29 giugno 2021

Innovazione e radicalità del teatro del XXI secolo, per Oliviero Ponte di Pino

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Nel suo nuovo libro, Oliviero Ponte di Pino ci offre una panoramica del teatro del nuovo millennio, mostrandone gli aspetti innovativi e radicali e sfatando i luoghi comuni

Il teatro è per i ricchi. Il teatro è una cosa seria. Il teatro è noioso. Il teatro avviene in posti con le poltrone in velluto rosso che sanno di vecchio. Ma quanti sono i luoghi comuni legati al mondo del teatro? E nessuno di questi potrebbe essere più lontano dalla realtà, come ben raccontato da Oliviero Ponte di Pino nel suo nuovo libro “Un teatro per il XXI secolo. Lo spettacolo dal vivo ai tempi del digitale” (Edizioni Franco Angeli, p. 191). Una panoramica culturale nei primi venti anni del nuovo millennio in cui ci si rende conto che il teatro è inevitabile corollario per chi si occupa di cultura, perché ha monitorato, e in alcuni casi anticipato, i cambiamenti del contemporaneo, parlandone e mostrandoli in scena con i suoi molteplici linguaggi.

In questi venti anni il teatro è uscito dalle sale, occupando le strade; è diventato giochi di gruppo, mettendo in atto pratiche di democrazia; il teatro ha perso gli attori, diventando noi spettatori protagonisti della scena; ha scoperto la rete, diventando digitale. Il teatro non si è mai chiuso davanti alla novità, alla scoperta, e Ponte di Pino ce ne ricorda l’evoluzione attuale in un volume diviso per anni: venti capitoli ognuno raccontato in tre voci.

“Inteatro”, la prima voce, sono gli spettacoli particolarmente significativi secondo l’autore. Ogni spettacolo diventa la scusa per affrontare le innovazioni registiche, di messa inscena e attoriali, agganciando al racconto altri lavori simili o che hanno preso ispirazione da quell’opera. Un gioco curioso è vedere quanto, tra gli spettacoli citati, siano già stati dimenticati dalla memoria o al contrario spettacoli che seppur “vecchi” stupiscano per la loro attualità.

La seconda voce è “Extra Teatro”, ovvero gli eventi storici e culturali che hanno avuto un impatto diretto o indiretto sul mondo dello spettacolo dal vivo, come la nascita di Facebook (2004), il primo telefilm prodotto da Netflix House of Cards (2013), o the The Floating Piers (2016) l’installazione di Christo sul Lago di Iseo.

Per chi si occupa di teatro, un appuntamento imperdibile per il settore è Le Buone Pratiche del Teatro, una sorta di Stati Generali lanciati dall’Associazione Culturale Atetatro nel 2004. La terza e ultima voce in cui ogni capitolo del libro è scandito è proprio “Ateatro”, che segnala le attività di ricerca portate avanti dall’Associazione, un pilastro per l’intero comparto e che coindidentalmente accompagnano proprio questi ultimi venti anni: infatti il webzine Ateatro è stato fondato il 14 gennaio 2001, il giorno prima del lancio di Wikipedia.

In un commovente capitolo conclusivo che accenna al 2021, Ponte di Pino si auspica un nuovo teatro impossibile, utopico e un po’ folle, quel teatro che ha contraddistinto i due maestri a cui il volume è dedicato, Eugenio Barba e Giuliano Scabia, entrambi non protagonisti di questo “teatro del XXI secolo”. L’autore lascia quindi a noi lettori, e soprattutto agli studenti a cui il volume è principalmente rivolto, a trovare i propri maestri, che accendano il loro sguardo e insegnino loro a guardare il teatro nella vita e nelle azioni di tutti i giorni, e non solo nelle sale con le poltrone in velluto.

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