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C’è una nuova galleria tra i bagliori della Ville Lumière. È la sede parigina di Moretti Fine Art – la terza, dopo Londra e Monaco – al piano terra dello storico indirizzo 1 Place du Louvre. Un luogo iconico, intimo, strategico, tutto insieme, di fronte al museo più visitato d’Europa e accanto alla casa d’aste Remy Lefur. «Parigi», rivela a exibart il fondatore Fabrizio Moretti, «è sempre stata nel mio cuore, da quando partecipavo alla Biennale des Antiquaires nei primi anni Duemila. È una città che ha sempre accettato di buon grado l’arte antica, c’è un fitto gruppo di collezionisti, case d’aste, commissaire-priseur, è una città davvero viva». E ancor più viva, in effetti, a tratti frenetica, negli ultimissimi anni, polo d’attrazione irresistibile per giganti come David Zwirner, Galleria Continua, Hauser & Wirth, nonché la acclamatissima Paris+ par Art Basel, oggi a un mese dalla sua seconda edizione. «Chiaramente», specifica Moretti, «la mia base principale resta Londra, ma la Brexit è stato un grande autogol e rende tutto più difficile. Essendo basato a Montecarlo e avendo lì una galleria, ho colto l’occasione quando mi si è presentata la possibilità di aprire uno spazio a Parigi gestito dalla brava Giulia Giustiniani, la mia nuova direttrice che negli ultimi anni è sempre stata in Francia, lavorando con Eric Turquin – uno degli esperti più famosi, ha venduto tra gli altri Cimabue e Artemisia Gentileschi». Ed ecco il risultato: un ambiente di qualità museale, dove gli esterni tradizionali si mescolano a interni raffinati, moderni. Con un primo ospite d’eccezione: un capolavoro riscoperto del Guercino, in bella mostra nella nuova sede parisienne.
È un Mosè del pittore barocco ad aprire le danze, la barba soffice, incolta, i palmi rivolti verso l’alto, una datazione intorno al 1618-19. Diverse le analogie con altre opere del maestro italiano, dalla Testa di un vecchio (oggi all’Ashmolean Museum di Oxford) alla – ancora più lampante – figura maschile dell’Elia nutrito dai corvi (custodito alla National Gallery di Londra). Il curriculum, ovviamente intessuto di nomi altisonanti: documentato per la prima volta nel 1624 tra i tesori del cardinale Alessandro d’Este a Roma, il dipinto passa nelle collezioni ducali estensi a Modena e poi ancora in Francia, in seguito all’occupazione napoleonica del 1796-97. Da lì, più nessuna traccia; poi il colpo di scena. Lo scorso novembre, a Parigi, un “anonimo” Mosè veniva offerto come seguace di Guido Reni dalla casa d’aste Chayette and Cheval, schizzando presto da € 5000 a € 590.000. Oggi è esposto al numero 1 di Place du Louvre, protagonista – stavolta utra noto – della nuovissima Moretti Fine Art. Attribuito al Guercino, stimato € 2 milioni.
«Qualche giorno fa abbiamo inaugurato la sede parigina e raramente ho trovato tante persone così vogliose di vedere arte antica», rivela ancora Fabrizio Moretti nel corso del nostro scambio. «Curatori, conservatori, mercanti, collezionisti, è stata una vera festa. Quindi sono contento, ho molta fiducia. Ma adesso – come ho detto stamane ai miei collaboratori – siamo solo all’inizio».