29 febbraio 2020

Shunk-Kender, al MASI Lugano la prima retrospettiva

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Al MASI Lugano 450 scatti del duo Shunk-Kender, in una mostra in collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi. Il Direttore del MASI, Tobia Bezzola, ci racconta la mostra

A Lugano, al MASI Museo d’arte della Svizzera italiana, nella rinnovata sede di Palazzo Reali, inuagura oggi, 29 febbraio, la prima retrospettiva dei fotografi Shunk-Kender (Harry Shunk e János Kender), “L’arte attraverso l’obiettivo (1957-1983)”, a cura di Julie Jones , Stéphanie Rivoire e Chloé Goualc’h.
La mostra, vistabile fino al 14 giugno, è stata concepita e realizzata dal Centre Pompidou di Parigi, dove è stata allestita nel 2019, in collaborazione con il MASI Lugano.

Il percorso espostivo si compone di 450 scatti e documenti originali tra i più di 10.000 donati dalla Roy Lichtenstein Foundation nel 2014 e conservati presso la Bibliothèque Kandisky di Parigi.

Shunk-Kender, Yves Klein, Salto nel vuoto, 19 ottobre 1960, (fotomontaggio), Donazione della Roy Lichtenstein Foundation in memoria di Harry Shunk e Janos Kender, Foto: Shunk-Kender © J. Paul Getty Trust. Tutti i diritti riservati

La mostra è allestita negli spazi rinnovati di Palazzo Reali e presenta «il lavoro dei fotografi Harry Shunk e János Kender che, attraverso le loro fotografie, restituiscono un’inestimabile testimonianza del mondo dell’arte d’avanguardia e dei suoi più celebri rappresentanti: Andy Wahrol, Christo e Jeanne-Claude, Yves Klein, Daniel Spoerri, Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely, immortalati a Parigi e New York tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ’70», ha spiegato il museo.

Harry Shunk (Harry Alexandre Schunke, 1924, Germania – 2006, New York City) e János Kender (1937, Ungheria – 2009, Florida) lavorano insieme dalla fine degli anni Cinquanta al 1973 e alla fine della loro collaborazione giungono all’accordo per cui tutte le fotografie del periodo 1958-1973 vengano firmate con la sigla “Shunk-Kender”, indipendentemente dall’autore dello scatto.

Shunk-Kender, Ultra Violet, New York, 1967-1970 circa, Donazione della Roy Lichtenstein Foundation in memoria di Harry Shunk e Janos Kender, Foto: Shunk-Kender © J. Paul Getty Trust. Tutti i diritti riservati

La mostra «è la prima retrospettiva per i fotografi Harry Shunk e János Kender e ne documenta il lavoro quale testimonianza dello spirito di una generazione di artisti interessati alla sperimentazione e alla liberazione sessuale e artistica, costantemente alla ricerca di spazi nuovi e alternativi in cui creare e diffondere la loro arte.
Shunk e Kender sono testimoni, ma anche artisti e autori essi stessi, di quel cruciale ventennio del ventesimo secolo. La natura delle loro immagini è doppia poiché costituiscono tanto una documentazione cruciale quanto un’opera fotografica a sé stante», ha proseguito l’istituzione.

Shunk-Kender, Andy Warhol, Hôtel Royale Bison, Parigi, maggio 1965, Donazione della Roy Lichtenstein Foundation in memoria di Harry Shunk e Janos Kender, Foto: Shunk-Kender © J. Paul Getty Trust. Tutti i diritti riservati
Abbiamo posto alcune domande sulla mostra a Tobia Bezzola, Direttore del MASI Lugano.
Come è nata la prima retrospettiva dedicata ai fotografi Harry Shunk e János Kender?

«È nata dall’amicizia con il mio ex collega Florian Ebner, responsabile del dipartimento di fotografia del Folkwang Museum di Essen, di cui io ero direttore prima di arrivare a Lugano. Quando sono partito per assumere il mio incarico alla direzione del MASI, nello stesso momento Ebner si è trasferito a Parigi, diventando direttore del dipartimento di fotografia del Centre Pompidou. Entrambi a Essen abbiamo lavorato bene assieme e realizzato molti progetti. Nelle fasi iniziali del progetto Shunk-Kender, Ebner mi ha contattato per una collaborazione tra i due musei e ho subito pensato che fosse un’ottima opportunità anche per il MASI, per Lugano, soprattutto perché l’argomento della mostra ha un forte rapporto sia con la scena Svizzera, intorno alla figura di Jean Tinguely, sia con quella milanese e italiana di Mario Merz, Mimmo Rotella, … e per il suo legame con la storia del Nouveau Réalisme».

Shunk-Kender, Christo e Jeanne-Claude, Costa impacchettata, Little Bay, Sydney, 1968-1969 circa, Donazione della Roy Lichtenstein Foundation in memoria di Harry Shunk e Janos Kender, Foto: Shunk-Kender © J. Paul Getty Trust. Tutti i diritti riservati
La mostra è già stata presentata al Centre Pompidou, che differenze ci sono tra il percorso espositivo presentato a Parigi e quello a Lugano?

«In generale rimane la stessa mostra, qui abbiamo esteso il capitolo che ha un riferimento diretto e immediato sia con Milano sia con l’Italia e la Svizzera. Ad esempio trova maggior spazio il Festival del Nouveau Réalisme del 1970, evento importante di cui Shunk e Kender sono stati i fotografi ufficiali e sono diventati, di fatto, collaboratori e non solo coloro che lo hanno documentato. Per questo abbiamo fatto una sorta di slideshow per presentarlo in modo più completo ».

Shunk-Kender, John Baldessari, Pier 18, New York, 1971, Donazione della Roy Lichtenstein Foundation in memoria di Harry Shunk e Janos Kender, Foto: Shunk-Kender © J. Paul Getty Trust. Tutti i diritti riservati
Qual è l’elemento cardine attorno cui ruota il concept della mostra?

«La curatrice del Centre Pompidou, Julie Jones, ha posto l’attenzione al modo in cui cambia il rapporto tra la fotografia e le altre arti visive: in quegli anni e in quel contesto infatti il ruolo del fotografo passa dalla sola documentazione all’essere parte integrante del progetto artistico. Il fotografo non è più una persona esterna, che viene, scatta le sue foto e poi riparte, ma sviluppa il progetto con gli altri artisti. Un esempio è la celebre fotografia di Yves Klein, Le Saut dans le vide, del 1960, che è stata elaborata in collaborazione con Shunk e Kender. Senza di loro non sarebbe stato possibile realizzarla».

Shunk-Kender, Jean Tinguely al lavoro, luogo sconosciuto, 1960-1967 circa, Donazione della Roy Lichtenstein Foundation in memoria di Harry Shunk e Janos Kender, Foto: Shunk-Kender © J. Paul Getty Trust. Tutti i diritti riservati
Come si inserisce questa mostra nella programmazione del MASI Lugano?

«In generale la fotografia è già stata uno dei cardini dell’attività del mio predecessore alla direzione del MASI e io stesso sono arrivato a Lugano con una mostra fotografica dedicata a Balthasar Burkhard nel 2018, che veniva dal Folkwang Museum di Essen. Quest’anno al MASI avremo altri due importanti appuntamenti legati alla fotografia: alla fine del 2020 un progetto con il MoMA di New York sulla Thomas Walther Collection, che raccoglie i livelli più alti della fotografia modernista tra le due guerre e anche in anni precedenti. Successivamente ci sarà una mostra su Vincenzo Vicari. Nei prossimi anni la fotografia continuerà a occupare una parte importante sia della programmazione, sia della collezione del nostro museo».

Shunk–Kender, “L’arte attraverso l’obiettivo (1957-1983)”, a cura di Julie Jones , Stéphanie Rivoire e Chloé Goualc’h, MASI – Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano
Sede Palazzo Reali

Mostra concepita e realizzata dal Centre Pompidou, Parigi
In collaborazione con il Museo d’arte della Svizzera italiana
Dal primo marzo al 14 giugno 2020
Opening: 29 febbraio 2020, dalle 18.00 alle 21.00
Orari Sede MASI Lugano Palazzo Reali: dal martedì alla domenica, dalle 13.00 alle 17.00 (lunedì chiuso)

www.masilugano.ch

 

 

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