22 agosto 2021

La nascita del fotogiornalismo: Adolfo Porry-Pastorel al Museo di Roma

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La storica figura di Adolfo Porry-Pastorel, pioniere della fotografia politica, di costume e della società italiana, raccontata da una mostra al Museo di Roma Palazzo Braschi

Adolfo Porry Pastorel, Seggiolai in bicicletta a Piazza di Pietra

Sarà visitabile fino al 24 ottobre 2021, presso il Museo di Roma a Palazzo Braschi, la prima grande personale dedicata al padre dei fotoreporter italiani Adolfo Porry-Pastorel, pioniere dell’immagine politica, di costume, della società, grazie a cui oggi dobbiamo il nostro modo di guardare la notizia. A cura di Enrico Menduni ideata, organizzata e realizzata da Istituto Luce-Cinecittà con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, “Adolfo Porry-Pastorel – L’altro sguardo. Nascita del fotogiornalismo in Italia” è la prima esposizione personale dedicata al progenitore dei “paparazzi” e  guida di un mestiere e un’arte grazie a cui da più di un secolo l’opinione pubblica si informa su fatti, avvenimenti e personaggi dell’attualità  partecipando alla vita sociale del paese. La rarità dell’evento espositivo regalerà al pubblico la scoperta di un fotografo, giornalista, testimone di immenso talento, che è riuscito a forgiare da quel momento in avanti un modo di raccontare il nostro tempo.

Grazie a questa grande mostra fotografica e multimediale vengono celebrati la nascita dell’arte della notizia per immagine in Italia che si rispecchia ai nostri giorni con il modo in cui quotidianamente rimaniamo aggiornati sui fatti dell’attualità.

Il percorso espositivo si articola in oltre un’ottantina di scatti provenienti dall’Archivio storico Luce e da altri importanti fondi e avrà la capacità di illustrare in un percorso cronologico e creativo, arricchito da preziosi filmati d’archivio, stampe originali, documenti inediti e oggetti personali, la vita, gli scatti, i rapporti e le diverse passioni di Adolfo Porry-Pastorel. Fotografo, giornalista, reporter, dagli anni Dieci ai Quaranta del Novecento con la sua macchina fotografica e alla guida della sua agenzia VEDO riuscì a essere ovunque, dando vita, con le immagini inviate a giornali e rotocalchi, a un racconto inedito e sorprendente della storia d’Italia.

Adolfo Porry Pastorel, Mussolini trebbia il grano

Nato nel 1888, professionista fotografo a 20 anni prima al Messaggero poi al Giornale d’Italia e La Voce, sperimentatore ardito di tecniche di stampa e trasmissione delle immagini, e di stratagemmi infiniti per procacciarsi eventi e scoop, tra le due guerre Pastorel è riuscito a passare per «Il fotografo di Mussolini» e contemporaneamente per un fastidioso scrutatore del regime. Ha avuto accesso alle stanze più intime del governo e del potere ed è stato segnalato dalla censura fascista, ponendo le basi del fotogiornalismo e narrando il dietro le quinte della politica ma anche del quotidiano. Ha dato a milioni di italiani la cronaca viva di grandi eventi storici e politici, e ha raccontato come pochi il costume, la leggerezza del tempo libero e le nuove abitudini degli italiani. Nel 1908 a soli 20 anni fonda la sua agenzia, dal nome rivelatore: VEDO: Visioni Editoriali Diffuse Ovunque, l’acronimo esplicito aveva la funzione di evocarne l’ubiquità.

Le foto in mostra al Museo di Roma ci raccontano la doppia anima dello sguardo di Adolfo Porry-Pastorel: da un lato l’attento, fulminante cronista di costume popolare, dall’altro la cronaca del potere politico che tra gli anni Venti e Quaranta in Italia ha un solo protagonista, Benito Mussolini. L’autore è in grado di cogliere le contraddizioni del regime senza riserve, smontando i trionfalismi, immortalando le risate dei gerarchi, riprendendo i protagonisti in pose più disinvolte e inaspettate e celebrando piuttosto i retroscena. Altrettanto eccezionali e vivaci sono le foto di Pastorel dedicate al costume e alla gente italiana comune non ingessata nella posa del regime, bensì spesso in movimento, colta di sorpresa: un filo sottile e imparziale sembra legare le foto politiche a quelle popolari ribaltandone la natura; mentre il potere politico viene dissacrato, la vita quotidiana diventa vera e propria funzione religiosa.

Con la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943, e soprattutto con la perdita dell’amato figlio Alberto, anche lui fotografo, inviato nella tragica campagna di Russia da cui non tornerà più, Adolfo Pastorel subisce un duro contraccolpo dopo il quale terminerà la sua attività di fotografo ma resterà a gestire l’agenzia Vedo insieme ai suoi collaboratori e allievi.

La mostra regala a un pubblico di appassionati e studiosi la prima personale di un artista che sia per attitudine personale, che per ragioni storiografiche non ha ancora avuto l’attenzione e il peso che la sua opera e la sua influenza meritano. Negli scatti dell’esposizione troviamo i primi passi di una comunicazione di massa, sviluppata nei quotidiani e nei periodici di grande tiratura degli anni Venti e Trenta, quella della fotografia che racconta autonomamente un fatto senza necessariamente bisogno dell’accompagnamento di un testo, che è diventata primaria nei nostri anni, regalando all’arte della notizia, alla rapidità dell’informazione la capacità di raccontare un evento mentre sta accadendo.

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