13 dicembre 2025

Un immaginario paradossale: la mostra di Deloitte Photo Grant 2025 alla Triennale di Milano

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Dal lutto reinventato di Idun-Tawiah alle regine popolari di Ferrero, fino alla ribellione delle donne iraniane secondo Moeini: il Photo Grant Deloitte 2025 trasforma lo spazio espositivo in un campo di tensioni contemporanee

Foto di Alessandra Marini

Fino al 25 gennaio 2026, la Triennale di Milano accende i riflettori sulla terza edizione del premio Photo Grant Deloitte, promosso da Deloitte Italia con il patrocinio di Fondazione Deloitte, in collaborazione con Triennale Milano, la direzione artistica di Denis Curti e il team di BlackCamera. Una mostra che unisce arte, memoria e riflessioni profonde.

Dopo Connection e Possibilities, questa volta Photo Grant di Deloitte lancia il tema Contrast, che parla di presenza e assenza, memoria e immaginazione, luci e ombre.

Carlos Idun-Tawiah, Own This Sound Forever (Copyright © Carlos Idun-Tawiah, 2024)

La mostra, suddivisa in due coloratissime sezioni, ci porta ad attraversare i mondi di Carlos Idun-Tawiah, fotografo e regista ghanese vincitore di questa edizione 2025 con Hero, Father, Friend per la categoria Segnalazioni, e Reinas di Fabiola Ferrero, la fotografa venezuelana vincitrice dell’edizione 2024, categoria Open Call.

Con il suggestivo progetto fotografico Hero, Father, Friend, Carlos Idun-Tawiah ci conduce in un viaggio all’interno di un diario intimo, dove la memoria è attraversata dal dolore per la perdita di suo padre. Questo dolore diventa opportunità per costruire la sua identità in un laboratorio interiore, dentro al quale vengono elaborate immagini che si basano su ricordi reali e lacune colmate dalla sua immaginazione. Nelle sue fotografie siamo spettatori di attimi che sembrano autentici, ma che in realtà sono ricordi ricreati o inventati. Ogni immagine funge da set cinematografico in cui zii, nonni e amici interpretano il suo ruolo e quello di suo padre, dando vita a scene di affetto e intimità.
In questa narrazione riflette su ciò che è stato e su ciò che avrebbe potuto essere, rendendo il passato terreno fertile per la sua crescita personale e sul ruolo della paternità, non solo come ruolo biologico, ma come un dono che può assumere diverse forme.

Carlos Idun-Tawiah, Only Ticket Home (Copyright © Carlos Idun-Tawiah, 2024)
Carlos Idun-Tawiah, 9th March (Copyright © Carlos Idun-Tawiah, 2024)

Il centro della sala è dedicato allo straordinario lavoro di Fabiola Ferrero, che ci invita a conoscere il suo paese attraverso due aspetti fondamentali dell’identità venezuelana: la produzione di petrolio e la bellezza delle donne. Il Venezuela è famoso per avere la più grande riserva di petrolio al mondo e per aver vinto il maggior numero di titoli di bellezza internazionali. Sin da piccoli, i venezuelani sono immersi in una cultura che celebra l’estetica con numerosi concorsi, che talvolta raggiungono livelli davvero inaspettati, come quelli riservati a bambine molto piccole o addirittura a donne anziane. Con la serie Reinas, offre un racconto fotografico che cattura il sogno di un popolo in cerca di riscatto.

Fabiola Ferrer, Reinas

Questo dualismo tra estetica e industria ci porta a una riflessione profonda sulla cultura venezuelana, svelando storie di donne che incarnano sia un ideale di bellezza sia le sfide che il loro paese sta affrontando. L’artista riesce a portarci in un mondo dove finzione e realtà si intrecciano in modi sorprendenti. Un percorso fatto di colori che dividono le sezioni dei due artisti, ma che al contempo li fa dialogare in maniera perfetta. I colori caldi della terra natia di IdunTawiah si contrappongono al rosa che fa da sfondo al lavoro di Ferrero, colore che nell’immaginario comune è legato al mondo femminile, quasi ad esserne schiave. Affascinante la scelta di inserire due angoli di interazione tra il pubblico e le opere, diventando essa stessa opera. Uno specchio ci mette di fronte alla nostra vanità; è possibile indossare anche una corona e una fascia e sentirsi delle Reinas. Ma una sedia e un tappeto ci riportano con i piedi per terra, un angolo di casa accogliente dove per un attimo è possibile lasciarsi andare e far riaffiorare i ricordi di un’infanzia ormai passata, proprio come nelle fotografie di Hero, Father, Friend.

Carlos Idun-Tawiah, Grandpa’s Double Bass (Copyright © Carlos Idun-Tawiah, 2024)

La sfida di indagare le contraddizioni intrinseche nella nostra epoca è riuscita; il visitatore se ne va con una nuova consapevolezza, invitato a riflettere sui temi di bellezza, identità e resilienza che attraversano culture diverse. All’interno dello spazio espositivo è presente anche un’anteprima del progetto Go Live di Atefe Moeini, l’artista iraniana vincitrice dell’edizione 2025, categoria Open Call. Il suo lavoro prende vita da un’esperienza personale. Arrestata a Teheran per aver indossato abiti non conformi decide di iniziare un lavoro sulle vite delle donne iraniane, il cui comportamento e aspetto sono continuamente scrutinati e giudicati dal regime. Queste immagini offrono una potente forma di ribellione silenziosa, diventando una memoria visiva di resistenza, orgoglio e sopravvivenza. Annunciato, in occasione dell’apertura della mostra, il tema dell’edizione 2026: Proximities.

Atefe Moeini, Ghost in My Room

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