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Doris Salcedo è un artista che destabilizza. Destabilizza la visione e la percezione dello spazio in cui si è, alterandolo e saturandolo con elementi estranei ad esso: tavoli per dire di vittime di persecuzioni, sedie e altri oggetti ingombranti per evocare lo sbarramento, la negazione.
In questo caso siamo noi ad evocarla, ricorrendo all’immagine dell’installazione che realizzò nel 2007 per la Turbine Hall della tate Modern di Londra. Perché nella sua asciuttezza questa immagine evoca quello che è accaduto in Nepal. La terra che si apre e che inghiotte persone, più di 5.000, numero destinato probabilmente a salire.
Qui la crepa di Salcedo è inoffensiva, ma possiede una carica drammatica purtroppo molto attuale.














