere lo spettatore all’interno di un paesaggio suggestivo. Così le mie opere passano dall’essere un oggetto di contemplazione a un’esperienza in cui ci si può perdere.
Ho scelto di interagire con l’altro e di offrire i miei spunti di riflessione attraverso la ‘poetica della meraviglia’: le mie opere intendono catturare lo sguardo di chi osserva per portare le persone a soffermarsi sulla bellezza del nostro mondo, naturale e artificiale. Fermarsi ad osservare e riflettere significa prendere consapevolezza, una consapevolezza che può dunque portare ad una maggiore cura verso l’altro e verso la realtà circostante.

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Mi piace esplorare e provare nuove tecnologie e poter parlare direttamente con l’anima delle persone. Vorrei che le mie opere potessero suscitare ancora più emozioni, magari toccando sentimenti che teniamo nascosti e con i quali ci riusciamo a conciliare soltanto quando ci stuzzica un suono o un colore accesso, un forte contrasto in generale.
Quindi in futuro conto di poter – per il tramite delle mie opere – estendere l’impatto emotivo utilizzando tecnologie che potranno stupire maggiormente, per esempio realizzando un tunnel fisico il quale conterrà una mia opera interattiva oltre che inclusiva e che quindi possa essere “personalizzata” dal passaggio di ciascuna visitatrice o di ciascun visitatore al suo interno.

 

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Le criticità che si riscontrano nello scenario attuale dell’arte contemporanea sono in particolare lo scarso supporto economico da parte delle istituzioni e la distanza tra le realtà  museali e culturali già affermate, artisti e curatori emergenti (soprattutto nelle città più piccole).
Le istituzioni dovrebbero avere dei budget dedicati all’arte. Che sia per la sua promozione, la divulgazione, il supporto agli artisti e ai curatori. Potrebbero forse attingere a fondi europei. Leggo che la Commissione europea ha adottato il programma di lavoro di Europa creativa per il 2022, a cui seguirà il lancio dei relativi bandi per presentare proposte (https://www.europacreativacultura.beniculturali.it/europa-creativa-aumento-del-budget-nel-2022-per-sostenere-i-settori-culturali-e-creativi/) quindi ci sono sicuramente molte opportunità da sfruttare appieno.
Inoltre, sarebbe auspicabile avviare un dialogo più strutturato tra artisti, curatori e musei e fondazioni artistiche-culturali. Il primo passo potrebbe essere quello di creare occasioni di incontro, dove potersi conoscere e confrontare, e di mettere a disposizione luoghi espositivi dedicati ad artisti e curatori emergenti.

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