15 dicembre 2020

Il team curatoriale della Biennale di Istanbul punterà sulla dispersione

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La 17ma edizione della Biennale di Istanbul, che si terrà nel 2021, sarà curata da un team composto da un artista e due critici d'arte. Ecco su quale tema punteranno

Andrea Zittel, Personal Plots, 2019 Concrete block, plaster, paint and gravel 1610.4 × 1099.8 × 45.7 cm Courtesy the artist and Regen Projects. Commissioned by the 16th Istanbul Biennial. Ph. Onur Dogman
Andrea Zittel, Personal Plots, 2019 Concrete block, plaster, paint and gravel 1610.4 × 1099.8 × 45.7 cm Courtesy the artist and Regen Projects. Commissioned by the 16th Istanbul Biennial. Ph. Onur Dogman

Organizzata dalla IKSV – Istanbul Foundation for Culture and Arts, la 17ma edizione della Biennale di Istanbul si terrà dall’11 settembre al 14 novembre 2021 e, come recentemente annunciato, sarà curata da un team composto da Ute Meta Bauer, Amar Kanwar e David Teh. A selezionare i curatori, il prestigioso advisory board della Biennale, composto da Iwona Blazwick, direttrice della Whitechapel Gallery, dallo storico dell’arte Ayşe Erek, da Yuko Hasegawa, direttore del Museum of Contemporary Art di Tokyo, da Agustín Pérez Rubio, co-curatore della 11ma Biennale di Berlino, e da Levent Çalıkoğlu, direttore generale del Modern Museum of Art di Istanbul.

Il caso della Biennale di Istanbul

Dalla sua prima edizione, nel lontano 1987, la Biennale di Istanbul ha saputo imporsi nel panorama internazionale e ormai affollato delle manifestazioni periodiche dedicate all’arte contemporanea, grazie anche al netto taglio curatoriale che caratterizza ogni edizione. Dopo le prime due edizioni, svoltesi sotto il coordinamento generale di Beral Madra – una figura di riferimento della critica d’arte in Turchia – la IKSV decise infatti di commissionare ogni edizione a un curatore diverso, nominato da un comitato consultivo internazionale.

Arter Museum di Istanbul

Nel 2019, a curare la Biennale di Istanbul fu Nicolas Bourriaud, che declinò la sua “versione” in tema ambientalista, prendendo spunto dal Settimo Continente, l’isola di plastica che naviga tra gli oceani. L’occasione fu buona anche per immergersi nel clima culturale della vivacissima città e dare un’occhiata ai vari nuovi musei in costruzione. Ma non sono tutte rose e fiori, una impostazione più critica la diedero, per esempio, Elmgreen & Dragset che dedicarono la loro quindicesima edizione al Good Neighbour, il buon vicino, sfidando la censura con la loro proverbiale e sottile ironia.

Qualche parola merita anche la stessa IKSV: la potente fondazione, che organizza praticamente tutti i grandi eventi culturali della città turca, dalla Biennale del Design al Festival del Cinema, è stata istituita nel 1973, in occasione delle celebrazioni del 50mo anniversario della Repubblica turca, e riunisce alcuni degli imprenditori più facoltosi e munifici del Paese. Tra i vari progetti, la IKSV è anche responsabile della commissione del Padiglione Turchia alla Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia (a proposito, nel 2021, in Laguna vedremo Fusun Onur).

Imparare dal cielo, dal mare, dalla terra

E allora, cosa vedremo alla 17ma Biennale di Istanbul, in questo 2021 che si spera migliore ma che, inevitabilmente, si porterà dietro gli strascichi di ciò che abbiamo vissuto? «Piuttosto che un grande albero, carico di frutti dolci e maturi, questa biennale cerca di imparare dal volo degli uccelli, dai mari un tempo brulicanti, dalla lenta chimica del rinnovamento e del nutrimento della terra», scrivono i tre curatori nel loro statement.

«Potrebbe non esserci un grande raduno, nessuna riunione orchestrata in un momento e in un luogo. Invece potrebbe essere una grande dispersione, una fermentazione invisibile. I suoi fili si uniranno, ma si moltiplicheranno e divergeranno, a ritmi diversi, incrociandosi qua e là ma senza un culmine rumoroso, senza nodo finale. Può iniziare prima che inizi e continuare anche dopo che sarà finita», continuano i curatori, giocando un po’ con il linguaggio e con l’aspettativa di una manifestazione che eviterà i grossi assembramenti.

I tre curatori della Biennale di Istanbul 2021

Ute Meta Bauer è la fondatrice e direttrice del NTU Centre for Contemporary Art di Singapore e attualmente insegna alla School of Art, Design and Media della Nanyang Technological University. Nella sua carriera, ha co-curato Documenta 11 di Kassel, nel team di Okwui Enwezor, e ha collaborato alla curatela del padgilione Stati Uniti alla 56ma Biennale di Venezia, che presentò il lavoro di Joan Jonas vincendo anche una menzione speciale. Recentemente ha collaborato con TBA21-Academy.

 

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Classe ’64, Amar Kanwar è un artista originario di Nuova Delhi e lavora principalmente con immagini in movimento e installazioni immersive. Le sue opere sono state presentate alla Ishara Art Foundation di Dubai, al Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid, alla Tate Modern di Londra. Kanwar è una presenza fissa a Kassel, avendo partecipato a Documenta 11, 12, 13 e 14.

Nato nel 1977 in Australia, lo storico e critico d’arte David Teh ha lavorato principalmente tra Singapore e Bangkok e la sua ricerca si concentra sull’arte moderna e contemporanea del sudest asiatico. È autore per riviste come ARTMargins, Artforum, Afterall, Third Text e Art Asia Pacific e i suoi progetti curatoriali sono stati esposti, tra l’altro, alla 12ma Biennale di Gwangju e alla Haus der Kulturen der Welt di Berlino.

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