08 febbraio 2006

libri_strumenti Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi (olschki 2005)

 
Quasi quanto pizza, spaghetti e mafia, l’immaginario nostrano all’estero comprende pure gli Uffizi. Che non possono esporre tutto quanto possiedono. Ecco allora l’utilità primaria di un inventario…

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Pubblicare l’inventario dei disegni del relativo Gabinetto degli Uffizi è senz’altro un’impresa titanica, ma altresì inevitabile per far conoscere al pubblico e agli addetti ai lavori lo straordinario patrimonio posseduto dall’onorevole istituzione fiorentina, aggiornando il lavoro tardo ottocentesco di Pasquale Nerino Ferri. E, così facendo, è anche possibile intervenire con i restauri e limitare il deperimento dei disegni, poiché le informazioni ad essi relative saranno d’ora in poi disponibili senza dover maneggiare direttamente le opere, particolarmente fragili. Il volume in questione, pubblicato col sostegno della Fondazione Getty, si rivolge ai disegni classificati con la dizione nn. 962-1998 F., dove quest’ultima lettera indica l’appartenenza al “genere” della figura. Ed è il quarto volume, che segue il precedente sulla Figura (edito nel 1991) e i due dedicati agli Esposti (1986 e 1987).
Come specifica nella Premessa la curatrice Annamaria Petrioli Tofani -che ha diretto gli Uffizi dal 1987 al 2005-, il progetto è quello di un inventario e non di un catalogo. Ossia, ogni disegno è riprodotto e corredato da una “carta d’identità” il più possibile oggettiva che, per esempio nella parte dedicata all’attribuzione, si attiene ai dati inventariali vigenti, tralasciando il parere personale della curatrice e di coloro che non abbiano fornito incontrovertibili prove per modificarne la paternità. Fra le altre notizie, sono state riportate anche tutte le scritte presenti sui fogli, e fino a tutto il 2003 sono state citate le mostre alle quali è stato esposto ogni disegno.
A questo punto, sintetizzato l’impianto dell’opera, è di rigore citare almeno qualcuno dei capolavori che si possono studiare grazie al volume. I nomi, come si può immaginare, sono talora più che altisonanti, anche se in qualche caso le riproduzioni sono di dimensioni davvero troppo ridotte. Si può cominciare con uno studio di Lodovico Cigoli (984 F.), acquerello su carta azzurra cheLa copertina dell rappresenta una donna di tre quarti che pare letteralmente bucare il supporto in una posizione aggettante. Imponente lo studio dei volumi muscolari nell’allegoria del fiume Lete di Francesco Furini (1152 F.), realizzato per l’affresco della Sala degli Argenti di Palazzo Pitti, e quello estremamente plastico di un uomo di Agostino Carracci (1525 F.). Il gusto per la deformità, l’handicap e i soggetti “abietti” si estrinseca in un bambino di Girolamo del Pacchia (1242 F.) e in un neonato quasi privo di collo in uno studio di Lodovico Carracci (1509 F.), in una scena pestilenziale in una Copia da Raffaello (1348 F.), nei ciechi di Polidoro da Caravaggio (1376 F.) e massimamente nella testa divenuta teschio di Fulgenzio Mondini (1663 F.). Sontuosa la Deposizione di Raffaellino da Reggio (1279 F.), mentre domina il tono convulso nella scena navale di Pietro da Cortona (1408 F.) o nelle Tentazioni di sant’Antonio di Jacopo Ligozzi (1912 F.). Almeno un cenno anche per la visionaria costruzione ideata da Bartolomeo Montagna (1697 F.), con un eremita alle cui spalle si erge una chiesa come sospesa su un ponte fra due alte rocce in un paesaggio desertico.
Infine, data la classificazione inventariale, risulta oltremodo utile l’indice degli autori e dei soggetti, quest’ultimo redatto con una perizia e un livello di approfondimento encomiabile.

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Annamaria Petrioli Tofani (a cura di) – Inventario. Disegni di figura. 2
Leo S. Olschki, Firenze 2005
ISBN 88-222-5462-7
Pp. 473; ill. b/n
€ 110


[exibart]

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