18 febbraio 2002

storia dell’arte Imparare l’arte dai grandi maestri (Allemandi 2000)

 
Più che lezioni di storia dell’arte, i testi raccolti in questo libro sono racconti di storia vissuta, con aneddoti di vita quotidiana. Sono i testamenti spirituali di sei studiosi di fama, che si lasciano intervistare, senza filtro alcuno, da altrettanti colleghi...

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Il materiale di questo volume, edito da Allemandi, nasce dalla trascrizione di una serie di interviste raccolte in una collana di videocassette prodotte dal Louvre. Dopo la prima intervista a Jurgis Baltrusaitis, cultore della mitologia, il lettore ripercorre il percorso umano e professionale di Chastel, grande studioso del Rinascimento e del rapporto tra artisti e umanisti, il primo ad introdurre la teoria del genio nella storia dell’arte. Lo storico sottolinea l’importanza del Caso nello svolgimento della storia dell’arte come accadde per il sacco di Roma del 1527, che provocò la dispersione delle maggiori leve artistiche del momento verso gli altri centri culturali della penisola, definita “museo naturale” per i suoi edifici e per il contesto naturale in cui sono inseriti. Ci lascia con l’affermazione: “la mia dottrina è che non ci deve basare su una teoria ma su un’intensa esperienza personale ed una forte motivazione individuale”.
Haskell, studioso dello Jesuitenstil, confessa che i suoi interessi principali nello studio della storia dell’arte riguardano le modalità di lavoro degli artisti, le motivazioni che li spingevano a dipingere e le loro attività. Questo nella convinzione che la storia dell’arte sia essenzialmente “resurrezione del passato” e l’abilità dello storico dell’arte consista nella capacità di disseppellirlo. Particolarmente suggestivo l’aneddoto da lui raccontato circa l’incontro della sua vita: una sera a cena con una curatrice del Museo Hermitage si ritrovò ad annotare sul suo taccuino, tra appunti sui quadri e notizie d’archivio, da lui definite “cose noiosissime”, la frase “stasera ho visto per la prima volta la donna che vorrei sposare” . Con ella trascorse e condivise quasi trenta anni della sua vita.
Krautheimer si lascia indagare nella sua vita personale, ricordando come negli anni ’30 per uno storico dell’arte ebreo l’unica chance fosse rappresentata dagli Stati Uniti. Successivamente entrò all’Institute of Fine Arts di New York come storico dell’architettura. Ripercorre la strada che lo ha portato alla redazione della sua opera monumentale “Corpus basilicarum christianarum Romae”: la sua avventura nasce a Roma, quando, in qualità di studioso della Biblioteca Hertziana, gli fu proposto di occuparsi delle chiese paleocristiane. L’autore confessa, senza remore, che se se avesse saputo che l’opera avrebbe richiesto 50 anni per 5 volumi, forse non la avrebbe mai cominciata!!! Ma una volta intrapresa la sfida, si è sentito in dovere di terminarla. L’unico libro che non tratta di architettura è la sua monografia su Lorenzo Ghiberti , scritta a quattro mani con la moglie, a proposto del quale afferma “le esagerazioni sono roba mia, le affermazioni più sfumate sono di mia moglie”.

L’intervista a Sterling risulta particolarmente carica delle emozioni e dei sentimenti che hanno accompagnato la sua carriera. Lo studioso ci rende partecipi del dispiacere provato quando gli fu affidato il Dipartimento di arti applicate del Museo del Louvre, visto che la sua passione era la pittura. Grazie all’intervento risolutore del suo maestro Focillon, però, venne poi nominato addetto del Dipartimento di pittura. Questa ammissione la rilascia proprio all’ex Direttore del Louvre, Michel Laclotte! Ma il grosso salto Sterling lo compì con la mostra “I pittori della realtà”, una retrospettiva sulla pittura francese all’epoca di Luigi XIII, perché costituì uno squarcio su una pittura fino ad allora sconosciuta o non sufficientemente apprezzata. A questo punto la testimonianza si fa commovente quando racconta che, al sopraggiungere delle leggi razziali, piuttosto che accettare l’invito di due funzionari del Louvre a falsificare i documenti, sì da risultare ariano, la difesa della sua dignità lo condusse a trasferirsi in America. Fu proprio il Direttore del Louvre di allora, George Salles, a intercedere per l’ottenimento di un visto americano. Approdato oltreoceano, al Metropolitan Museum di New York, come conservatore, vi restò fino al 1945, anno in cui ricevette un telegramma dal Louvre, che lo invitava a tornare. Senza indugio, tornò a Parigi, mantenendo l’incarico al Metropolitan Museum per circa 20 anni. E fu così che scrisse articoli su Enguerrand Quarton, Jean Fouquet, artisti da lui “scoperti” e che lo hanno portato a definirsi “un cacciatore nelle notti medievali”.
L’ultima intervista è quella di Pierre Rosenberg a Federico Zeri che ci regala un ritratto di Roberto Longhi: “un personaggio bifronte, da un a parte era un angelo, dall’altra era un diavolo, da una parte un genio, dall’altra un uomo di dimensioni piccolissime, però aveva una grande cosa: sollecitava l’intelligenza, spronava”. E continua con la sua galleria di personaggi: Bernard Berenson “uomo di genio assoluto”, il Conte Contini, proprietario della collezione Contini-Bonacossi, che giocava con Zeri a indovinare le attribuzioni dalle fotografie, Samuel Kress, collezionista americano. Ripercorre con divertimento e ironia il suo cammino di critico e storico dell’arte, dalla sua attività negli Stati Uniti, presso il Museo di Baltimora, il Museo di Paul Getty. Lo studioso romano, infine, afferma che la ricerca storico-artistica è come un giallo, “perché spesso si è messi davanti a un caso e va risolto”.
Infine Zeri lancia un monito agli storici dell’arte italiani, rei, a suo parere, di non aver denunciato le terribili offese subite dal nostro patrimonio. Inconsapevolmente vicino alle parole di Cassiodoro, ricordate da Chastel, “lavoriamo perché vediamo i barbari alle porte…e vorrei salvare qualcosa per il futuro”.

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V.V.


Imparare l’arte dai grandi maestri. Sei lezioni di storia dell’arte, Baltrusaitis, Chastel, HAskell, Krautheimer, Sterling, Zeri, 2000 Umberto Allemandi & C. srl Torino, prima ristampa, gennaio 2001. 112 pagine, 6 foto in b/n, codice ISBN 88-422-0964-3, prezzo L. 18.000, euro 9,29.Contatti: www.allemandi.com

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