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Se non si sapesse che sono i migranti Rohingya, sembrerebbe quasi un barcone carico di rifugiati da Auschwitz, tanto sono stecchiti. Forse s’è perso il conto di quanti giorni sono che questi disgraziati, esponenti della minoranza mussulmana rohingya osteggiata dai buddisti del Myanmar, vagano, senza acqua né cibo, sballottolati dalle onde nel mare delle Andamane e respinti a turno da Thailandia, Indonesia e Malesia. S’è perso il conto soprattutto di quanti sono: 6mila, secondo le Nazioni Unite, 30mila, secondo altre fonti. E il mondo sta a guardare.














