21 febbraio 2003

fino al 15.III.2003 Thomas Struth – Le Fotografie del Museo di Pergamo Milano, Galleria Monica De Cardenas

 
Eterni monumenti dell’antichità e piccoli frammenti di contemporaneo s'incontrano. Antico e Moderno, Bellezza e Verità sono i confini continuamente mobili di un arte che ama i confronti grandiosi. Nella grande tradizione fotografica teutonica…

di

L’artista tedesco espone alcune fotografie di grandi dimensioni realizzate nel museo di Pergamo a Berlino tra il 1996 e il 2001. Questa serie di scatti appartiene al ciclo “Museum Photographaps”, dedicato alla rappresentazione degli interni e degli esterni dei più importanti musei del mondo. Le foto di Thomas Struth ritraggono i visitatori del museo di Pergamo mentre osservano i monumenti presenti nelle sale e passeggiano tra statue, bassorilievi, fregi, facciate di templi e colonnati.
L’obiettivo della macchina fotografica si concentra sulla relazione tra lo spettatore e le opere pittoriche, scultoree e architettoniche dell’antichità, fino a espandersi in una riflessione filosofica sul rapporto tra presente e passato Thomas Struth e sul valore simbolico delle opere d’arte antiche. La grandezza storica dei monumenti immortali del passato viene accostata da Struth alle emozioni, l’abbandono, gli interessi, i comportamenti e le attitudini degli spettatori in un confronto mai scontato che intende fare chiarezza sul significato, sulla funzione e sull’importanza dei classici e delle radici storiche per il formarsi della nostra identità culturale.
Il gusto rinascimentale di porgere immense distese di spazi allo sguardo meravigliato dello spettatore, diviene per Struth l’occasione per scrutare da una condizione privilegiata i vari atteggiamenti e reazioni che le persone manifestano nei confronti delle opere d’arte. In questo senso Struth agisce come uno scienziato che introduce, mescola, unisce e separa le sostanze e gli elementi nelle provette o sui vetrini per trascrivere e catalogare scrupolosamente le reazioni che si verificano dall’incontro ogni volta diverso dei vari componenti. Le sue fotografie del resto sono animate da due diverse e apparentemente contrastanti tensioni: da un lato la ricerca dell’eleganza, della raffinatezza e della bellezza formale; dall’altro l’ideale metodologicoThomas Struth dell’impersonalità, della neutralità e dell’oggettività scientifica nella rappresentazione del contenuto. La bellezza è ottenuta mediante l’armonia e la nitidezza neoclassica dell’immagine e la ricercatezza cinquecentesca degli scorci prospettici diretta a esaltare la monumentalità delle opere d’arte rappresentate. Si tratta certamente di un concetto classico della bellezza, facente capo alle nozioni di ordine, misura e proporzione. Una concezione comunque adeguata allo scopo che egli attribuisce alla fotografia, cioè la rappresentazione oggettiva, dettagliata e analitica del reale. Come i filosofi greci identificavano Bellezza Estetica, Bene Morale e Verità Scientifica, così l’arte di Struth si propone di eliminare la discontinuità, la frammentarietà e le contraddizioni della realtà in favore di una visione unitaria capace di ricomporne i vari aspetti. Il suo fine ultimo è quello di riannodare il passato con il presente, il sentimento con la ragione, la bellezza con la verità.

pierluigi casolari
mostra visitata il 13 febbraio 2003


Thomas Struth, Le Fotografie del Museo di Pergamo.
Milano, Galleria Monica De Cardenas,
via Francesco Vigano 4, 20124 Milano
tel. 0229010068, fax 0229005784, e-mail monica@decardenas.com
orari: da martedì a sabato dalle 15.00 alle 19.00; www.artnet.com/decardenas.html


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8 Commenti

  1. 466 parole sprecate per delle fotografie che se avessi scattato io e mi fossi presentato in una qualsiasi galleria (De Cardenas compresa) per proporle, mi avrebbero minimo minimo sputato in un occhio.
    Ma siccome le propone Struth…

    Continuiamo così, facciamoci del male.

  2. Ciao Pierpaolo. Hai assolutamente ragione. In caso ti decidessi a farle queste benedette fotografie, credo che potrei sprecare anche per te minimo minimo 466 parole.

  3. Caro Pierluigi
    Non c’era alcun tono polemico nei tuoi confronti. Ciò che a mio parere non funziona sono le dinamiche del sistema arte.

    Queste immagini, come molte altre cose che vediamo in giro per mostre, non suscitano la minima emozione, sono sterili e frutto del nulla.
    Ma siccome, in questo caso, è un grande artista a proporle, dobbiamo sforzarci di trovare dentro di esse un senso e la bellezza, costi quel che costi.

    Secondo me non è giusto, dentro di noi lo sappiamo bene cosa ci attrae, cosa ci stimola nel profondo e cosa ci lascia indifferenti.

  4. Mi sembra che Pierpaolo stia perdendo il suo tempo su questo sito, un’obiezione del tipo “quello lo potevo fare anch’io” è vecchia come l’arte…e allora i tagli di Fontana? la merda di Manzoni? eccetera…piuttosto mi sembra che Struth stia spremendo fino all’ultimo un’idea che in passato ha realizzato molto meglio, questi ultimi lavori sono un deciso passo indietro da parte di un artista che ha avuto ben più elevate intuizioni…Ma il recensore conosce Struth?

  5. Caro morimura
    2 obiezioni al tuo discorso:
    Quando realizzo dei lavori, cerco di non fare cose prive di senso, stanche e non appassionate (altrimenti mi dedicherei ad altro), e quindi, quando le porto in galleria o ho occasione di mostrale alla gente, in genere ricevo un certo feedback, anche economico potrei dire se ormai vivo solo di questo.
    E poi, se proprio vogliamo approfondire il discorso dei grandi artisti, La grandiosità di Fontana sta nel fatto di aver realizzato a suo tempo il primo “concetto spaziale” e non i “236mila” che ne sono seguiti.
    A mio modesto parere questo ha significato dilapidare un patrimonio, perchè ha diluito nella frenesia delle sue necessità di vita (affitto, mutuo, sfizi o quant’altro io non riesco ad immaginare) un idea per l’epoca dirompente il “236mila” copie via via sempre più stanche, vuote e prive di passione.
    E’ lo stesso percorso che qui in Italia in questi anni stanno percorrendo con una benda sugli occhi artisti come Cecchini e Botto&Bruno (per citarne alcuni).
    Spero che gli vada bene per sempre e che il loro ritratto nei libri di storia dell’arte sia sorridente, ma a me nessuno mi toglie dalla testa che lavorare con la stessa fotografia o la stessa scultra per più di dieci anni di fila sia di una tristezza a me sconosciuta.

  6. Conosco in parte il lavoro di struth, non certo tutta la sua produzione.
    Il concept di questa mostra è una variazione sul tema di un soggetto che va avanti da parecchi anni: le fotografie di interni e esterni di un museo.
    Non ha svolto per la mia recensione un’indagine storica approfondita in grado di rilevare il livello di questa mostra rispetto ad altre esibizioni. MI ha divertito invece rilevare una serie di contrapposizioni, di assonanze e di immagini che mi venivano progressivamente in mente lavorando sul testo.
    Voglio dire di più. Non credo di essere in grado di dare una valutazione complessiva del lavoro di Struth e del suo attuale successo planetario. Dal punto di vista personale, lo trovo meno interessante di molti altri artisti, come trovo del resto poco interessanti gli artisti che proseguono per decenni sulla stessa strada: ma questa forse è solo una sensazione personale e oltretutto non ho avuto per questa recensione il tempo e il materiale per svilupparla in una riflessione oggettiva e documentata. Non trovo costruttivo il metodo di dire mi piace o non mi piace; si tratta, a mio avviso, di osservazioni che non aggiungono nulla all’informazione , alla comprensione e alla analisi critica del lavoro. Dal punto di vista culturale trovo il lavoro di Struth concettualmente preciso e in grado di svegliare anche se per poco i nostri neuroni e per me che ho una formazione filosofica, questo fatto non è disdicevole.
    Cari Saluti
    Pierluigi

  7. nell’assenza delle parole si fa più forte l’attenzione sullo sguardo.
    Il silenzio diviene occhio di bue proiettato sugli occhi dei singoli…
    sguardi attenti per passione o per clichè, sguardi disattenti per noia o distrazione.
    certo è che non trovo nelle fotografie inutili discorsi attaccabrighe, ma è di pretesti si riempiono vuoti significati…
    click!

  8. Ilaria, certo che ne hai di tempo da perdere…nessuna polemica attaccabrighe, solo una triste considerazione sulla disinformazione della critica

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