28 gennaio 2008

libri_monografie Arienti Höller Lucas (electa 2007)

 
Comincia a delinearsi chiaramente la collana diretta da Francesco Bonami. Monografie agili con un buon rapporto qualità-prezzo. Introdotte da un breve saggio, seguito da una nutrita rassegna di opere, accompagnate da commenti più o meno ampi. In libreria la nuova tripletta...

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Della collana “Supercontemporanea”, diretta da Francesco Bonami per Electa, abbiamo già avuto modo di parlare in varie occasioni. La terza tripletta di libri, pubblicata negli ultimi scampoli del 2007, ha come protagonisti Stefano Arienti, Carsten Höller e Sarah Lucas.
È Michele Robecchi che si occupa di inquadrare l’opera di quest’ultima. Inquadrare innanzitutto nel senso di contestualizzarne la genesi artistica. Il quadro si compone dunque con la conclusione dell’esperienza tatcheriana, con l’emergenza dirompente di Ken Loach, con la ribalta musicale che s’inizia a popolare dei gruppi musicali del nascente Brit Pop di seconda generazione. E, naturalmente, con quella manciata di intraprendenti neodiplomati alla Goldsmith’s che, nel 1988, (auto)organizzano la collettiva Freeze. È la nascita di un manipolo di Young British Artists ora celeberrimi, ai quali appartiene sin dall’inizio anche la londinese Sarah Lucas (Londra, 1962). Allora compagna di Gary Hume, resta tuttavia piuttosto sottotraccia in quelle prime occasioni pubbliche. Ma sono sufficienti un paio d’anni affinché la maturazione compia il suo corso. Robecchi rammenta l’importanza della lettura della femminista Andrea Dworkin nonché l’incontro con Sadie Coles, quando quest’ultima doveva ancora iniziare l’avventura di gallerista. Sono i collage di Penis Nailed to a Board (1992) -insieme alla fotografia Eating a Banana (1990) e al “tavolo” Two Fried Eggs and a Kebab (1992)- a costituire la svolta nella carriera di Lucas, insieme alla breve esperienza in coppia con Tracey Emin sotto il nome comune di The Birds. Così, in meno di dieci anni, si giunge alla retrospettiva del 2005, itinerante fra Zurigo, Amburgo e Liverpool.
Sarah Lucas - Concrete Void - 1997 - photo Marc Domage
È invece stata affidata a Caroline Corbetta la monografia su Carsten Höller (Bruxelles, 1961; vive a Stoccolma). Ed è una storia molto differente: quella di un biologo specializzato in fitopatologia, il quale diventa artista poiché ritiene che “il potere esplorativo delle scienze naturali è un po’ estenuato”. Così come diverso è l’approccio critico, molto più “stretto” sulla lettura dell’opera dell’artista di origini tedesche. Viene dunque analizzata la sua transdisciplinarietà, l’accento posto sulla provocazione -eventualmente declinata in articoli pubblicati sulla stampa quotidiana- nonché sulla sperimentazione percettiva, proposta a se stesso e al proprio pubblico. Ed è giustamente sottolineato come Höller riesca a proporre criticamente interrogativi di amplissima portata, senza scadere in una forma degenere di misticismo (l’esempio delle installazioni realizzate dal 1996 al 2000 insieme a Rosemarie Trockel e dedicate alla reciproca incomunicabilità fra uomo e animale è particolarmente significativo in questo senso). Anzi, lo humour e la liberatoria souplesse di lavori come gli scivoli alla berlinese KW e quelli monumentali alla Tate Modern sono la chiave che spesso Höller utilizza per varcare la soglia della riflessione più profonda, senza rischiare di restarne impigliato.
Carsten Nicolai
Purtroppo il testo meno soddisfacente è riservato a Stefano Arienti (Asola, 1961; vive a Milano) per la firma di Camilla Pignatti Morano. Soprattutto a causa dell’indecisione fra close reading e lettura contestuale, scelta che si rende necessaria dato lo spazio piuttosto ridotto previsto per il saggio introduttivo. È dunque con un certo affanno che si incrociano una certa Italia della seconda metà degli anni ’80 con la fascinazione esercitata dai materiali; la vicinanza con Corrado Levi e la seminale esperienza nell’ex fabbrica milanese Brown Boveri con una ossessiva quanto produttiva manìa collezionistica. Sono soltanto alcuni esempi di una volenterosa e senz’altro competente ricerca svolta dall’autrice, che però avrebbe giovato al proprio scritto optando per una rosa ristretta di argomenti da presentare e sostenere, al fine di poterli esporre con maggior agio e sfuggire all’effetto lista-della-spesa. Ostico anche e soprattutto per il pubblico al quale sono dirette queste monografie, ossia ad appassionati e non ai soliti presunti “addetti ai lavori”.
Stefano Arienti
Ci sarà comunque occasione per tornare sull’argomento. Sono infatti in preparazione un’altra decina di volumi, fra i quali due dedicati ad artisti italiani, Giuseppe Gabellone e Rudolf Stingel.


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Camilla Pignatti Morano – Stefano Arienti
Caroline Corbetta – Carsten Höller
Michele Robecchi – Sarah Lucas
Electa, Milano 2007
Pagg. 108, ill. col., € 19
ISBN 9788837049799 | 9788837052751 | 9788837049775
Info: la scheda dell’editore

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