24 dicembre 2021

Per un’archeologia della fotografia: la mostra di Alessandra Cardone al MANN

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Polvere, graffi, impronte e altri segni, impressi sulle fotografie degli archivi: intervista ad Alessandra Cardone, a margine della sua mostra al Museo Archeologico di Napoli

Opera di Alessandra Cardone al MANN
Alessandra Cardone, Antinoo, 2021

Inaugurata lo scorso 24 novembre, la mostra fotografica “Solve et coagula” di Alessandra Cardone, curata da Michele Iodice e con il coordinamento di Laura Forte, sarà visitabile presso il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli fino al 10 gennaio 2022. L’esposizione ha ricevuto il matronato del Museo MADRE ed è stata realizzata con il contributo della Regione Campania. Ce ne parla la stessa fotografa, che abbiamo raggiunto per questa intervista.

Opera di Alessandra Cardone al MANN
Psyche

Come sei venuta in contatto con le diapositive conservate nell’archivio fotografico del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli e cosa ti ha guidato nella creazione di queste tue “immagini sulle immagini”?

«Prima di essere un progetto artistico, “Solve et coagula” è un viaggio nel tempo che inizia molti anni fa. Un viaggio nel corso del quale rivive la mia personale esperienza con la fotografia dei beni culturali. Al modo degli alchimisti ho individuato, separato e isolato ogni mia riflessione ed esperienza nel campo dell’arte e della fotografia, dall’esperienza lavorativa di fotografa dei beni culturali fino alla illuminante (ri)scoperta dei loro Archivi fotografici: un vero scrigno magico. Migliaia di negativi di diverso formato, su lastra e su cellulosa, diapositive e stampe fotografiche risalenti ai vecchi laboratori museali e camere oscure oggi dismesse.

Inizia qui l’idea di un viaggio fotografico nel tempo della fotografia. Ho selezionato e scansionato ciascuna diapositiva con una sorta di zoomata, sottoponendo ognuna di esse ad una lente di ingrandimento che ne evidenziasse, oltre al soggetto, anche supporto, classificazione, numero di inventario e collocazione, senza mai edulcorare e/o tentare di nascondere la trasfigurazione dovuta al tempo trascorso. Al contrario, sono stata subito interessata dall’osservazione degli effetti che, proprio le sedimentazioni temporali (e il passaggio umano) dovute a polvere, graffi, impronte o altro, avevano provocato sull’immagine.

Opera di Alessandra Cardone al MANN
Iside da Napoli

Inizio così il lavoro di svelamento dell’immagine: la mia ricerca fotografica diventava un viaggio alla scoperta di una vera e propria “archeologia fotografica”. È stato naturale, pertanto, che fosse il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli, con il proprio Archivio fotografico, ad offrirmi quello che cercavo: centinaia di diapositive delle favolose collezioni archeologiche ivi esposte e conservate».

Opera di Alessandra Cardone al MANN
Oreste ed Elettra

Resti. Come un’archeologia della fotografia, Collezione d’Archivio e Hic et nunc sono i titoli delle serie realizzate per la mostra. Da ognuna di queste serie, lo spettatore riceve suggestioni, punti di vista ed emozioni diverse che riflettono distinte esperienze di fruizione delle opere e delle immagini che le ritraggono. Puoi descriverci il differente approccio e la metodologia seguita per questi tre momenti sui cui si costituisce l’esposizione?

«È da molteplici riflessioni che nasce l’idea di un progetto artistico unico ma distinto in tre momenti, a cui corrispondono rispettivamente tre serie fotografiche autonome ed al contempo collegate le une alle altre.

Collezione d’Archivio: La meravigliosa moltitudine delle diapositive esaminate mi ha indotto ad assecondare la suggestione di una “apparentemente impossibile” visione di insieme che, azzerando i tempi di ricerca e di consultazione tradizionali di un archivio fotografico, fosse in grado di restituire, in un solo momento, la stupefacente totalità delle collezioni delle diapositive del MANN. L’opera Collezione d’archivio è un photocollage digitale che propone, in una visione unica, le collezioni di diapositive del Mann relative alla statuaria in marmo, mosaici, affreschi, gemme preziose e monete.

Opera di Alessandra Cardone al MANN
Collezione d’archivio, Alessandra Cardone, 2021

L’opera presenta le diapositive così come conservate in archivio nelle rispettive scatole (classificate e numerate per ordine cronologico e per collezione) che, adagiate su tavolo luminoso e retroilluminate sono dapprima singolarmente fotografate e successivamente assemblate in un’unica immagine digitale. “Collezione d’Archivio” viene proposta in mostra in una stampa di grande formato (400 cm x 230,00 cm) che, nel garantire il rispetto delle reali dimensioni delle singole diapositive che la compongono (ciascuna di dimensioni 24×36 mm), permette allo spettatore la visione accurata e definita di ciascuna diapositiva debitamente retroilluminata in scala 1:1.

Resti. Come un’archeologia della fotografia: costituita da 15 fotografie digitali realizzate attraverso la sovrimpressione di scansioni digitali di 15 diapositive raffiguranti la statuaria in marmo del Mann. Affascinata dall’osservazione delle sorprendenti testimonianze che lentamente ma in maniera inesorabile il tempo lascia del suo passaggio, stratificandosi sulle diapositive in modo inatteso e straordinario, ho creato immagini sulle immagini caratterizzate da atmosfere che avvolgono le figure in dimensioni irreali e quasi fantastiche. Nella serie, attraverso la tecnica della sovrimpressione di scansioni digitali, si scoprono le tracce del tempo che ha dipinto il nuovo scenario dove i capolavori della statuaria del Mann si inseriscono.

Opera di Alessandra Cardone al MANN
Venere Callipigia

Hic et nunc: composta da sei photo-collage realizzati con gli strumenti della fotografia digitale in camera chiara. Il lavoro giunge ad un compimento quando completata l’osservazione e la sperimentazione in archivio fotografico, ho deciso di andare a rivedere “dal vivo” negli spazi museali alcuni dei capolavori della statuaria classica ed archeologica già indagati attraverso le diapositive. Spero che questo lavoro sia visto come un anello di congiunzione tra memoria analogica del nostro patrimonio storico fotografico e presente e futuro digitale, aprendo anche a nuove possibilità di fruizione e valorizzazione dei materiali d’archivio dei beni culturali».

“Solve et coagula è una ricerca visiva in progress”, puoi spiegarci meglio questo concetto? Quali nuove fasi sono in cantiere per il futuro?

«Sto già lavorando da più di un anno a una nuova serie fotografica in bianco e nero, che mi sta entusiasmando moltissimo. Partendo sempre dal materiale analogico d’archivio, il lavoro fotografico adesso proporrà una riflessione sui negativi su lastra fotografica di grande formato a cui dedicherò una sessione specifica e mi auguro a breve di presentare un nuovo progetto espositivo».

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