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Come è iniziato il tuo percorso artistico? C’è un momento, un incontro o un’esperienza che ha segnato l’inizio della tua ricerca?
Dopo essere stata contrastata dalla mia famiglia due volte nel percorso artistico, nella preadolescenza e terminata la scuola superiore, alla terza occasione in cui a 46 anni una malattia mi mise con le spalle al muro, non ebbi dubbi: lasciai il lavoro in ambito sanitario che svolgevo da 27 anni e mi avventurai in un percorso di ricerca in cui certamente il confronto con alcuni artisti che contattai fu determinante: Davide Benati, Rina Ferri ed Emilio Contini che guidava, al circolo degli artisti di Reggio Emilia, un corso di Figura a cui mi ero iscritta. Mi invitò a frequentare l’Accademia di Bologna dove lui in quegli anni (97/98 ) era docente. Non potevo essendo dipendente ospedaliera. Nel 2001 lasciai il lavoro e andai a vivere in Toscana (rimasi 5 anni). Certamente determinante per un indirizzo delle mia ricerca la visita ad una mostra di Alberto Burri nella mia città…”la pittura è una libertà raggiunta, costantemente consolidata, difesa con prudenza, così da trarne la forza per dipingere di più”. 1955 A. Burri
Quali temi o domande guidano il tuo lavoro oggi? Cosa ti spinge a sviluppare nuove opere?
I temi che dal 2015 in modo sempre più consapevole e approfondito, sono il Segno e il colore Nero e la sua luce. Certamente l’incontro con la ricerca segnica di Guido Strazza ha arricchito la molteplicità di punti di vista con cui osservare il segnare..
Lavoro per tematiche e quando le ho esaurite o non vedo possibilità di approfondimento compositivo mi fermo.
Che ruolo giocano i materiali e le tecniche nella tua pratica? Come scegli gli strumenti espressivi con cui lavorare?
Lavoro prevalentemente come pittrice e incisore. Sempre la scelta dei materiali o tecniche pittoriche e incisorie è legata strettamente al risultato che desidero raggiungere e che interiormente ho “visto” o sentito. Materiali e tecniche sono molto più di quello che sono, essi fanno “quasi” parte dell’opera, perché per me ne costituiscono parte dell’anima. Ogni lavoro è un’alchimia, una trasformazione di qualcosa di reale in altro da sé. I materiali nell’utilizzarli, incontrandosi, mescolandosi con leganti, medi , pur non perdendo la loro identità generano ricchezze insostituibili per il risultato che sarà l’opera stessa.
Puoi parlarci di un’opera o un progetto a cui sei particolarmente legata? Cosa rappresenta per te e quali sfide ha comportato?
Tra il 2019 e il 2021 ho realizzato due bozzetti preparatori poi undici opere su carta (alcune di grandi dimensioni) e un libro d’artista dedicati al Segno inserito nella scrittura e al Nero ( le opere sono presenti nel catalogo online Nero Silenzio sul mio sito www.mariavalli.it e i titoli delle opere sono parole o frasi di alcuni versi da me scritti sul Nero:
Ombra erosiva/su un passo/che tenta oltre e attraversa/ il labirinto/ nero silenzio/vuoto assoluto/ tu/ senza tempo.
Nelle opere realizzate tutte su carta fatta a mano della Hannemulhe ho utilizzato una scrittura semitico fenicia del 1300 a.C. che, non essendo comprensibile, era apprezzata come grafismo. In ogni opera alcune campiture sono composte dal ripetersi ossessivo dei segni che non sono altro che il titolo stesso dell’opera. Esse sono state esposte in una sala al buio, con un accompagnamento musicale appositamente scritto e suonato con chitarra acustica; ad ogni visitatore era data una piccola pila che permetteva di seguire il percorso espositivo che era quello di un labirinto circolare. Tre erano le sale della mostra Nero Silenzio, di cui una era questa. Ho voluto richiamare alla memoria delle persone che la visitavano il percorso di iniziazione che era simboleggiato all’origine dal labirinto circolare, in cui non era presente la possibilità di errore, ma era il percorso, la sua lunghezza…il raggiungimento della meta.. le difficoltà incontrate da coloro che vi si addentravano anticamente. All’uscita il visitatore trovava un cartoncino su cui scrivere le sensazioni, i sentimenti provati durante la visita, poi i cartoncini con gli scritti venivano appesi ad un supporto in modo che potessero essere letti anche dagli altri visitatori e si creasse comunicazione e interazione.
Come affronti la fase di ricerca e sviluppo di un progetto? Segui un metodo o un processo specifico?
Di solito non ho metodi…tranne il silenzio, lascio che emergano le fasi dall’interiorità. Silenzio e ascolto sono i miei cardini.
Quali sono le principali sfide che incontri come artista oggi? E come cerchi di superarle?
La sfida principale è per me rimanere fedele alla ricerca e non lasciarmi attrarre da proposte “ commerciali”. Non accetto di mancare di fedeltà alla ricerca per vendere o per apparire.
George Steiner nel suo libro “ Vere presenze” dice che il fascino dell’opera d’arte( scritto, immagine ,musica, video….) è radicalmente disinteressato. L’originalità di un’opera è all’opposto della novità, lo dice la stessa etimologia della parola : un ritorno all’origine, “ alla pulsazione di una fonte lontana”.
Come non lasciarmi intrappolare o indebolire? Continuando a vivere nella certezza che la ricerca artistica sia un cammino del tutto gratuito e frutto di una libertà vissuta,in quanto la realizzazione di un’opera origina dalla libertà interiore dell’artista che sceglie di esprimere la propria creatività. Lo sguardo dell’osservatore poi, altrettanto liberamente,incontra l’opera e il rapporto che nasce sarà espressione di due libertà.
Diceva Burri….io confermo: “la mia pittura è una libertà raggiunta…”













