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Va bene il MoMa che espone le opere degli artisti messi al bando dal muslim ban. E passi pure Christo che per protestare contro Trump ha messo la parola fine al suo progetto di ricoprire il fiume Arkansas. Senza pensare a tutti gli attori e le attrici che in vario modo hanno mandato The Donald a quel paese. Nessuno di loro però ha osato toccare un mito, il simbolo dell’America stessa.
Ora, invece, la protesta ha intaccato uno degli oggetti di culto dell’immaginario americano. Sulla Statua della Libertà è comparso uno striscione che dà il benvenuto ai rifugiati: “Refugees Welcome” si legge sul piedistallo della celebre statua. Uno sberleffo, un gesto dal sapore un po’ situazionista, un’incursione ironica e dai (probabili) effetti virali. Che ricorda un po’ gli striscioni issati allo stadio di Napoli, uno divenuto un cult, durante una partita contro il Verona: “Giulietta è ‘na soccola”, recitava con indubbia efficacia. E l’altro contro il presidente della stessa squadra: “Osama (leggi Bin Laden n.d.r.) nun te scurda’ Ferlaino”.
Povero Donald!












