21 ottobre 2022

Massimo Listri ritrae l’Arena di Verona, uno spazio metafisico. Con buoni auspici

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Dai 33 esemplari della fotografia di Massimo Listri, un fundraising per il 100mo Festival Lirico, grazie alla sinergia tra Fondazione Arena e Palazzo Maffei Casa Museo

L’opera di Massimo Listri, Arena 100°

«Amare la cultura vuol dire essere più “cittadini”. Per i politici è un processo vitale da perseguire». Stentoreo Luigi Carlon, fondatore della Casa Museo Palazzo Maffei, presenta la sua iniziativa, che mette in pratica un ulteriore contributo del mecenate veronese per abbellire la società civile. Commissionando un “ritratto” dell’anfiteatro scaligero a Massimo Listri (1953), noto per le fotografie d’architettura sulla rivista FMR di Franco Maria Ricci (altro visionario), Carlon contribuirà al fundraising per il 100° Festival lirico della stagione 2023, in sinergia con Fondazione Arena.

Pertanto dallo scatto, già esposto a Palazzo Maffei a Verona, verrà tratta l’edizione di 33 esemplari proposti ad altrettanti mecenati a partire dal prossimo 3 novembre. Un numero simbolico per completare il 100° Festival, iniziato nel 1913 e interrottosi solo per le due guerre mondiali e per la pandemia: 67 sono stati infatti gli imprenditori che hanno idealmente ricostruito nel 2021 le altrettante colonne della cinta areniana distrutte dal terremoto del 1117.

«La cavea ripulita dall’Art Bonus non ha avuto bisogno di post produzione per brillare nell’immagine di Listri – ha commentato il Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Verona, Vicenza e Rovigo, Vincenzo Tinè – forse le poltroncine non sono così sgargianti come nella fotografia, ma il rosso vivo è di buon auspicio». «In realtà i cuscini hanno preservato il colore delle sedie – ci risponde Listri – ho lasciato tutto com’era, cercando di dare un tono aulico al vero “red carpet” della platea areniana».

Dal basso a sx: l’artista Massimo Listri, Gabriella Belli e Vanessa Carlon. Dall’alto a sx: Luigi Carlon, Cecilia Casdia e Vincenzo Tinè.

La prospettiva centrale dell’autore, un rimando ai maestri della scuola di Düsseldorf, crea un’atmosfera non lattiginosa alla Candida Höfer, ma di nitida sospensione temporale «Al limite della metafisica e dell’irrealtà – commenta Gabriella Belli, Presidente del Comitato Scientifico di Palazzo Maffei – Ciò è frutto della sfida di ritrarre uno spazio esterno per Massimo Listri, il cui lavoro è abitualmente intimo e dedicato agli interni, come ad esempio il recente reportage sul Quirinale. Sfida resa ulteriormente difficile – prosegue Belli – dalla volontà di creare un’opera emblematica ritraendo un monumento fotografato miliardi di volte».

Listri, di cui un nucleo di opere sulle sedi dei Musei Civici Veneziani è stato donato alla Fondazione MUVE (diretta da Belli fino allo sorso settembre), ha colto quel tappeto di sedie rosse dal punto di vista dei cantanti e musicisti in palcoscenico. Eppure, in questo scatto, il vero centro sembra essere il pubblico, assente nell’inconsueta luce diurna, ma atteso all’imbrunire dal monumento stesso, nato per ospitare spettacoli vari oltre 2000 anni fa.

L’artista Massimo Listri in Arena, Verona

Pare che l’opera nasca da un iniziale scatto mattutino e che sia stata “buona la prima”, quasi il simbolo di un nuovo “debutto” per l’Arena stessa, il cui leit motiv per il Festival operistico 2023 recita 100 volte la prima volta. Nel caso specifico almeno 33 volte, visto che «Chi acquisterà una delle 33 edizioni avrà diritto ad un biglietto per la seconda prima del 17 giugno 2023», chiarisce la Soprintendente alla Fondazione Cecilia Gasdia, lei stessa soprano di successo, che ricorda come «l’Arte del Canto Lirico Italiano sia candidata a Patrimonio Immateriale dell’Umanità nel 2023».

Una conferma che «Esiste solo l’arte (con le sue pulsioni infinite, con i suoi abissi insondabili)», ricorda la Direttrice della Casa Museo, Vanessa Carlon, riferendosi al carteggio tra Umberto Boccioni e l’amico musicista Ferruccio Busoni.

Un’arte unica e unita, dunque, che la virtuosa collaborazione tra istituzioni e privati supporta, nel settore teatrale e museale, tra i più penalizzati dalla pandemia, a partire dal 2020, anno di apertura dello stesso Palazzo Maffei, richiuso meno di un mese dopo. E se «Guardare un quadro è come stare alla finestra», come scrisse Giulio Paolini, la Casa Museo veronese «Si impegna a portare un’aria nuova culturale nella nostra città». Parola del Cavalier Carlon, semplicemente un cittadino più cittadino.

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