24 marzo 2005

libri_saggi Trame (pendragon 2005)

 
Sette artisti con l’abito, altri sette intorno ad esso. E infine sei giovanissimi. È l’imbastitura proposta per indagare le riflessioni dell’arte contemporanea a partire dal tessuto. Una panoramica dotta e calibrata che prepara divagazioni ulteriori...

di

La retorica della società della comunicazione pareva avesse smaterializzato definitivamente l’essere vivente per lasciare il posto a un’intelligenza connettiva priva del fardello corporeo. Una posizione ingenua, intrisa di cartesianesimo, che ha frainteso il processo identitario ingenerato proprio dalla presunta idealità degli scambi virtuali. Prova ne sia che vecchi e nuovi interventi sul corpo sono balzati sulla ribalta, dal tatuaggio al piercing. In questo scenario a prima vista contraddittorio, sul quale andrebbe avviata una riflessione sgravata da pesanti pregiudizi, non si può sottovalutare il ruolo rivestito dall’abito. Pelle culturale cangiante, sostituibile e plurima. Imbastita di tessuti, trame, coperture, vezzi, necessità.
Come di consueto l’arte è stata una spia basilare di questo rinnovato interesse nei confronti dell’abito, non tanto e non solo nel suo lato fashion e in quanto status symbol, bensì come sintomo di un nuovo umanesimo multifronte e in perenne edificazione. Un umanesimo reazionario in senso etimologico, che re-agisce alla retorica della decorporeità e abbozza riflessioni che si disseminano in molteplici direzioni. Non vengono proposte contro-tesi dogmatiche, al contrario si ricrea un testo, un tessuto, una trama e un ordito di proposte alternative, di stimoli al pensiero, di inviti all’azione. Quand’anche possano apparire intimistici e introversi, si noterà che -proprio grazie al lavoro di intersecazione proposto da Pietro Gaglianò- anche i lavori a prima vista più individuali sono sublimazioni, condensazioni e rimozioni di tematiche quotidiane che solo attendono attenzione da parte dell’osservatore.
Proprio per questa ragione, la tripartizione proposta dal curatore, fra 6 giovani artisti a latere (Annalisa Betella, Vittorio Cavallini, Simone Simonetti, Fariba, Chiara Guarducci, Carlo Colli) e due coppie di 7 artisti affermati che si soffermano con e intorno all’abito, in realtà è una sorta di trappola tesa al lettore. Altrimenti detto, Gaglianò propone una scansione di trama e ordito alla quale si deve contrapporre una visione alternativa. Oppure si può raccogliere la sfida insinuata dallo stesso curatore quando, quasi sottobanco, ci parla del feltro, tessuto-non tessuto che scardina ogni tentativo ortogonale di intreccio.
Così sono molti altri i criteri con i quali si potrebbero redistribuire i 14 artisti. Per esempio in base al materiale, sottolineando la scelta che spesso si dirige verso composti chimici rifunzionalizzati come il chewing-gum di Maurizio Savini o la gomma che strizza l’occhio al latex di Luca Matti, o ancora la plastica di Enrica Borghi o la carta chirurgica di Adriano Persiani. D’altra parte, se un Mario Consiglio utilizza la lycra, o il feltro di beuysiana memoria nel caso di Daniela De Lorenzo, altri artisti creano una sorta di raddoppiamento della scorza identitaria rappresentata dal vestito-carta da parati (Arnold Mario Dall’O, Florencia Martinez), mentre al capo opposto dell’operazione, Maura Banfo denuda l’abito mostrandone l’anima rigida e autoritaria. L’abito dunque diviene segnale oltre che segno, cela senza successo: è il caso della gemmazione di corpi cancerosi in Elisabetta Scarpini, delle temute deformazioni fasciate da Pantani-Surace. Al contrario, può invece palesare la differenza, come in Oh happy day di Loredana Longo, o ancora destabilizzare ogni lettura: così Franco Menicagli e Stefania Balestri, l’uno con una Monroe meccanizzata, l’altra con un’indagine sottilmente inquietante fra gli abitini delle bambole.
Il tema possiede d’altronde un respiro importante, come dimostrano fra l’altro artisti come Shonibare, la biennale di fiber art di Chieri e, non meno importante, l’interesse di giovani artisti come Mondini e Stroppiana, che hanno partecipato entrambi a Gemine Muse 2004. La panoramica offerta da Gaglianò è allora assai utile come spunto iniziale per ulteriori ricerche e imbastiture, per ricominciare a tessere una tela in continuo disfacimento e riorganizzazione.

articoli correlati
Mario Consiglio e Loredana Longo alla Quadriennale Anteprima a Napoli
Dall’O su Stirato
Daniela De Lorenzo da nicolafornello
Florencia Martinez su Drome
Franco Menicagli al Tessilform
Pantani-Surace da nicolafornello
Elisabetta Scarpini da Strade blu
Stefania Balestri alla Corte di Firenze
Maura Banfo ad Allarmi
Borghi allo Studio Raffaelli
Adriano Persiani da Interno&dumdum
Savini da Lipoli & Lopez
Shonibare al Pac
4° Biennale di Fiber Art a Chieri (To)

marco enrico giacomelli


Pietro Gaglianò (a cura di) – Trame. Con l’abito – intorno all‘abito
Edizioni Pendragon, Bologna 2004
ISBN 88-8342-367-4
Pagg. 88; illustrazioni a colori
€ 14


[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui