24 giugno 2023

Il made in Italy approda in Francia, con la prima di Mercanteinfiera

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A settembre, Fiere di Parma presenta la prima edizione di Mercanteinfiera a Parigi: 250 espositori pere esplorare il Made in Italy. Ne parliamo con l’ Exhibition Director Ilaria Dazzi

Gaetano Pesce nobody's perfect

Fiere di Parma presenta la prima edizione di Mercanteinfiera a Parigi, dal 6 al 10 settembre con oltre 250 espositori presso il centro espositivo Paris Expo Porte de Versailles, tra i più grandi d’Europa. Il paradiso dei cacciatori di affari e dei collezionisti apre con antiquariato, vintage, modernariato, design d’autore e oggettistica di pregio di epoche e stili diversi. Fiere di Parma si associa a Proantic – rinomata piattaforma francese di vendita online dedicata agli antiquari professionisti – che mette a disposizione le proprie risorse per la promozione di Mercanteinfiera à Paris.

Appuntamento imperdibile con l’arte e la storia e con oltre 40 anni di esistenza, la fiera italiana ha tutte le carte in regola per realizzare questo progetto superbo. La Francia è un paese di grandi collezionisti e con un mercato fiorente, ma nel giro di pochi anni ha visto sparire importanti appuntamenti con l’antiquariato, vedi la Foire de la Bastille. Ricordiamo che l’ultima edizione di Mercanteinfiera ha accolto mille espositori su 40mila mq, circa sessantamila visitatori e un pubblico eterogeneo proveniente anche da Australia, Israele e Cina.

Per saperne di più di questo appuntamento a Parigi, abbiamo parlato con Ilaria Dazzi, Exhibition Director di Mercanteinfiera.

 A settembre approdate a Parigi. Qual è il vostro obiettivo?

«Siamo in una location completamente diversa ed è una prima esperienza, quindi se arriviamo a 5mila visitatori siamo contenti. È comunque un’occasione culturale per i visitatori francofoni e rappresenta certo un nuovo mercato per gli espositori italiani».

Che tipo di pubblico aspettate?

«Di certo francofono, penso alla Francia, ma anche al Belgio e alla Svizzera. Inoltre, in concomitanza c’è Maison et Objet, un grande evento francese dedicato all’interior design, che può portarci un pubblico internazionale con un interesse per il nostro mercato».

Da dove vengono gli espositori di Mercanteinfiera a Parigi?

«La metà degli espositori sono italiani, gli altri provengono dalla Francia o da paesi francofoni. Sono tutti professionisti che hanno un ottimo curriculum e una licenza antiquariale. Comunque, le iscrizioni sono ancora aperte».

Mercanteinfiera à Paris avrà una cadenza annuale?

«Molto dipende da come andrà questa edizione. Vogliamo creare un evento con una continuità magari annuale, e dare ai nostri operatori una piattaforma estera per sviluppare la loro rete sociale professionale».

Che cosa vi aspettate da questa prima tappa francese?

«È una super sfida! Parigi è una piattaforma tra le più importanti al mondo. Vogliamo dare l’opportunità ai nostri espositori di internazionalizzarsi, ma allo stesso tempo vogliamo mantenere la nostra unicità e tradizione. Il desiderio è comunque di rimanere sempre in linea con le esigenze degli operatori del settore, ma anche di sapersi rinnovare e avvicinare nuove fasce di pubblico. Non abbiamo delle aspettative troppo rigide, ci mettiamo alla prova. Siamo a un punto del percorso in cui ci sono i tempi e le modalità per sbarcare a Parigi».

Che cosa intendi per tradizione?

«Si dice che a Mercanteinfiera trovi oggetti da 1 euro a un milione. È un modo per dire che trovi oggetti per tutte le tasche, ma sempre con una grande attenzione all’autenticità del pezzo. Comunque, desideriamo portare il nostro format, che va dall’allestimento a una proposta culinaria e alimentare italiana. Per di più, la fiera mette a disposizione di tutti gli acquirenti degli esperti per consulenze e informazioni specifiche, oltre che per garantire che la merce sia adeguata al regolamento e che non tradisca l’offerta».

Perché oggi?

«Perché ci sono le condizioni per porre questo rischio. Abbiamo affrontato tanti momenti diversi negli ultimi dieci anni. Ci siamo ritrovati a riattivare il brand, a studiare una strategia di comunicazione per avvicinare un pubblico medio giovane mentre nel post covid abbiamo fatto anche degli esperimenti che si sono rivelati dei successi. Le relazioni internazionali si sono evolute e stabilizzate, la fiera ha una tradizione molto radicata e una comunità molto solida. Costruire e progredire è diventato il nostro modo di lavorare».

Dopo Parigi?

«New York potrebbe accogliere con entusiasmo questa fiera. Sarebbe interessante sbarcare in Svizzera, dove abbiamo molti collezionisti. È un bacino di utenza molto interessante».

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