21 dicembre 2010

fino al 14.I.2011 Carlos Casas Milano, Marsèlleria

 
Antropologia, zoologia e misticismo. Continua l’operazione di Carlos Casas di mappatura e indagine sui luoghi più remoti del pianeta. Dopo la trilogia End, è giunto il tempo di Cemetery...

di

Gli Archive works sono il risultato di una serie di indagini compiute
da Carlos Casas (Barcellona, 1974)
in vista della realizzazione delle sue opere audiovisive. Si tratta di ricerche
effettuate su materiale di archivio a partire dal quale l’artista catalano si
produce in esperimenti che coinvolgono sia l’aspetto sonoro quanto quello
visivo. L’idea è quella della ricerca di archivio come di un lavoro autonomo
per cui la scelta di proporre in mostra questa sorta di appunti e
rielaborazioni mira ad affermarne il carattere indipendente e nello stesso
tempo a mostrare la direzione intrapresa dall’artista e gli aspetti sui quali
sta concentrando la propria attenzione.

Il materiale esposto, un
monologo da ascoltare, disegni, fotografie e due filmati, riguarda la
realizzazione di Cemetery, un film
che si presenterà come una grande narrazione legata a un immaginario cimitero
di elefanti posto lungo il confine tra India e Nepal e al viaggio intrapreso da
questi grandi mammiferi per raggiungerlo; la volontà è quella di dar vita a
una riflessione sulla morte e sulla trascendenza, attraverso l’esplorazione di
quelle remote aree del mondo che sembrano sfuggire a un’operazione di
mappatura e, per così dire, di “normalizzazione
globalizzata”
, sottraendosi al processo di omogeneizzazione di pratiche e
stili di vita in corso nel resto del mondo.

Le due pagine poste all’ingresso
in copia 5:1 sono tratte dal primo romanzo europeo in cui si cita il cimitero
degli elefanti, The Wild Elephant and
the method of capturing and taming it in Ceylon
di Sir J. Emerson Tennent,
del 1867, e svolgono una sorta di funzione introduttiva.

Disegni e fotografie sono
pervasi da un tetro misticismo: paesaggi indiani, grandi elefanti e le distese
delle loro ossa si alternano a monaci buddisti in adorazione al tempio
accostati a monaci che bruciano in strada dopo essersi dati fuoco e a cadaveri.

Elephant Cave e Elephant
Journey
sono realizzati a partire da film d’avventura e documentari
ambientati in India, compresi tra gli anni ‘30 e ’60, che diventano l’oggetto
di quella che l’artista definisce una vera e propria “vivisezione”. Si tratta di comprendere le modalità con cui questi
film vengono costruiti, dei codici che sviluppano e dell’immaginario a cui
danno vita. Casas manipola immagini e suoni, arrivando a studiare le modalità
comunicative degli elefanti, in collaborazione con la Cornell University, la
stessa struttura sonora del video è ispirata agli ultrasuoni emessi da questi
mammiferi.

L’immagine viene trattata con
l’uso di dissolvenze e sovrapposizioni e i suoi toni divengono sempre più cupi,
rimangono solo ombre e profili in movimento. L’opera acquisisce così grazie
anche a una colonna sonora di grande impatto e suggestione, il senso di una
tragedia ineluttabile dal respiro epico, per una mostra che vale assolutamente
la pena di visitare.

articoli correlati
La trilogia End all’Hangar Bicocca

matteo meneghini

mostra visitata il 13 dicembre
2010


dal 28 ottobre 2010 al 14 gennaio 2011

Carlos Casas – Cemetery

Marsèlleria Permanent Exhibition

Via Paullo, 12a – 20135 Milano

Orario: da lunedì a venerdì ore 10-18

Ingresso libero

Info: tel. +39 0276394920; info@marselleria.com; www.marselleria.com

[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui