-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Dentro l’asta. La Salomè da record di Diana de Rosa
Mercato
È successo quest’estate, da Sotheby’s Londra. La testa di San Giovanni Battista ha smesso, di nuovo, di essere reliquia, per diventare trofeo. Lo scorso 2 luglio, nel corso della Old Master and 19th Century Paintings Evening Auction, Salomè con la testa di San Giovanni Battista di Diana de Rosa è volata a £ 317.500 (poco meno di € 369.000), superando ogni pronostico della casa d’aste. Da una valutazione di partenza di £60.000–80.000, l’olio su tela della pittrice napoletana ha registrato un trionfale +400%.
Diana de Rosa, Annella di Massimo, Dianella, la sua storia fu documentata da Bernardo De Dominici nelle sue Vite de pittori, scultori e architetti napoletani. Nasce nel 1602, figlia del tardo manierista Tommaso de Rosa e sorella (o nipote, dipende dalla versione a cui si sceglie di dar credito) del più celebrato Pacecco, crebbe e iniziò a lavorare nello studio di Massimo Stanzione. Sua pupilla prediletta, fu lui, si racconta, a garantirle “maternità retribuita” delle opere pur di non lasciarsi scappare una collaboratrice del suo calibro – una licenza poetica e professionale che poche donne potevano vantare nel Seicento. Eppure, nonostante le cronache di Bernardo de Dominici la dipingano come una donna tenace, decisa a esporre le sue tele nelle chiese e non solo nelle sale private, la sua voce si era persa nei secoli, soffocata dalle ombre di nomi più gridati, come Artemisia Gentileschi.
Ora, però, De Rosa festeggia il suo ritorno sul mercato con un record d’asta che surclassa il precedente primato – fissato nel 2021 con un Sansone e Dalila da Dorotheum a circa €128.000. E dire che già allora si riparlava di lei come “la sorella dimenticata del Barocco napoletano”. Ma La Salomè con la testa di San Giovanni Battista non è un esercizio di trucchi da macellaio del sacro, bensì un incontro silenzioso tra tragedia e grazia: il volto d’angelo di Salomè, appena illuminato da un chiaroscuro, sorregge il capo mozzato del Battista con un’eleganza quasi aggraziata, mentre lo sfondo scuro enfatizza quell’istante sospeso. A differenza di altri, il gesto di Diana è sobrio, riflessivo, ma allo stesso tempo sembra sdrammatizzare la decapitazione dipingendo un sorriso appena accennato.
Di De Rosa gli studiosi hanno ricostruito finora solo una trentina di attribuzioni certe; tra queste, il recente ritrovamento della Santa Cecilia oggi a Boston, che ha aperto un filone di studi e persino qualche scommessa di mercato. Diana de Rosa ha segnato un nuovo punto, un segnale forte contro l’anonimato delle donne nella storia dell’arte. Ma se l’asta dedicata agli Old Master di Londra è un termometro, ci accorgiamo sempre più come queste alte temperature provengano da un collezionismo sempre più attento ai nomi femminili – una tendenza che promette di far volare alte altre teste nei cataloghi dei prossimi mesi.














