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In fisica, il vuoto è decifrabile come la totale assenza di materia, dato un certo volume di spazio. Una condizione quasi impossibile da ottenere, considerando anche la capacità innata dell’uomo di riempire, attraverso l’immaginazione, l’horror vacui. È una sorta di paradosso delle idee, che spinge artisti e intellettuali a raccogliersi intorno a questo particolare stato del pensiero e della materia. E questo è anche il fulcro della riflessione di Luca Gilli che ha esposto, nei monumentali spazi di Villa Lysis, a Capri, per “Plenum”, mostra a cura di Marina Guida, venti immagini fotografiche che indagano e approfondiscono questa concezione fisica dello spazio e del tempo.
Proprio queste due coordinate si fondono nelle opere di Luca Gilli in esposizione a Capri, in cui si nota anche una particolare attenzione alla ricerca di qualcosa di under costruction. L‘artista seleziona, appunto, luoghi e strutture in manutenzione o, comunque, ancora incomplete o non definitive e, nei suoi scatti, arresta il momento in cui il rapporto tra vuoto e pieno diventa più percepibile: una coerente e peculiare estetica del vuoto.
«La mostra nasce da una brillante proposta che la curatrice Marina Guida mi ha fatto poco tempo dopo esserci conosciuti in un’importante fiera d’arte italiana alla quale partecipavo con un solo show per Paola Sosio Contemporary Art. Il progetto ha poi preso forma attraverso un confronto intenso tra di noi e con la gallerista che, entusiasta, ha promosso la mostra. A loro va il mio ringraziamento. Capri per me è stata una scoperta, un contesto nuovo», ci raccontava lo stesso Gilli in una intervista.
È l’armonia dei contrasti che rende interessanti i lavori di Luca Gilli, contrapposizioni luministiche e morfologiche che mostrano apparentemente un tempo indefinito, in un luogo indefinito del cosmo. Colori brillanti e accesi si scontrano con la purezza del bianco, presente in ogni scatto, creando nuove strutture visive, costituite da ambienti così reali da sembrare illusori. Difatti, ogni fotogramma mostra luoghi realmente esistenti, scelti attraverso un lungo processo di studio che mette in risalto il rapporto tra la luce e le forme preesistenti all’interno dell’habitat selezionato dall’artista.
È così che si esplicita il concetto cartesiano di plenum, in cui si pensa allo spazio fisico generale come occupato in maniera massiccia da particelle di natura diversa che, a contatto tra loro, generano il moto dell’universo. In questa concezione, in cui Dio è la causa capace di conferire il continuo movimento, tutto funziona in maniera meccanica, come in una sorta di una grande congegno, compresa la luce che diventa, così, parte solida e massiccia dello spazio.
Il plenum generato nelle immagini proposte da Luca Gilli a Capri, apre una riflessione sulla luce come spazio pieno e non vuoto, tangibile e corporeo, che inonda e acceca l’intero cosmo bidimensionale della superficie fotografica, alla ricerca dell‘infinito.