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Back to Peace? I fotografi Magnum raccontano il secolo della guerra, a Gorizia
Fotografia
Un anziano contadino, di bassa statura, indica a un giovane ufficiale statunitense accovacciato accanto a lui la direzione presa dai Tedeschi, con un bastone che appare come un prolungamento del braccio stesso e con gli sguardi dei due che seguono quella traiettoria invisibile annullando all’instante – anche per noi che guardiamo lo scatto a distanza di decenni – qualunque barriera linguistica. Questo stesso scatto ci introduce e guida in Back to Peace? La guerra vista dai grandi fotografi Magnum, la mostra che Palazzo Attems Petzenstein ospita a Gorizia dal 20 dicembre 2025 al 3 maggio 2026. Si tratta una delle mostre di punta del programma di GO! 2025 Nova Gorica – Gorizia Capitale europea della Cultura. Il progetto, a cura di Andrea Holzherr e Marco Minuz, riunisce oltre 200 fotografie dei grandi autori della storica agenzia Magnum Photos dedicate alla Seconda guerra mondiale e agli anni immediatamente successivi, restituendo un ampio affresco visivo del Novecento e raccontandone i momenti di devastazione e ricostruzione.
Back to Peace? La guerra vista dai grandi fotografi Magnum fa parte di un viaggio attraverso la fotografia che vede per GO! 2025 anche Franco Basaglia, dove gli occhi non arrivavano e Tre sguardi. La mostra, organizzata da Erpac – Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia e prodotta da Suazes in collaborazione con Magnum Photos, presenta per la prima volta in forma così estesa una selezione di reportage storici realizzati dai principali autori Magnum, da Robert Capa a Henri Cartier-Bresson, da George Rodger a David Seymour, insieme a Werner Bischof, Eve Arnold, René Burri, Leonard Freed, Burt Glinn, Thomas Hoepker e altri protagonisti della fotografia del XX secolo.
Il percorso espositivo si apre con gli iconici scatti di Robert Capa, tra cui le fotografie dello sbarco in Normandia, e con le foto di George Rodger eseguite in occasione della liberazione dei campi di concentramento, messe in dialogo con i disegni realizzati da Zoran Mušič a Dachau. Seguono il reportage di Wayne Miller sugli effetti delle bombe atomiche in Giappone e il film Le Retour di Henri Cartier-Bresson, dedicato al rientro dei prigionieri di guerra in Francia.
Ampio spazio è riservato al lavoro di Werner Bischof, che documenta la distruzione dell’Europa tra Olanda, Italia, Romania, Grecia, Francia, Germania, Slovacchia, Polonia e Finlandia, e al progetto di David Seymour sui bambini vittime del conflitto, realizzato con il sostegno dell’UNICEF. Tra le sezioni successive, le fotografie di Herbert List sulle rovine del dopoguerra e Generazione X, lavoro commissionato da una rivista tedesca per raccontare le aspirazioni della gioventù europea nella fase della ricostruzione. La mostra si chiude con le immagini dedicate alla costruzione del Muro di Berlino, simbolo delle nuove fratture del continente.
Accanto alle fotografie, il progetto integra installazioni multimediali e due colonne sonore originali commissionate a compositori italiani, oltre all’esposizione di oggetti militari storici legati alle immagini in mostra. Un impianto che rafforza il carattere immersivo del percorso, pensato come riflessione sulla memoria e sulla persistente attualità dei temi della guerra e della pace. La scelta di Gorizia, città di confine segnata dalle divisioni del Novecento e oggi al centro di un progetto culturale transfrontaliero, conferisce alla mostra un ulteriore livello di lettura, mettendo in relazione le immagini storiche con il contesto geografico e simbolico che le accoglie.












