21 settembre 2020

Le luci della ribalta è il festival che anima la Certosa di Padula

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Entra nel vivo la ventiduesima edizione del festival Le luci della ribalta, che porta le sue riflessioni sull'attualità del silenzio, nella cornice storica della Certosa di Padula

Il 4 settembre 2020, a Padula, presso la Certosa di San Lorenzo, si è aperto il festival Le luci della Ribalta XXII che terminerà il 26 del mese corrente. Quest’anno, il titolo che dà il tema all’evento è Il silenzio non ha prezzo, non a caso in riferimento all’emergenza sanitaria che ha visto, da un po’ di tempo, riflessioni e soluzioni inaspettate per la gestione di problemi concreti riguardanti i rapporti sociali e gli interscambi di vario genere tra le persone. Ciò che si è messo in campo, per questa edizione, è un approccio contemplativo, riflessivo e organizzativo, che non poteva che partire da un luogo nato proprio dalla relazione stretta con la meditazione e il silenzio, con gli scambi a vari livelli e gradi, con il fondamento della vita eremitica tanto ricercata e voluta, da portare il corpo, dopo il trapasso, ad avere una totale disgregazione anche nella semplice questione identitaria. Era usanza dei frati certosini seppellire i loro confratelli solo con un cumulo di terra e una croce senza nome, in simbolo del completo distacco dalla condizione terrena, raggiunto tramite la contemplazione eremitica, per il conseguimento dell’ascesi spirituale.

Le luci della ribalta: incontri live e webinar dalla Certosa

Certo, non si è ridato vita alla condizione monastica dei certosini in questi giorni ma, con la presenza figurativa del luogo, l’occasione particolare del momento storico e le tecnologie dell’ultima rivoluzione che stiamo vivendo, si è dato vita a un ciclo di conferenze online ed eventi live con al centro i temi dell’ambiente naturale, della sostenibilità, del paesaggio antropico innovativo, dell’internet dei valori. Perseguendo, umilmente, la volontà di costruire «un Manifesto per Madre Terra, nel contesto della Certosa di San Lorenzo a Padula, sia nel senso di coniugare ogni singolo intervento, per quanto possibile, con il genius loci straordinario del Parco e del Monastero, sia di proporre la Certosa e Padula, appunto, come “luogo comune” e hub permanente della cultura del rispetto, della tutela e della valorizzazione sostenibile del pianeta».

I webinar, moderati da Cristiana Colli, hanno avuto e avranno come protagonisti Luca De Biase, editor di innovazione a Il Sole 24 Ore e a Nova24, Telmo Pievani, filosofo ed evoluzionista, titolare della prima cattedra italiana di Filosofia delle Scienze Biologiche presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale e appassionato divulgatore, incluso dal New Yorker tra coloro che sono «destinati a cambiarci la vita», Ugo Leone, già professore ordinario di Politica dell’ambiente presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Napoli Federico II. Ad avere comunque un rapporto diretto con i luoghi, che, per il periodo del lockdown, hanno visto quasi la totale assenza delle persone, ci penseranno la musica e le parole della poesia.

Un luogo storico, per Padula Capitale della Cultura

Il monastero è uno dei più grandi d’Europa, la superfice totale è di 50mila metri quadri, e la sua costruzione è stata voluta e finanziata da Tommaso Sanseverino, conte di Marsico, nel 1306. Le forti motivazioni per l’edificazione dell’imponente struttura, oltre all’aspetto devozionale e politico, si devono ricercare anche nella volontà di bonificare il territorio paludoso, circostanza che, molto probabilmente, dette il nome allo stesso borgo arroccato sul colle che domina la valle. Cuore pulsante di tutto il Vallo di Diano, la certosa accrebbe il suo prestigio fino alla soppressione napoleonica del 1866, quest’ultima definitiva.

Lo schema costruttivo è quello dell’Ordine fondato nel 1084 da san Brunone di Colonia, in Francia, e bipartito in “casa bassa”, riservata ai luoghi di lavoro dove i conversi, frati senza gli ordini religiosi, si occupavano dei lavori manuali, della sussistenza della comunità e dei rapporti con il mondo esterno; e in “Casa alta”, completamente distaccata, dove i risiedevano i padri e regnavano il silenzio, la meditazione e la clausura.

Il gioiello campano, già Patrimonio dell’Unesco, in questi giorni è anche al centro dei programmi per la candidatura di Padula a Capitale Italiana della Cultura 2022 con lo scopo di connettere «la dimensione sapienziale con quella spirituale, la verticalità delle memorie di luogo con l’universalità della rete di appartenenze e vocazioni». E con l’obbiettivo, non trascurabile, del Comune di Padula e dell’Assessorato alla Cultura, di poter ulteriormente sviluppare il territorio, preservando tutte le sue particolarità materiali ed immateriali, alcune già inserite in Padula Sistema Museo.

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