28 gennaio 2022

Addio a Paolo Gioli, maestro coraggioso e riservato della fotografia

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Paolo Gioli è morto a 79 anni: riservato ricercatore della materia visiva e instancabile compositore di immagini, rimangono indimenticabili le sue sperimentazioni con le Polaroid

Paolo Gioli, Autoritratto stenopeico, Polaroid SX-70 applicata su carta da disegno, 25 × 17,5 cm, 1977. Collezione privata. © Paolo Gioli

Fotografo e regista, maestro della ricerca sull’immagine, Paolo Gioli è morto a 79 anni, a Lendinara, in provincia di Rovigo. Riservato nel carattere e coraggioso nella ricerca, non amava definirsi “sperimentatore” ed era conosciuto anche a livello internazionale, le sue opere sono esposte in istituzioni come il MoMA di New York e il Centre Pompidou di Parigi. Nel marzo del 2021, era stato protagonista di una doppia mostra a Lecce e Bisceglie.

«Fin da subito ho capito di trovarmi di fronte a una figura di levatura internazionale, unico nel suo genere, soprattutto per quanto riguarda l’innovazione e l’invenzione tecnica. La sua ricerca sul dispositivo è sicuramente l’aspetto che mi ha affascinato maggiormente. Gioli mi è sembrato subito un caso a parte nel panorama del cinema sperimentale italiano e infatti, sotto molti punti di vista, svetta su tutti gli altri. L’altro aspetto rilevante è come la sua attività filmica non sia separabile da quella fotografica e la stessa infaticabile ricerca di nuove tecniche lo dimostra, così come la migrazione di temi da un’opera all’altra, da una serie all’altra, da un medium all’altro», così ci raccontava il curatore della mostra, Bruno Di Marino, in una nostra intervista.

Iconiche le sue ibridazioni tecniche, come si evince dalle didascalie di alcuni dei suoi lavori più conosciuti, come Autoritratto, immagine stenopeica su negativo, oppure Volto in cera, polaroid polacolor trasferita su carta, pigmento di oro e argento, e ancora Autoanatomia, polaroid trasferita su seta applicata su cartoncino, acrilico. Una serie impressionante di procedimenti analogici che farebbe impallidire, virtualmente, i moderni software di fotoritocco.

Nato a Rovigo, il 12 ottobre 1942, il suo primo contatto con l’arte fu tramite lo scultore Virgilio Milani, di cui iniziò a frequentare lo studio già dalla tarda adolescenza. Dopo gli studi alla Scuola Libera del Nudo nei primi anni ‘60, entrò in contatto con la scena artistica veneziana e con le Avanguardie del periodo. Nel 1967 il trasferimento a New York, dove incontrò l’amico Paolo Vampa, che diventò produttore del suo lavoro e suo sostenitore. Qui ebbe modo di conoscere il New American Cinema e la Scuola di New York – i cui influssi si avvertono in particolare nei suoi lavori pittorici – ed entrò in contatto con i galleristi Leo Castelli e Martha Jackson.

Paolo Gioli, Volti attraverso

Ritornato in Italia, visse per alcuni anni a Roma, dove, dai primissimi anni ‘70, cominciò a interessarsi di cinema e di fotografia, frequentando la Cooperativa Cinema Indipendente che orbitava intorno al Filmstudio. Nel 1976 il trasferimento a Milano dove, oltre al cinema, si dedicò con continuità alla fotografia, orientando in maniera decisiva la sua ricerca. Agli anni ’80 invece risalgono le sperimentazioni sui Polaroid, che chiamava «Umido incunabolo della storia moderna», altra sua serie particolarmente esposta, conosciuta e apprezzata. Attraverso questo medium istantaneo, riuscì a portare avanti la sua ricerca, traslando la materia dell’immagine su supporti diversi dalla pellicola, come la carta e la tela, in continuità con la sua prima formazione nelle belle arti.

Tra le principali mostre personali in Italia, quella all’Istituto Nazionale della Grafica-Calcografia di Roma nel 1981, al Palazzo Fortuny di Venezia e al Museo Alinari di Firenze nel 1991, al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1996, al MUFOCO – Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello nel 2008, a Villa Pignatelli di Napoli, nel 2014. I suoi film sono distribuiti dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e da LightCone a Parigi.

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