04 giugno 2021

L’involuzione del pensiero libero: arte e giornalismo, all’epoca del non detto

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Riflessioni varie su cause ed effetti dell’anestesia del pensiero nell’epoca web, in un testo straniante intorno al processo creativo e alle poetiche dell’altrove

É davvero una sorpresa questo breve trattato, “L’involuzione del pensiero libero. Arte e giornalismo all’epoca del non-detto” (78 pagine, postmedia books, 2021), saturo di approfondite elucubrazioni, associazioni, citazioni, riflessioni varie su cause ed effetti dell’anestesia del pensiero nell’epoca web. Un testo straniante, intorno al processo creativo e alle poetiche dell’altrove, prodotto dalla dipendenza dei media, virus sotteso, aumentato in maniera esponenziale con la pandemia.

Nel titolo è implicito il messaggio, direbbe qualcuno, scelto per questa raccolta di riflessioni non omologate al sistema della comunicazione nella “Società dello spettacolo” (1967) di Guy Debord. Soprattutto paradossale, perché l’autore, Matteo Bergamini – giornalista, critico e curatore indipendente, nonché direttore di questa prima rivista d’arte online italiana, un format innovativo che ha aperto la strada a molte altre testate – è un “addetto ai lavori” per dirla in gergo, ma è anche un viaggiatore patologico di mondi e culture extraeuropee, ben consapevole degli ingranaggi comunicazionali imbrigliati nelle trappole della rete.

Bergamini, attraverso voli pindarici, spaziando dalla poesia al cinema, fino all’arte contemporanea, tra un autore e l’altro, in maniera fluida, affronta il non detto, la subdola censura non dichiarata ma codificata nella nostra società ipermediatica, in cui l’intellettuale “reazionario” è latitante o disoccupato o, comunque, non invitato ai talk show di tuttologia.

Da James Ballard, Pier Paolo Pasolini, Derek Jarman, Pier Vittorio Tondelli, Umberto Eco, Jean Baudrillard, Alejandro Jodorowsky, Lea Vergine, Francesca Alinovi, e altri artisti, poeti, saggisti, Bergamini si dichiara contro «L’ecatombe del pensiero critico contemporaneo», dissolto nel pressapochismo globale, e “surfa” tra le onde avverse della comunicazione verso lidi inesplorati del pensiero audace, alla ricerca di una “Nuova Normalità” auspicata ma non definita. Vita, pensiero e ricerca di un’arte del giornalismo coesistono in questo trattato sulla condizione umana annichilita nell’epoca pandemica.

Quali attitudini, pensieri, progetti, azioni, opere prenderanno forma nella post umanità tecnologica in fieri, nella cultura tecno-scientista, l’autore non lo suggerisce, ma ci indica una metodologia analitica e comparativa con argomentazioni diverse, come esercizio di autonomia del pensiero, con questo libricino concepito come una “opera aperta” direbbe Umberto Eco, non asservita al linguaggio mediatico.

Il libro, seppure di poche pagine, richiede un tempo lungo di riflessione, pause tra una citazione e l’altra, poiché indaga, attraverso molteplici riferimenti, fatti e misfatti dell’obsolescenza dell’uso del corpo, degli oggetti del consumismo e del linguaggio giornalistico, di cui Bergamini conosce bene le regole, triturato nelle ipocrisie di uno pseudo intellettualismo borghese, ostentato dai social media.

Lettori siete avvisati, questo trattatello rispecchia il punto di vista dell’autore, apoditticamente anti-giornalistico, include micro mondi narrativi, rimanda alla sua condizione esistenziale, basato sul ripensamento del proprio ruolo, e ci interroga su una “verità” possibile, all’insegna della trasgressione intellettuale che presume condivisione anche se va rivisitata. Pagina dopo pagina, tra reale o presunto, colto e popolare, trash e sapiente, cinema, arte, filosofia, l’autore è alla ricerca di una intrinseca poesia civile contro la mediocrità comunicazionale asservita a norma (non scritta) socioculturale egemone nel panta rei mediatico.

Bergamini in difesa dei suoi valori culturali, li esprime con questo taccuino di viaggi mentali, colti e rigeneranti, per gli arditi che lo leggeranno.

involuzione pensiero libero

L’autore parlerà dei temi del suo libro venerdì, 4 giugno 2021, alle 18, al Museo M9 di Mestre, insieme all’assessore al Turismo del Comune di Venezia, Paola Mar, al presidente della Fondazione di Venezia, Michele Bugliesi, al coordinatore degli ambasciatori del progetto Terzo Paradiso / Cittadellarte, Francesco Saverio Teruzzi, in occasione di un confronto sul tema “Spazio pubblico, arte e rigenerazione urbana”.

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