09 agosto 2021

Pensiero Cosmico: la lunga ricerca di Michele Zaza arriva a Napoli

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In esposizione nella Cappella Palatina di Castel Nuovo, a Napoli, opere storiche e site specific di Michele Zaza: ce ne parla il curatore della mostra, Andrea Aragosa

Cielo abitato 1985. 12 foto. particolare

Nella lunga ricerca di Michele Zaza, la fotografia è pensata come mezzo di creazione della realtà più che di documentazione, la luce diventa strumento per forgiare l’atmosfera. “Pensiero cosmico”, mostra in esposizione negli ambienti della Cappella Palatina di Castel Nuovo, a Napoli, restituisce questo percorso, iniziato negli anni ’70 e portato avanti fino a oggi, ed è scandita da un lato da “Cielo abitato”, del 1985, con 12 fotografie poste su un fondo azzurro ed evocativo di una dimensione cosmica, dall’altro nella omonima opera site specific del 2021, in cui dei video trasmessi in loop dialogano con le forme tracciate con molliche di pane. In occasione della personale di Michele Zaza, realizzata in collaborazione con l’Archivio Michele Zaza e sotto il matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, abbiamo rivolto qualche domanda al curatore, Andrea Aragosa, per farci raccontare di più sulla ricerca dell’artista e fotografo.

Pensiero cosmico 2021. video still

Mi sembra di cogliere due dati salienti: il primo legato all’aspetto tattile (visivo) e il secondo materico-atmosferico (ricostruito soprattutto attraverso l’utilizzo della luce e del suono). Come si equilibrano tra loro queste componenti? E in relazione al luogo?

«Alcune opere realizzate da Michele Zaza in relazione allo spazio architettonico possiedono un aspetto immersivo molto forte. Ad esempio nel 1976 la Galleria Lucio Amelio a Napoli era stata trasformata in un ambiente “domestico” e magico allo stesso tempo grazie a una costellazione di molliche di pane cosparse sulla zona superiore delle pareti e sul soffitto, e grazie anche al colore grigio dipinto nella parte inferiore delle pareti (reminiscenza degli ambienti familiari dell’artista) che tagliava visivamente le superfici in due. Qui chi visitava la mostra si ritrovava in una sorta di antro suggestivo ed “estraneo” (suggerito dal titolo Universo estraneo) dove man mano lo sguardo fantasticava riguardo alle molliche di pane interpretandole come stelle immaginarie.

Più avanti negli anni, l’opera di Zaza ha sviluppato questo carattere immersivo e sensibile attraverso il video e il suono. Alcune tappe dell’artista, direttamente collegate all’inedita installazione con video ed elementi oggettuali (molliche di pane e lampadine) pensata per la Cappella Palatina del Maschio Angioino di Napoli, sono Universo rivelato, 2010, installazione-ambiente alla Fondazione Volume! di Roma, Lo spazio del respiro a Milano nel 2012, e la più recente installazione Segreto Cosmico presso la Galleria de’ Foscherari di Bologna nel 2019.

Dunque la mostra ha Napoli rappresenta un ulteriore approdo del lungo viaggio (ricco di connessioni multiple) intrapreso da Michele Zaza nelle creazioni di “cosmi” immersivi sensibili che toccano la percezione di chi guarda in modo completo e struggente. È intrinseco il gioco delle parti visive (le immagini iconiche e metafisiche dei tre video combinate a grandi sagome alate dipinte sulla parete; oppure le forme fantasiose composte dalle lunghe sequenze di molliche di pane), sin estetiche, aggiungerei, legate alla materia delle molliche, e del suono delle campane tibetane (come suono della “rigenerazione”) che invade lo spazio».

Perché riproporre oggi Cielo Abitato?

«La mostra nella Cappella Palatina propone due ipotesi di Michele Zaza, o meglio, due suoi “pensieri” visivi di un cosmo immaginato. Uno dei due pensieri cosmici a Napoli è proprio Cielo abitato del 1985. Quest’opera sintetizza al meglio gli elementi poetici di Michele Zaza: le molliche di pane come stelle, le forme di cartone e legno dipinte su soffice ovatta come presenze di un cielo sognato, il maschile e il femminile (l’artista e sua moglie, venuta a mancare nel 2001).

L’immagine in primo piano dei volti s’identifica con il cielo a tal punto da diventare essa stessa cielo – il bianco e il blu sui volti ne sintetizzano i suoi elementi. Mentre le pose rispondono al motivo della rotazione dei pianeti. Il riferimento è ai corpi celesti e al movimento del cosmo. Qui l’invenzione del cosmo passa attraverso l’elaborazione e la trasfigurazione degli elementi della vita personale quotidiana dell’artista. Così come avviene per l’installazione del 2021.

Le atmosfere chiaroscurali e il silenzioso movimento dei volti restituito dalle dodici grandi foto di Cielo abitato, sul fondo azzurro della parete, acquistano la valenza di un tempo in divenire. Un movimento irrisolto, come la vita cosmica. Un rituale dell’essere e del divenire che ci affascina continuamente».

Da dove nasce la collaborazione con Elio Grazioli?

«Da un prolungato confronto con l’Archivio Michele Zaza abbiamo ritenuto importante coinvolgere per la mostra nella Cappella Palatina uno studioso e critico d’arte esperto delle sperimentazioni artistiche a partire dal dopoguerra ad oggi.

Il contributo di Elio Grazioli scritto appositamente per il progetto pubblico di Napoli apporta un’attenta analisi intorno all’opera di Zaza, con nuove angolature interpretative. Grazioli, essendo un ammirevole studioso della fotografia e del “medium” contemporaneo, ha elaborato un discorso chiaro sulle peculiarità di Michele Zaza approfondendo sia la valenza antropologica (che a detta di Grazioli è “un’antropologia dall’interno”, giammai metodologica) sia l’esemplarità di Zaza in rapporto al contesto artistico europeo e d’oltreoceano».

Nato nel 1948 a Molfetta, Michele Zaza inizia il suo percorso artistico a Milano nel 1972 con il ciclo “Cristologia”. Tra le numerose mostre collettive ricordiamo la Biennale dei giovani di Parigi nel 1975, la Biennale di San Paolo e la Documenta 6 di Kassel nel 1977, la Biennale di Venezia nel 1980 con una sala personale.

Ha lavorato con importanti gallerie tra le quali: Luciano Inga-Pin a Milano, Lucio Amelio a Napoli, Massimo Minini a Brescia, Yvon Lambert a Parigi, Annamarie Verna a Zurigo, Leo Castelli a New York, e più recentemente con la Galleria Giorgio Persano a Torino, Repetto Gallery a Londra, Galleria de’ Foscherari a Bologna e Galleria Six a Milano.

Le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche. Solo per citarne alcune: Fondation Emanuel Hoffmann, Öffentliche Kunstsammlung (Basilea); Hamburger Bahnhof-Museum für Gegenwart (Berlino); Walker Art Center (Minneapolis); Centre Georges Pompidou e Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (Parigi); Staatsgalerie (Stoccarda); Museum of contemporary art (Téhéran); Kunsthaus (Zurigo).

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