14 giugno 2005

libri_saggi Narciso Infranto (laterza 2005)

 
Un tema accattivante. Un viaggio nella pittura moderna attraverso gli autoritratti. Pretesto per raccontare l’evoluzione (drammatica) della condizione umana. Un libro che promette molto e un po’ delude...

di

Il testo di Alberto Boatto -riedizione accresciuta di uno scritto del 1997- potrebbe sembrare un agile manuale di storia dell’arte moderna, raccontata attraverso un originale percorso costituito solo di autoritratti.
Una prefazione ricca di concetti spiega perché l’autoritratto non è semplicemente un ritratto che il pittore fa a sé stesso; ritratto e autoritratto sono due generi diversi di pittura. Ritrarsi richiede capacità introspettiva e coraggio nel guardarsi dentro: una sfida del pittore con sé stesso che nei secoli diventa sempre più difficile. Fino a trasformarsi in età moderna in una “protratta e impietosa inchiesta condotta fin negli stati riposti del proprio essere”.
L’autoritratto nasce nel XV secolo quando l’uomo prende coscienza del proprio ruolo nel mondo. I primi autoritratti sono un’orgogliosa affermazione della propria identità come uomini: “Al cruciale interrogativo ‘chi sono io?’ [i pittori del Quattrocento rispondono] con orgogliosa sicurezza ‘io sono un uomo’”.
Ma l’illusione dura poco. Il pittore guarda insistentemente sé stesso riflesso nello specchio e scopre le proprie debolezze, la fragilità della condizione umana e quanto sia dolorosamente estraneo il mondo intorno a lui. Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, complice la nascita della psicanalisi, la crisi diventa dirompente. I pittori vivono una ‘situazione professionale’ nuova -nasce in questo periodo l’arte senza committente- e percepiscono con acuta sofferenza il loro distacco dal mondo. “Dall’affermazione superba ‘io sono questo’ siamo passati allo smarrimento, ‘non so più chi sono’ non nel significato strettamente biografico, ma in quello essenziale e assoluto”.
L’autoritratto si disfa e si sconvolge, non più rappresentazione della propria fisionomia; diventa l’immagine tragica della condizione esistenziale dell’uomo moderno. Non solo storia dell’arte quindi, ma anche racconto dell’evoluzione della condizione dell’artista e una coinvolgente storia del pensiero dell’uomo e del suo (sempre più difficile) rapporto con la vita.
All’introduzione seguono capitoli che descrivono numerosi autoritratti da Goya a Warhol passando per Delacroix, Van Gogh, Picasso, Munch, tutti riprodotti nelle pagine del libro. Boatto privilegia gli aspetti di contenuto e significato delle opere più che questioni stilistiche e di forma.
L’autore sceglie di partire da Goya che si ritrae moribondo e agonizzante; è l’inizio di un cammino di progressiva perdita di ogni certezza. La fede in Dio, nella scienza o nel progresso non sono più in grado di fornire tutte le risposte, il perché della sofferenza, della morte e l’uomo si trova tragicamente solo di fronte a questi interrogativi.
Un percorso di crescente drammaticità -che culmina nell’espressionismo tedesco- nel quale i pittori si confrontano prima con il dolore fisico e la morte, poi con le più devastanti inquietudini interiori che portano al suicidio molti degli artisti citati, da Van Gogh a Kirchner. Al lettore sono concessi solo pochi momenti di serenità: gli autoritratti di David (contemporaneo di Goya, ma dotato di sensibilità e certezze assai diverse), Ingres, Turner, Mirò, Matisse.
Peccato che dopo premesse tanto allettanti il libro si sfilacci un po’. Le schede inserite a commento delle opere diventano capitoli indipendenti e slegati, nei quali è difficile rintracciare il filo del discorso. Sorprendenti e discutibili le conclusioni che Boatto presenta come “epilogo minimo e provvisorio”. Nel terzo millennio, tv, fotografia e tecniche sempre più avanzate restituiscono con precisione l’immagine di ciascuno di noi. “L’identità di ognuno […] è sfuggita a qualsiasi forma di […] progetto individuale e ci viene imposta dall’esterno. ‘Tu sei questo’”. Sembra quindi che l’accento si sia spostato di nuovo sul problema dell’immagine esteriore e dell’apparenza, mentre nei secoli la sensibilità degli artisti aveva trasformato l’autoritratto in un ritratto dell’anima.

articoli correlati
Moi! Autoritratti del XX secolo in mostra a Firenze
La ricerca dell’identità da Antonello a De Chirico
L’autoritratto di Antonietta Raphael Mafai

antonella bicci


Alberto Boatto – Narciso Infranto. L’autoritratto moderno da Goya a Warhol
Bari, Laterza, 2005, Isbn 88-420-7510-0 – Pp. 232; illustrazioni in bianco e nero e a colori; € 24 – Info: piazza Umberto I, 54 – 70121 Bari; tel. +39 0805281211; www.laterza.it


[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui