11 dicembre 2025

Luci di Natale, ombre d’America: Danny Lyon nella New York in festa

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Dalle vetrine natalizie di Madison Avenue alle prigioni del Texas, un viaggio nelle contraddizioni degli Stati Uniti, attraverso lo sguardo di un fotografo che ha rivoluzionato il reportage: Danny Lyon in mostra alla Greenberg Gallery

Francesca Magnani, New York, 2025

L’energia del Natale arriva a New York in varie forme, nei diversi quartieri. Noi la racconteremo a partire dalle varie mostre presenti in città in questo periodo. Cominciamo dalla zona delle grandi boutique, una delle zone commerciali più vive della Grande Mela, la 57ma strada. All’angolo con Madison Avenue, tra le insegne luminose di Prada, Dior e Vuitton si erge il Fuller Building. Progettato da Walker & Gillette, fu costruito tra il 1928 e il 1929. L’edificio prende il nome dal suo primo occupante principale, la Fuller Construction Company, che si trasferì dal Flatiron Building (che prima si chiamava Fuller, appunto).

Francesca Magnani, New York, 2025
Francesca Magnani, New York, 2025
Francesca Magnani, New York, 2025

L’edificio di 40 piani è progettato in stile Art Déco e presenta numerosi arretramenti, come previsto dalla Zoning Resolution del 1916. La facciata dei sei piani inferiori è rivestita in granito nero e presenta grandi vetrine per i negozi e ampie finestre per le gallerie d’arte. L’ingresso principale a tripla altezza è decorato con sculture architettoniche di Elie Nadelman. I piani rimanenti sono in gran parte progettati con pietra artificiale chiara e finestre più piccole. L’interno presenta vestiboli e hall riccamente decorati con pareti in marmo, dettagli in bronzo e pavimenti a mosaico. Il Fuller Building e i suoi interni sono stati dichiarati monumenti storici della città di New York nel 1986.

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Francesca Magnani, New York, 2025

In questo momento l’atrio è occupato da un grande albero di Natale che accoglie i visitatori. All’ottavo piano c’è la mostra fotografica di Danny Lyon alla Greenberg Gallery. Abbiamo conosciuto il fotografo durante il vernissage della sua mostra The Texas Prison Photographs, visitavile fino al 31 gennaio. Danny Lyon ha rivoluzionato la fotografia documentaria negli anni ’60 con un approccio partecipativo radicale, in particolare nel movimento per i diritti civili e con il club motociclistico Chicago Outlaws, che ha portato alla realizzazione del libro The Bikeriders. Il suo stile di New Journalism prevedeva il coinvolgimento in prima persona, come lui stesso ha spiegato: «Ero un partecipante che era anche un fotografo».

Francesca Magnani, New York, 2025
Francesca Magnani, New York, 2025

Nel 1967, Lyon ottenne un accesso senza precedenti a sette penitenziari del Texas per 14 mesi, con l’obiettivo di documentare la realtà della detenzione. Era libero di entrare nelle prigioni a qualsiasi ora del giorno e della notte e fotografava gli uomini nelle loro celle, nei campi e nelle fabbriche dove lavoravano, mentre mangiavano alla mensa, in isolamento e durante le perquisizioni. Il risultato è una serie di immagini crude ed empatiche di individui emarginati, pubblicate nel 1971 nel rinomato libro fotografico Conversations with the Dead.

Francesca Magnani, New York, 2025

Lo stile di Danny Lyonsi discostava dal giornalismo tradizionale fondendo la prospettiva personale con la narrazione documentaristica. Rivoluzionario per l’epoca, Conversations with the Dead fu uno dei primi libri fotografici a incorporare anche le foto di oggetti, stabilendo un nuovo standard nel giornalismo e nella fotografia e influenzando intere generazioni.

Presentando la documentazione di Lyon sulle prigioni del Texas, in mostra sono esposte principalmente stampe d’epoca insieme a opere moderne selezionate e opere d’arte originali dei detenuti, oltre a disegni, lettere, documenti relativi alla prigione, interviste audio e filmati in 16 mm.

Francesca Magnani, New York, 2025

Nel suo insieme, la mostra offre non solo uno sguardo raro e intimo sulla vita all’interno di sette penitenziari del Texas alla fine degli anni ’60 ma mette in evidenza anche i rapporti che Lyon ha costruito con i detenuti. Esposte per la prima volta anche immagini inedite di Lyon tratte dalle sue visite al Goree Unit, il penitenziario femminile del Texas.

Come riportato sul retro dell’edizione tascabile di Conversations with the Dead, «Questo ritratto sconvolgente dell’oppressione e della futilità deve essere riconosciuto come un appello alla società americana, custode supremo di tutte le nostre prigioni». «Continuavo a chiedermi quale fosse la storia, cosa non fosse ancora stato pubblicato sui giornali, cosa potessi scoprire e rendere pubblico con le mie foto», ha dichiarato Lyon. «Il Texas avrebbe cambiato la mia vita».

Francesca Magnani, New York, 2025

Danny Lyon è nato a Brooklyn nel 1942 ed è cresciuto nel Queens. Ha comprato la sua prima macchina fotografica durante un viaggio estivo in Germania prima di iniziare l’Università di Chicago. Ispirato da On the Road di Kerouac, nell’estate del 1962 ha percorso la Route 66 in autostop.

È diventato il primo fotografo dello Student Nonviolent Coordinating Committee – SNCC e ha partecipato alla maggior parte dei principali eventi per i diritti civili, stringendo amicizia con John Lewis. Nel 1964 ha trascorso due anni con il Chicago Outlaw Motorcycle Club. Nel 1967 si è trasferito in Texas per documentare il sistema penitenziario e ha pubblicato Conversations with the Dead (Henry Holt and Co., 1971; Phaidon, 2015).

Attualmente vive e lavora a New York City e nel New Mexico.

Francesca Magnani, New York, 2025

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