11 maggio 2023

I menhir della Sardegna visti da Olivo Barbieri: la mostra a Nuoro

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Le “perdas fittas” della Sardegna, un monumento alla resistenza, piantato nella terra arcaica: Olivo Barbieri ci racconta la sua mostra fotografica al museo MAN di Nuoro

Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine - Dolmen and Menhirs in Sardinia, Goni, Sud Sardegna 2021 Courtesy l’artista e Fondazione di Sardegna, Courtesy l’artista e Fondazione di Sardegna

Nel cuore della Sardegna le chiamano “perdas fittas”, pietre piantate nella terra. In tutti gli altri luoghi d’Europa, da Stonehenge a Carnac o da Blekinge a Sagres, sono menhir. Dolmen quando il monumento megalitico ha una struttura architettonica elaborata. Affascinano, ieri come oggi, e alimentano l’immaginario collettivo di archeologi, cultori della new age, appassionati di cultura pop quando il menhir sta sulle spalle di Obelix, l’invincibile celta dai pantaloni a righe biancocelesti inventato da Uderzo. Ma le “perdas fittas” hanno incuriosito anche il grande Olivo Barbieri, uno dei maggiori artisti e fotografi italiani contemporanei, che è in mostra al Man di Nuoro con Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna”, visitabile sino al 25 giugno 2023. 60 fotografia inedite a colori e un wallpaper di grandi dimensioni, per un lavoro curato da Marco Delogu e Chiara Gatti.

Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen and Menhirs in Sardinia, Decimomannu, Cagliari 2021 Courtesy l’artista e Fondazione di Sardegna

Oggetto della ricerca è il patrimonio di megaliti disseminati sull’isola e osservati nella loro capacità di modificare lo spazio che li circonda. Accompagna la mostra un catalogo con 105 fotografie edito da Punctum Press con testi di Andrea Cortellessa, Riccardo Cicilloni, Marco Delogu e Franco Carta e un dialogo tra lo stesso artista e Chiara Gatti. In questa occasione abbiamo raggiunto Barbieri, per farci raccontare il progetto dalla sua voce.

Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen and Menhirs in Sardinia, Calangianus, Sassari 2021 Courtesy l’artista e Fondazione di Sardegna

Barbieri, come nasce il progetto?

«È un lavoro dalla gestazione lunga, si va indietro ai primi anni Ottanta: in Bretagna scatto forse le prime foto a dolmen e menhir, dai quali sono sempre stato molto attratto».

Motivo?

«Ci ho sempre visto una forma di resistenza. E ancora resistono, da millenni. Sopravvissuti ai cambiamenti geografici, politici, alle guerre. Queste pietre le considero un primo tentativo dell’uomo di erigere e costruire qualcosa: simboli di resistenza occidentale. Come si sa dolmen e menhir creano una “striscia” che parte dall’Inghilterra e sconfina in Africa. È un patrimonio che esiste solo in questa parte del pianeta».

Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen and Menhirs in Sardinia, Villaperuccio, Sud Sardegna 2021 Courtesy l’artista e Fondazione di Sardegna
Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen and Menhirs in Sardinia, Ittiri, Sassari 2021 Courtesy l’artista e Fondazione di Sardegna

E la Sardegna?

«Confesso di essermi sempre sentito un po’ in colpa per aver trascurato il patrimonio nazionale, soprattutto sardo. Nella vostra isola c’è una grande ricchezza di questi megaliti. E finalmente attraverso il progetto AR/S Condivisa e il Photo Solstice di Marco Delogu ho ripreso in mano il filo».

Anche lei dà una valenza spirituale o è affascinato solo dal trascorrere del tempo?

«Se la fascinazione spirituale si lega al fatto che questi oggetti sono stati costruiti in modo misterioso, con delle abilità a noi sconosciute viste le enorme dimensioni, il peso e il volume, intravedo qualcosa di spirituale che ha spinto quegli uomini a compiere uno sforzo enorme per lasciare tracce ancora visibili. Che poi fossero sistemi di comunicazione, punti di ancoraggio per muoversi nello spazio, anche inteso come universo, non so. Registro le tante ipotesi. Nessuna è chiara. Forse aveva ragione Gustave Flaubert quando disse – provocatoriamente – che non se ne sapeva nulla e che probabilmente non servivano a niente Sono soltanto grandi pietre.  Se, invece, per spirituale si intende questa mitologia più contemporanea secondo la quale esistono dei luoghi di energia, nutro un po’ di sospetti».

Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen and Menhirs in Sardinia, Sa Coveccada, Mores, Sassari 2021,

Dai suoi passaggi in Sardegna emerge una geografia, o mappatura, nuova?

«I viaggi sono tre. Rigorosamente alla scoperta di dolmen e menhir, talvolta invadendo campi privati o ovili. Il menhir è una specie di scoperta culturale. In molti non sanno della loro presenza. È fondamentale metterlo in evidenza, anche se i nuraghi, altre pietre, ancora pietre, hanno messo in ombra un po’ tutto. Eppure, l’una non esclude l’altra».

Addirittura tre viaggi?

«Perché ho cercato di capire, via via con più intensità, con quale misura l’esistenza di questi megaliti abbia influenzato ciò che stava attorno e in quale misura ciò che ci stava attorno li ha condizionati come visibilità».

Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen and Menhirs in Sardinia, Serramanna, Sud Sardegna 2021, Courtesy l’artista e Fondazione di Sardegna
Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen and Menhirs in Sardinia, Sorgono, Nuoro 2021, Courtesy l’artista e Fondazione di Sardegna

Una peculiarità?

«La Sardegna possiede un patrimonio che poche regioni hanno: parlo di una dimensione temporale che si può facilmente rintracciare: pietre antiche di seimila anni e strutture moderne. È affascinante. In un raggio corto, ha tutto quest’isola: menhir, nuraghi, chiese medievali, vari tipi di Novecento, fino all’esplosione della contemporaneità della cupola di Dante Bini…è un abbecedario dell’architettura».

Che rapporto hanno i Sardi con queste pietre antiche, si è fatto un’idea?

«È abbastanza complicato, mi pare. Alcuni di questi luoghi, in Francia come in Sardegna, sono stati utilizzati per vari riti, anche magici. Ma storicamente quelli dell’isola non hanno avuto l’impatto “forte” dei megaliti d’oltralpe, che in taluni casi sono stati cristianizzati e quindi trasformati nella valenza. In ogni caso si tratta di una connessione di rispetto e di leggerezza al tempo stesso».

Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna, Fonni, Nuoro 2021, Courtesy l’artista e Fondazione di Sardegna

C’è una pietra d’elezione?

«Più d’una. La più straordinaria sta a Fonni: è un menhir con la pietra forata nella parte più alta, mi pare di scorgere una figura femminile, quasi una bambina, modificata dal tempo. Ora assomiglia a una scultura contemporanea».

olivo barbieri mostra nuoro
Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna, foto di Alessandro Moni, courtesy Fondazione di Sardegna e Museo MAN, Nuoro
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Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna, foto di Alessandro Moni, courtesy Fondazione di Sardegna e Museo MAN, Nuoro
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Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna, foto di Alessandro Moni, courtesy Fondazione di Sardegna e Museo MAN, Nuoro
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Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna, foto di Alessandro Moni, courtesy Fondazione di Sardegna e Museo MAN, Nuoro
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Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna, foto di Alessandro Moni, courtesy Fondazione di Sardegna e Museo MAN, Nuoro
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Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna, foto di Alessandro Moni, courtesy Fondazione di Sardegna e Museo MAN, Nuoro
Olivo Barbieri, Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna, foto di Alessandro Moni, courtesy Fondazione di Sardegna e Museo MAN, Nuoro

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