30 novembre 2005

libri_saggi Riviste d’arte d’avanguardia (sylvestre bonnard 2005)

 
Un metaeditore per parlare di esoeditoria. Tutti pazzi per i prefissi d’origine greca? Abbiamo cercato qualche lume parlandone con Giorgio Maffei, coautore di un testo dedicato alle pubblicazioni più intriganti del secolo scorso. Si chiama Riviste d’arte d’avanguardia...

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Qual è l’ambiente entro e contro cui nascono e muoiono le riviste d’arte della neo-avanguardia e cosa s’intende per esoeditoria?
Gli anni Sessanta, ancor prima dei fatti del ’68, sono caratterizzati da un forte senso di antagonismo politico che si riverbera, ma anche si alimenta, nel mondo culturale e artistico. L’industria editoriale, allora come oggi, è condizionata da ingombranti gruppi imprenditoriali e agli artisti, ancora fuori dal sistema commerciale, non rimane che la via dell’autoproduzione. L’esoeditoria –il suffisso greco eso come “fuori, esterno”– caratterizza tutto quanto sta al di fuori dell’editoria convenzionale. Il termine fu usato nella prima mostra (Rassegna dell’Esoeditoria Italiana, Trento, Pro Cultura, 1971) che questa editoria mise in luce e da allora è entrato nell’uso corrente.

Quali erano le forme, le caratteristiche e le modalità?
Le difficoltà economiche, la mancanza di un’attrezzatura professionale, ma anche la poetica del momento, determinano la struttura e la forma delle riviste, povere nei materiali, spesso mal stampate, destinate a una vita caduca, ma portatrici di un forte messaggio artistico, solidamente ancorato all’ambiente politico.

Le riviste di cui si parla nel libro scritto con Patrizio Paterlini sono quasi sempre portatrici di un approccio militante alla “critica”. Esiste ancora una critica di quel genere? L’elemento più evidente mi pare talora lo spostamento dalla sovversione frontale a quella virale… La copertina di Riviste d’arte d’avanguardia. Gli anni Sessanta/Settanta in Italia Sylvestre Bonnard, Milano, 2005
Non solo un approccio militante alla “critica”, ma un più ampio lavoro propriamente “artistico”. Le riviste di cui ci siamo occupati, tralasciando quelle più genericamente informative o gestite dalla figura professionale del critico d’arte, sono spesso autentici lavori d’arte che della rivista assumono le sole caratteristiche di forma e periodicità. L’artista, che è artefice, rivendica a sé ogni ruolo, anche quello del critico, intervenendo spesso animosamente nel dibattito culturale. Nulla di simile mi sembra oggi presente, l’artista del nuovo secolo bada al mantenimento delle proprie posizioni sociali, a conservare il proprio status senza troppo dare fastidio al sistema dell’arte, se non con una reale, o presunta tale, provocazione affidata alla sua propria opera e non all’intervento critico-teorico.

Com’è cambiato allora il rapporto fra critica e informazione? Il minor costo economico della diffusione delle notizie (penso al web innanzitutto) come ha influito?
La critica, come dicevo, mi sembra saldamente in mano ai critici; la possibilità di utilizzare media diversi, più diretti ed economici, diminuisce  naturalmente la selettività. Tutti noi abbiamo facilmente accesso al dibattito con conseguente scadimento della qualità. Questo non è ovviamento un difetto del mezzo, ma un limite di chi il mezzo utilizza. L’informazione artistica nel web mi sembra avere, specie nelle sue forme più strutturate, fantastiche opportunità ancora poco sfruttate. Eccellenti lavori ci sono, per qualità di scrittura, profondità di analisi, ricchezza iconografica. Un ottimo esempio sta qui sotto i vostri occhi.

la copertina di un numero di Azimuth, rivista di Enrico Castellani e Piero ManzoniNel libro si parla delle riviste d’artista. Un fenomeno che si è allentato, a parte qualche rara eccezione (Permanent Food e anche a numeri unici come Teufel). Qual è la ragione di questo disinteresse? E’ legato soltanto all’”individualismo” degli artisti contemporanei?
Nel libro si parla quasi solo di riviste d’artista, un fenomeno antico che risale alle avanguardie storiche e che oggi trova occasioni e modalità diverse. Si camuffano sotto forma di bollettini di galleria, hanno sembianze di fogli di comunicazione artistica, si nascondono nelle pieghe del web. A ben guardare sono solo l’espressione aggiornata di quel che è sempre stato: lussurioso, patinato e multilingue se lo fa un divo come Cattelan, povero e autoprodotto se è espressione di giovani che stanno crescendo. C’è dietro comunque lo stesso bisogno di sovvertire le regole che è proprio dell’arte.


intervista a cura marco enrico giacomelli


Giorgio Maffei / Patrizio Paterlini – Riviste d’arte d’avanguardia. Gli anni Sessanta/Settanta in Italia
Sylvestre Bonnard, Milano, 2005
ISBN 88-86842-97-X
Pagg. 173, ill. a colori, € 36
Info: Largo Treves, 5 – 20121 Milano; tel. +39 0229002659; fax +39 026599162; info@edizionibonnard.it; www.edizionibonnard.it


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