13 dicembre 2010

libri_fotografia Diplopia (einaudi 2010)

 
Cos’abbiamo visto dell’attentato dell’11 settembre? Che tipo di immagini hanno diffuso i media e, soprattutto, che messaggi si celano dietro ad esse? Se lo domanda Chéroux nel suo ultimo libro...

di

L’attentato al World Trade Center dell’11 settembre 2001
rappresenta l’evento storico in assoluto più fotografato. Eppure, a causa di un
bizzarro paradosso, la quantità di immagini fatte circolare dai media
statunitensi (e non solo) è davvero ridotta, se consideriamo che sulle prime
pagine dei quotidiani sono state pubblicate fondamentalmente sei fotografie-tipo,
che raffigurano: 1. l’esplosione; 2. la nuvola di fumo; 3. le rovine; 4. l’aereo
che si schianta; 5. il panico; 6. la bandiera americana issata dai vigili del
fuoco sulle macerie. Perché proprio queste immagini, e che significato hanno
all’interno della comunicazione mediatica?

Queste le domande di partenza di Clément
Chéroux,
che sviluppa uno studio relativamente conciso ma non per questo meno puntuale e
argomentato. Dribblando il facile rischio di cadere nella retorica populista o
nelle varie teorie del complotto, l’autore appronta una riflessione specificamente
rivolta alle immagini, ai loro canali di diffusione e alla cosiddetta intericonicità:
quella sorta di seconda pelle, o di doppio fondo, che hanno le immagini nel
momento stesso in cui rimandano contemporaneamente al fatto rappresentato e
a qualcos’altro, legato in ultima istanza alla memoria visiva collettiva.

Che c’entra la fotografia della nuvola di fumo con
quella di Pearl Harbor del 1941? O quella dei vigili del fuoco che issano la
bandiera a Ground Zero
con quella scattata a Iwo Jima nel 1945? Thomas Ruff - jpeg ny01 - 2004 - stampa cromogenica - cm 256x188 - courtesy l’artistaLa risposta non è così semplice e
immediata, perché tra queste immagini esiste un legame assolutamente stretto e
determinante ai fini della comunicazione.

Affrontando, nella prima sezione, la questione legata
alla scelta delle immagini da parte delle testate giornalistiche e, nella
seconda, gli aspetti inerenti all’impatto di tali immagini sui lettori
americani, Chéroux disegna un affresco estremamente interessante (nonché, per
la sua attualità, urgente) del panorama mediatico contemporaneo; dimostrando
come sempre più l’informazione faccia tutt’uno con l’industria dell’entertainment,
e come la memoria collettiva sia stata definitivamente ingurgitata dalla “società
dello spettacolo”.

La “diplopia”, sindrome a causa della quale la vista si
sdoppia, si erge quindi a metafora di una situazione in cui qualunque immagine
sembra duplicarsi, dischiudendo un substrato di significati e interconnessioni
che, lungi dall’essere casuali o ingenui, rappresentano viceversa la chiave di
volta per decifrare la realtà contemporanea. Da sintomo di un disturbo ottico,
che dovrebbe compromettere la visione – e quindi la comprensione – del mondo,
nel caso di Chéroux la diplopia si rivela quanto mai preziosa, dato che solo
percependo questo implicito sdoppiamento, questo scollamento del significante, è
possibile assumere le immagini che ci circondano con il dovuto spirito critico
e l’adeguata consapevolezza.

gabriele naia

la rubrica libri è
diretta da marco enrico giacomelli


Clément Chéroux – Diplopia. L’immagine fotografica nell’èra
dei media globalizzati: saggio sull’11 settembre 2001

Einaudi, Torino 2010

Pagg. 134, € 19

ISBN 9788806205294

Info: la scheda
dell’editore

[exibart]

1 commento

  1. per fortuna esistono anche internet e youtube dove sempre più spesso vengono anticipate notizie che saranno poi trattate (a volte . spesso mai) solo successivamente dai quotidiani (vedi assassinio di michael jackson, accertato 3 mesi dopo che la notizia circolava su youtube e su altri forum) .

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