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Centinaia di mucchietti di riso disseminati sul pavimento creano un orizzonte dove l’arte incontra il quotidiano e ci conduce nell’India profonda, rivisitata da Wolfgang Laib, che espone nella galleria Lia Rumma a Milano insieme a Ettore Spalletti e Giovanni Anselmo. L’artista paragona l’installazione a una tavola da pranzo, dove «il riso è nutrimento ma non solo per il nostro fisico», e fornisce indicazioni sull’unico oggetto che emerge dal paesaggio minimale e poetico dell’opera, intitolata The Rice Meals for Another Body (2015).
Si tratta di un vaso rotondo nero, punteggiato da pois bianchi, che Laib ha trovato in un terreno accanto al suo studio nell’India del Sud. «Protegge il campo e tutti noi da ogni male, ed è anche utilizzato per contenere le ceneri dei morti che vengono poi cosparse nei fiumi», spiega. Vita e morte, cibo e spazio, Oriente e Occidente: ogni installazione di Laib è un’epifania di senso, che induce a riflettere sulla natura profonda dell’esistere attraverso un vocabolario semplice e minimo. Un’opera da ricordare di un grande artista.
Ludovico Pratesi