29 agosto 2003

saggi Masaccio – Roberto Panichi (spirale/vel 2003)

 
Accostare due artisti tanto diversi può apparire una impresa disperata e temeraria: Vettori vince la sua scommessa con un volume di grande spessore critico e poetico. Adottando la tecnica del “diversiloquio”, ravvisa affinità e continuità…

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Descrivere in poche righe questo intenso volume di Vittorio Vettori non è certo una impresa agevole: non siamo sicuramente di fronte ad un semplice saggio e men che meno ad un romanzo. Le bellissime pagine di Vettori, pubblicate dalla Spirali/Vel, appaiono infatti in continuo equilibrio tra prosa e poesia e ci immergono in una atmosfera di grande raffinatezza culturale.
Come afferma lo stesso scrittore “la tecnica espositiva del mio discorso, diviso in due parti, sarà quella del diversiloquio”: in pratica uno zibaldone di impressioni, momenti emotivi, note critiche che hanno come soggetto la figura umana e artistica di due pittori –Masaccio e Roberto Panichi– lontani nel tempo ma accomunati dal medesimo approccio artistico. Certo l’accostamento di uno dei geni della pittura rinascimentale con un interprete della pittura odierna può apparire temerario e rischioso: tale rischio tuttavia decade se l’approccio non è unicamente critico bensì poetico ed emozionale. Vettori, da grande scrittore, descrive le proprie impressioni davanti alla singola opera, senza alcun vincolante filtro storiografico, annullando in tal modo le distanze storiche e critiche. Entrambi gli artisti, inoltre, riescono a cogliere due elementi comuni nella propria poetica: da un lato la profonda e attenta descrizione della psicologia e della forza umana dall’altro esibiscono entrambi, orgogliosamente, la propria toscanità. Come giustamente scrive Antonio Paolucci, in un prezioso intervento contenuto nel libro, “Roberto Panichi è un pittore colto. Questo lo sappiamo bene. Lo hanno detto, del resto tutti i suoi critici: chi scrive ma anche, tra gli altri, Raffaele de Grada e Tommaso Paloscia, il quale ha coniato per lui il termine neorinascimentale. […] Neorinascimentale perché ha un dominio stupefacente delle tecniche, al punto tale che pochissimi artisti oggi , in Italia, sanno come lui sfruttare fino al virtuosismo la potenzialità della tavolozza. […] Neorinascimentale, infine, perché crede fermamente nella immagine dell’uomo ”. Dunque un volume di “grande scrittura” che è testimonianza estrema di come esista, tra le diverse arti, una comune e superba affinità: leggere i commenti di Vettori sulle stranote opere masaccesca, apre nuovi sistemi interpretativi che pagina dopo pagina rendono questo libro una affascinante lettura.

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Vittorio Vettori – Masaccio/Roberto Panichi, Edizioni Spirale/Vel, 2003. Ill. 64 col. Pagine: 132, Prezzo € 52.00. Contatti: Spirali/Vel – via Fratelli Gabba 3 – 20121 Milano – redazione@spirali.com, website: www.spirali.com  

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1 commento

  1. L’inaugurazione di un museo dedicato all’Arte sacra della Pieve di Cascia a Reggello ed al suo più sublime capolavoro, il Trittico di San Giovenale opera di un Masaccio giovanissimo, è, forse, l’evento più significativo delle Celebrazioni del VI centenario della nascita del grande artista, che ebbe i natali nella vicina San Giovanni Valdarno. Si tratta infatti di un’esposizione permanente, che raccoglie le testimonianze artistiche di un territorio che ha come elemento generatore la Pieve di Cascia, uno spettacolare complesso architettonico romanico che testimonia la storia antica di quei luoghi e di quelle genti.
    Un Masaccio affascinante quello di Cascia, che dipinge, poco più che ventenne ma già pienamente maturo ed inserito nella cultura artistica del suo tempo.

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